di Federica Dell’Aiera
Il 27 marzo si sarebbe dovuto alzare il sipario dei teatri, luoghi della cultura chiusi per l’emergenza COVID da oltre un anno.
Le regole per l’apertura in sicurezza dei teatri e cinema c’erano. Mascherine obbligatorie, distanziamento, acquisto dei biglietti online, divieto di consumare cibi e bevande in sala, ingressi contingentati, capienza ridotta al 25%, posti assegnati e lista degli spettatori per tracciare eventuali contagi.
Già, le regole c’erano ma il continuo aumento dei contagi ha nuovamente tinto tre quarti di Italia con sfumature di arancio e rosso, con ulteriori strette e limitazioni che non fanno intravedere spiragli di normalità.
Il 27 marzo si celebrava la Giornata Mondiale del Teatro, nulla da celebrare se non un ricordo, lontano ancora il suono degli applausi.
La categoria dei lavoratori dello spettacolo è tra le più colpite dalla pandemia, pochi aiuti e nessuna programmazione. I teatri e tutti i luoghi di cultura sono stati chiusi il 23 febbraio 2020. Inaccessibili gli spazi culturali, mostre, spettacoli e musei. Maestranze, tecnici, attori, musicisti, danzatori fermi da oltre un anno e senza aspettative.
Siamo spettatori di un incerto di cui non conosciamo la fine, di aperture e chiusure, di chiusure necessarie, di aperture desiderate quanto improponibili, di chiusure il cui senso ci sfugge. Giudici del superfluo o dell’indispensabile. Ci stiamo abituando a etichettare tutto con questi giudizi. E il teatro, la cultura e l’arte con i loro luoghi e persone, sono superflui, inutili o dispensabili?
Le domande sono troppe, le risposte hanno il suono di un applauso.
Nella speranza che presto si cali il sipario sulla pandemia che sta affliggendo il mondo intero, di seguito una personale e malinconica lista di buoni motivi per amare il teatro.
Il teatro racconta l’uomo e la sua essenza da sempre – comodi su una poltrona di velluto rosso o sulla pietra di un teatro antico, in scena viene rappresentato l’uomo e la sua storia, le sue emozioni, i suoi dubbi, la sua natura. Una rappresentazione teatrale ci insegna qualcosa in più su noi stessi.
Le storie raccontate sono reinterpretate in chiave artistica, con luci, costumi, musica e danza. Temi importanti o momenti storici o ancora opere letterarie, vengono rilette in un linguaggio che snocciola i concetti chiave e complessi, intrattenendoci.
Ci ricorda che l’empatia è umana. Nel momento in cui si abbassano le luci e si alza il sipario, viviamo emozioni uniche e irripetibili, ricordandoci che siamo persone circondate da altre persone, ci permette di riconoscere le emozioni e assimilarle sviluppando le capacità comunicative e relazionali.
A teatro assistiamo ad una vera magia, senza illusioni. Ciò che vediamo è realmente unico e irripetibile. Non importa se assistiamo ad una tragedia greca il cui testo per secoli è stato recitato da centinaia e centinaia di attori o se è la prima assoluta di un nuovo testo, lo spettacolo che vediamo non sarà mai e poi mai uguale a se stesso. Lo spettacolo non sarà nemmeno lo stesso se ti confronti con il tuo vicino di poltrona. Ognuno di noi si focalizzerà su ciò che desidera o verrà attraversato da diverse emozioni, diventiamo così registi di un’opera personale.
Il teatro è una scatola di emozioni connesse tra loro, è luogo di scambio di emozioni e sensazioni tra il pubblico e gli artisti in scena. Una risata, un applauso improvviso, un momento di riflessione dopo un monologo influenzano continuamente il modo di recitare, cantare e danzare degli artisti. In alcuni spettacoli, gli artisti interagiscono con la platea istaurando un contatto fisico inaspettato e carico di emozioni.
Il brusio degli attori e dei tecnici dietro al sipario, l’odore legnoso del palco, le luci in platea che piano piano si spengono quasi ad accompagnarti all’opera, la musica, le luci colorate, il velluto rosso delle poltrone e centinaia di cuori connessi in un applauso è ciò che mi ha fatto amare il teatro in tutte le sue forme e ciò che più mi manca oggi, da un anno a questa parte.
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