di Liana Lenge

Durante lo scorso week end arrivati a metà giugno dove l’estate pareva facesse fatica ad affacciarsi sulla regione che è associata al sole per eccellenza, ho fatto una piccola trasferta a Taormina in direzione Taobuk.
La rassegna letteraria arrivata alla sua 13esima edizione si è confermata ricca di grandi ospiti del panorama letterario nazionale ed
internazionale.
La mia presenza è stata in qualità di supporter ai colleghi librai che hanno gestito il temporary store nel pieno centro della città, dando una mano con la sistemazione dei libri, accorrere in caso di folla alla cassa o semplicemente far numero come barriera nei momenti dei firmacopie.

In arrivo dal parcheggio Lumbi e dopo aver preso l’appartamento, sistemato cane e bagagli, la prima tappa necessaria è stata indubbiamente sedersi al BanBar e consumare la loro strepitosa granita condivisa con Barbara, arrivata direttamente da Milano, che fa capo all’ufficio stampa del nostro brand Ubik, una donna speciale che segue e supervisiona tutti gli eventi letterari del nostro gruppo sul territorio nazionale con grande professionalità.
Insieme ci si sposta verso il temporary bookshop Ubik, in piazza IX aprile rivolta sul belvedere dove si sono poi concentrati alcuni degli eventi con gli ospiti più attesi, come ad esempio: Marco Missiroli, Niccoló Ammaniti, Ildefonso Falcones, David Garrett, il premio Nobel Annie Ernaux, Daniel Pennac …

Potrei raccontare delle trame dei loro libri? No, non è questa l’intenzione, il libro va gustato individualmente e poi ne possiamo parlare, però potrei sottolineare della gentilezza del saggista scientifico David Quemman famosissimo il suo premonitore “Spillover” edito da Adelphi; potrei certamente dire che il violinista David Garrett ha un sorriso smagliante ed è altissimo e gioioso, oppure dire che Niccolò Ammaniti ha indossato per tutto il tempo occhiali da sole, o della sensazione che Ildefonso Falcones possa essere il tuo vicino di casa arrivato dalla Spagna e che chiacchiera volentieri con tutti.

Oppure perché non parlare della rocambolesca serata di gala al teatro greco dove episodi di vento forte, microfoni che funzionavano a singhiozzo o dell’audio inesistente in cuffia per gli autori stranieri con conseguente traduzione gestita alla meno peggio, non hanno aiutato alla qualità di una trasmissione che andrà in onda su Rai Uno (e sono curiosa a questo punto del montaggio) mentre Massimiliano Ossini, grande equilibrista e conduttore, è riuscito a contenere i possibili exploit di rabbia da parte di alcuni ospiti.
Dei fogli della direttrice d’orchestra che volavano e che nelle pausee attaccava al leggìo con nastro adesivo di carta o di quelli acchiappati al volo da Valeria Golino proprio mentre leggeva la sua performance.
Il pubblico ha comunque potuto ridere di questi inciampi, infreddolirsi alle raffiche di vento, ma allo stesso tempo gustarsi la serata che è stata inaugurata dalle note del maestro Morricone con “nuovo cinema paradiso” eseguito dall’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania, diretta dalla maestra Gianna Fratta. ma anche commuoversi durante il discorso della scrittrice Azar Nafisi sulla libertà della condizione umana in alcuni paesi prendendo come esempio il suo romanzo “leggere Lolita a Teheran”.

Libertà è stato il filo rosso che ha legato ogni singolo incontro per tutti e cinque giorni della rassegna, quindi la parola più usata e la parola più analizzata.

Al di là delle grandiose parole che gli scrittori hanno voluto lasciare ispirandosi al tema centrale, sono rimasta molto colpita dal dialogo che si è instaurato sul palco al San Domenico Palace il sabato pomeriggio riguardo alla libertà di stampa, libertà digitale e libertà di informazione.

Gli ospiti hanno concordato che
la medicina per questo tipo di libertà sta nell’istruzione.

Oggi la comunicazione arriva in maniera fruibile a tutti, veloce e immediata dov’è il declino della parola è tangibile, si preferisce un vocale, si associa alla notizia una bella immagine di impatto, il testo è breve e riassuntivo.
L’approccio quindi all’informazione non è più attraverso i sistemi classici come un telegiornale o un quotidiano, le cui vendite sono crollate negli ultimi anni perché battute dalla rapidità del network con i sui social e piattaforme.
Non bisogna però avere timore della trasformazione digitale, non è un discorso del “si stava meglio quando si stava peggio” ma allo stesso tempo tutelarsi e riuscire a filtrare nei modi giusti le notizie che arrivano nelle mani delle persone.
Bisogna creare luoghi di lettura e scrittura, più si conosce è più si potrà avere un senso critico corretto.
Più si apprende e più si sarà capaci di acquisire una serietà oggettiva, una capacità di critica e soprattutto di riconoscere le fake news affidandosi alla deontologia professionale.
I content creator, che sono indubbiamente più seguiti al momento, non devono dare conto a nessuno ed esprimono le loro opinioni, ma spesso non sono professionisti dell’informazione, per questo esiste un’enorme differenza tra COMUNICARE ed INFORMARE.

Quest’ultimo concetto credo sia il perno dal quale partire per rendersi liberi pensatori nel momento in cui afferriamo un device e accediamo alle informazioni.

Il progresso digitale può essere usato in maniera intelligente così come l’effetto anacronistico nel quale centinaia di ragazzine attraverso TikTok sono tornate a popolare le librerie grazie ai consigli di lettura sul social, allo stesso modo possiamo crescere nell’apprendere dalle giuste fonti cosa sia meglio pensare.

Partecipare a questo incontri aiuta nello stesso processo sia che si tratti di una rassegna di questa portata sia che si tratti di un evento culturale che si attua nel proprio centro abitato, ogni occasione di incontro in presenza fa sì che si metta in moto un bellissimo meccanismo di arricchimento.