di Giulio Scarantino

Sotto il monte Sabucina a Caltanissetta, nelle terre impregnate dal sudore e lo sfruttamento di chi lavorava in miniera, proprio dietro l’angolo del villaggio e delle case costruite per i minatori, appresso ad un rudere dei primi secoli del Seicento, si apre un’immensa distesa di libertà: infiniti ettari di terreno e ripetuti ulivi secolari. 

È questa la sorprendente immagine che, prima i proprietari Lucia Termini e Sergio Alù, poi, i visitatori ogni giorno vivono quando mettono piede nella Masseria Santa Barbara. Cosa fare di tutto ciò?

La domanda pertinente di fronte ad un patrimonio paesaggistico e culturale di tale portata ha investito Lucia e Sergio, i quali piano piano hanno fatto di un luogo abbandonato prima un’azienda agricola, poi i lavori di ristrutturazione per riportare in superficie tracce di storia quasi perdute con il tempo. 

A riguardo, grazie allo studio e alle informazioni raccolte dall’architetto Mario Cassettistorico dell’architettura e urbanistica con particolare focus sulla Sicilia- possiamo con molta probabilità affermare che la Masseria situata in contrada Terrapelata nasce nei primi decenni del Seicento come centro amministrativo e operativo a servizio del vasto feudo di proprietà dei padri gesuiti del Monastero di Caltanissetta. La Masseria rimasta sospesa e nascosta nel tempo è incantevole, la restaurazione infatti ha riportato in superficie la struttura articolata composta da corti comunicanti e archi a tutto sesto ma anche di spazi accoglienti con il caloroso giallo delle pietre di Sabucina. Così sono riemerse le residenze, i bagli, le stalle e i magazzini della Masseria.

Proprio da questi spazi nasce l’idea e il progetto di una residenza turistica unica, in grado di riportare il visitatore nella campagna nissena, con il tempo sospeso, il fecondo e lento paesaggio a fare da protagonista. Infine, l’idea della creazione di un giardino botanico e un campo di erbe aromatiche da custodire e mostrare ai più curiosi. Insomma, un patrimonio racchiuso in tre tumuli di terreno, con i quali Lucia e Sergio vogliono diffondere e promuovere uno stile di vita basato sul rispetto della natura e delle sue proprietà, la conservazione del patrimonio naturalistico e paesaggistico dell’entroterra. 

Lucia in questi lunghi anni di lavoro, ha mostrato con giudizio e meticolosità la bellezza di questo luogo con iniziative culturali tra le altre, ad esempio, la presentazione del libro “Tenerumi” di Fabrizia Lanza, le giornate del FAI primavera  e Paesaggi di Mezzo con Legambiente, il corso di riconoscimento delle erbe selvatiche con Inner Sicily, accogliendo i primi visitatori, stringendo relazioni con associazioni naturalistiche, ambientali, a tutela del patrimonio artistico e di promozione turistica. In modo da creare una rete di contatti e intese con singole persone che hanno assistito e in qualche modo partecipato al sogno di Lucia.

Tra questi, il più fervente è di sicuro il giardino botanico “Brassica Tineoi” creato con l’esperto naturalista Amedeo Falci e inaugurato recentemente. La creazione del giardino botanico è uno sforzo straordinario di selezione, isolamento, cura e riproduzione della natura selvatica dell’entroterra siciliano, di rarissime specie endemiche del territorio.

Per questo il giardino botanico “Brassica Tineoi” è un vocabolario vivente, una lente d’ingrandimento, una cartina al tornasole della natura che ci circonda. Chi entra al suo interno assimila profumi, bellezze e la possibilità di dare il nome ad un’immagine, un profumo, un sapore o un ricordo, di tutti i giorni. Insomma, si instaura nella coscienza di chi lo visita lo stesso flusso di consapevolezza che inizia nell’apprendimento di una nuova lingua: l’esatto momento del passaggio dal suono della lingua alla parola. Allo stesso modo con il giardino botanico “Brassica Tineoi” è possibile apprende il linguaggio della natura dell’entroterra siciliano.