di Luigi Garbato
Il 12 gennaio u.s. si è svolto in maniera telematica l’incontro “Palazzo Moncada quale futuro?” promosso dall’amministrazione comunale che ha mostrato, a mio giudizio, grande disponibilità e capacità di ascolto comprendendo che con il completamento del restauro di Palazzo Moncada è in gioco il futuro di uno dei simboli culturali della città.
Dopo il saluto del sindaco Roberto Gambino, sono intervenuti gli assessori Marcello Frangiamone e Marcella Natale. Il primo ha illustrato velocemente ma in maniera esaustiva gli interventi di restauro che interesseranno i locali dell’ex Ufficio Tributi e i saloni del piano nobile: i lavori dovrebbero partire molto presto e concludersi auspicabilmente entro la fine del 2021. La seconda invece ha ringraziato tutti coloro che hanno dato la disponibilità a intervenire e ha esposto la necessità di collegare i vari livelli della nostra società, dalla comunità locale fino all’Unione Europea, per valorizzare al massimo l’importante palazzo seicentesco. Ha poi preso la parola, tra i saluti istituzionali, la soprintendente Daniela Vullo che oltre a ricordare il suo personale e affettuoso legame con Palazzo Moncada ha illustrato brevemente alcuni elementi irrinunciabili per il futuro del palazzo: ampliare gli spazi museali dedicati a Tripisciano, creare uno spazio espositivo dedicato ai Moncada e al palazzo, ospitare all’interno del palazzo iniziative coerenti con il palazzo stesso e approvate di volta in volta da un comitato scientifico qualificato.
Subito dopo hanno avuto luogo i numerosi interventi programmati: Rosanna Zaffuto Rovello “La vocazione museale di Palazzo Moncada”; Giuseppe D’Antona “Palazzo Moncada: un centro culturale da gestire”; Eros Di Prima “Testimonianze delle esperienze culturali di palazzo Moncada. Innovazione nella gestione e marketing”; Luigi Garbato “Palazzo Moncada come museo della città, con l’ipotesi di un percorso museale strutturato e di un impiego funzionale degli spazi”; Giuseppe Giannone “Il palazzo Moncada: radice e futuro per l’identità di un territorio”; Giuseppe Giugno e Luca Miccichè “Appunti di viaggio sul futuro di Palazzo Moncada tra spazio della memoria e progetto digitale” (due interventi distinti ma con il medesimo titolo); Leandro Janni “Il Museo di Storia della Città a Palazzo Moncada”; Giuseppe Pilato “Visibilità Nazionale e Conoscenza Cittadina del Palazzo. Il Palazzo in rapporto al quartiere ed alla cosiddetta Grande Piazza”; Gianni Taibi “L’Accademia delle Arti e dei mestieri”; Pasquale Carlo Tornatore “Proposte per l’utilizzo e la gestione del Palazzo Moncada, ed esempi da conoscere e valutare”; Luigi Santagati “Proposte per l’utilizzo di Palazzo Moncada”; Maria Luisa Sedita “Palazzo Moncada ieri ed oggi”; infine Michele Mandalà “Il teatro Rosso di San Secondo e la Multisala Moncada: interazione tra pubblico e privato nell’ambito della cultura”.
Credo che da questo lungo e interessante confronto siano emersi alcuni aspetti comuni e ricorrenti che si possono sintetizzare così:
– mantenere e ingrandire il “museo Tripisciano” (ovvero la gipsoteca degli artisti nisseni dell’Ottocento e del Novecento), istituire una sezione dedicata ai Moncada e al loro palazzo (esporre dignitosamente i mensoloni originali, descrivere i collegamenti della famiglia Moncada con la Spagna), creare eventuali altre sezioni tematiche (etnoantropologica, mineraria, paesaggistica, dolciaria, letteraria, fotografica) sull’identità della città;
– mantenere e ampliare gli spazi dedicati alle esposizioni temporanee e alle espressioni creative della comunità;
– impiegare nuovi strumenti digitali per la fruizione delle collezioni e prevedere adeguati spazi per la didattica e le attività laboratoriali;
– recuperare e valorizzare il palazzo nella sua interezza, in particolare in rapporto con il teatro Rosso di San Secondo (descritto come croce e delizia) e con le immediate vicinanze urbane (largo Barile innanzitutto e poi il resto della “Grande Piazza”);
– pensare a un bando di gestione per la nuova struttura culturale e istituire un qualificato comitato tecnico-scientifico;
– promuovere il palazzo a livello nazionale con iniziative ad hoc.
Certamente quella appena illustrata non è una ricostruzione completa ma credo che si avvicini molto alla sintesi delle numerose idee emerse durante il lungo confronto online.
Personalmente al termine del pomeriggio mi sono convinto della necessità di utilizzare l’intero piano ammezzato del palazzo (attuale “museo Tripisciano” ed ex Ufficio Tributi”) come spazio in cui esporre le collezioni permanenti civiche: i gessi di Tripisciano, Frattallone e Scarantino, le opere d’arte contemporanea recentemente donate dal Rotary, i ritratti dei Moncada e i mensoloni originali, dedicando anche una sezione “interdisciplinare” – fatta di pannelli informativi e schermi digitali – al paesaggio del centro Sicilia, all’agricoltura e alla produzione dolciaria, alle fotografie della città scomparsa (es. le foto della chiesa di S. Antonino e della chiesa della SS. Annunziata), alla ghigliottina una volta che sarà restaurata (a proposito, quando?), alle due lastre marmoree di Valerio Villareale recentemente restaurate, alle fotografie che immortalano le tradizioni religiose della città, ai personaggi della “Piccola Atene” letteraria. In questa parte di palazzo, dedicata al museo vero e proprio, il visitatore troverebbe la chiave di lettura per conoscere e interpretare l’evoluzione dell’identità nissena nel corso dei secoli (lettura che risulterebbe completa solo visitando anche gli altri musei, chiese e monumenti della città), unitamente ai servizi minimi per un museo: biglietteria, bookshop, spazi per la didattica. Tutto il piano nobile invece potrebbe essere destinato alle esposizioni temporanee, alle conferenze e agli incontri, agli spazi per il co-woorking e per le attività delle associazioni. Memoria del passato e tensione verso il futuro riunite in un unico straordinario palazzo.
Adesso la palla passa all’Amministrazione comunale che sono certo saprà fare tesoro delle numerose e qualificate suggestioni emerse dall’incontro sul futuro di Palazzo Moncada, un luogo a cui i nisseni hanno dimostrato di essere particolarmente affezionati.
Commenti recenti