redazione
Apprendiamo, con grande disappunto, che il Ministro dell’Istruzione e del Merito, nella bozza di legge
sulle misure in materia di potenziamento e riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, ha previsto la
possibilità, per coloro che hanno maturato tre anni di servizio negli ultimi cinque, di accedere al corso di
specializzazione per le attività di sostegno didattico senza sostenere alcuna prova preselettiva. Tuttavia, nel
documento non viene precisato se uno o più anni debbano essere relativi al servizio specifico, lasciando
intendere che le tre le annualità possano contemplare anche il servizio aspecifico.
Riteniamo, in prima istanza, che questa scelta incida sulla qualità della formazione del docente
specializzato sul sostegno, poiché, le prove di selezione, in particolare quella preselettiva, valutano, tra le
altre cose, le competenze linguistiche e la comprensione testuale, che il concorrente deve dimostrare di
possedere, a monte, in quanto fondamentali per il profilo che si ambisce a ricoprire e per affrontare i
successivi laboratori previsti dal percorso di formazione. In seconda istanza, sosteniamo che l’esperienza
richiesta e prestata negli ultimi 5 anni, non prevedendo alcuna specificità, non garantisca una maggiore
qualità di istruzione per uno stesso grado.
Sosteniamo, dunque, che tale proposta crei un’ulteriore disparità nei confronti di coloro che, con profitto,
hanno superato tutte e tre le prove concorsuali, preparandosi per mesi. Le modalità di accesso al corso di
specializzazione sul sostegno per le attività didattiche, che, ricordiamo essere la qualifica di ingresso alla
relativa classe di concorso, dovrebbero garantire l’equità di trattamento ed il mantenimento del medesimo
standard qualitativo tra gli specializzati.
A tal fine ci opponiamo all’abolizione dell’ammissione selettiva al citato corso, poiché questo intervento,
a nostro parere, minerebbe l’equilibrio nel rapporto tra la quota di specializzandi ed il fabbisogno effettivo
di personale docente, non tenendo conto, da un lato, delle importanti differenze esistenti tra gli specifici
gradi di scuola e dall’altro delle necessità dei singoli territori provinciali e regionali.
In modo particolare, ciò avverrà se anche coloro che, dal prossimo anno, accederanno al corso di
specializzazione sul sostegno senza sostenere alcun esame, avranno diritto di partecipare alle modalità di
reclutamento da GPS I fascia per contratti a tempo determinato, finalizzati alla stipula di contratti a tempo
indeterminato (ai sensi dell’art. 59 comma 4 del DL n. 73/2021 convertito in legge n. 106/2022). Tali docenti,
infatti, saranno stabilizzati senza aver mai effettuato alcuna prova concorsuale per accedere alla
specializzazione.
Facciamo presente, in aggiunta, che rispetto ai report sulla carenza di insegnanti specializzati, nella
maggior parte delle regioni del Sud Italia, le supplenze resesi disponibili nell’anno in corso, sono state inferiori
alla quota dei docenti inseriti nelle GPS in I fascia. Questo ha generato un cospicuo numero di professori e
maestri che non ha potuto prendere servizio.
Si vuole ricordare, a tal proposito, che il Consiglio di Stato con sentenza n.3655/21 ha posto la questione,
in particolare, sulla grave sperequazione nella distribuzione dei posti per conseguire la specializzazione di
sostegno, suggerendo alle Università di operare in sinergia con le USR al fine di rispettare il fabbisogno
territoriale dei docenti di sostegno nella determinazione dei posti da attivare.
Siamo certi, inoltre, che gli iter concorsuali innalzino la qualità dei sistemi di reclutamento del personale,
valutando prioritariamente il merito e la preparazione dei concorrenti. L’eliminazione di tali procedure per
l’accesso ai corsi di specializzazione sul sostegno, perpetua un sistema che avvantaggia l’esperienza sul
campo a discapito della preparazione, ancora una volta.
Infine, occorre sottolineare come sia rilevante il divario tra l’organico di diritto e quello di fatto che ogni
anno cristallizza situazioni di precariato e crea disagio agli alunni fragili e alle loro famiglie, per cui la
continuità didattica è un diritto che lo Stato deve garantire.
Chiediamo, pertanto, un aumento dei posti di diritto per le ragioni sopra esposte, che l’accesso al corso
di specializzazione sul sostegno resti ancorato a procedure selettive per tutti e che coloro che hanno acquisito
un “titolo estero” di specializzazione sul sostegno, vengano sottoposti alla procedura di “riconoscimento”
secondo l’iter di legittimazione previsto e non gli sia permesso l’accesso ad libitum senza adeguata verifica.
Al fine di scongiurare la pioggia di ricorsi che potrebbe concretizzarsi, si auspica che il Ministero
dell’Istruzione e del Merito tenga conto delle suddette richieste.
UDSS – UNIONE DOCENTI SPECIALIZZATI SUL SOSTEGNO
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