di Giulio Scarantino
- Il sistema universitario è stato messo a dura prova dalla pandemia. Quali prospettive per il futuro?
La pandemia ha inciso profondamente sul sistema delle relazioni interpersonali, impoverendo notevolmente la qualità dei rapporti e riducendo spesso la comunicazione, soprattutto quella didattica delle scuole e delle facoltà universitarie, a informazione essenziale, povera di feed-back verbali e non verbali, deprivata di empatia nella relazione educativa, rendendo quasi impossibile quella circolarità simultanea di pensieri e di emozioni che da sempre accompagna l’esperienza della formazione.
Temo che questa deriva pseudo-tecnologica, comportando economie finanziarie interessanti e una gestione dei tempi sempre più individualizzata e funzionale alle esigenze del singolo, trasformi la formazione universitaria in un “servizio a domanda individuale” snaturandone le finalità culturali e il valore sociale che la nostra Costituzione aveva esplicitamente individuato e valorizzato.
Universìtà non è soltanto erogazione didattica, ma è soprattutto ricerca e condivisione di sperimentazioni nella ricerca stessa: questo impone un rapporto tra studenti e docenti costruito su relazioni significative, mai anonime, in progressiva evoluzione, ed un rapporto degli studenti con i propri compagni di studio, ricchi delle rispettive differenze, di interscambio quotidiano non soltanto di esperienze formative ma anche di nuove dinamiche esistenziali.
Tutto questo da casa propria, dietro lo schermo di un computer, non è neppure pensabile.
- Lo spopolamento della provincia di Caltanissetta è un dato di fatto, prima certificato dallo SVIMEZ, oggi dal rapporto Migrantes. Tra le cause la scelta dei giovani nisseni di studiare fuori, non corrisposta nella stessa entità dalla scelta di Caltanissetta come sede universitaria tra i giovani di altre città. In che modo si può superare questa condizione?
La presenza dell’Università è per definizione un polo di attrazione magnetica per i giovani che si impegnano a costruire su solide basi culturali il proprio futuro, a condizione che sappia offrire qualità negli studi, servizi validi di sostegno al diritto allo studio e un territorio accogliente con le proprie strutture, anche se non necessariamente “metropolitano”.
Caltanissetta avrebbe già alcune di queste premesse e potenzialità, ma dovrebbe lavorare a rendere più percepibile la presenza dell’Università come centro di ricerca e di confronto culturale (non soltanto lezioni ed esami per intenderci) e ampliare l’offerta formativa con altri Corsi di studio e Facoltà.
In Sicilia, e nella zona interna in particolare, ancora troppi giovani che ne avrebbero le qualità e il desiderio sono di fatto esclusi dalla frequenza universitaria, e tanti altri scelgono l’emigrazione al momento degli studi per mantenerla successivamente al momento del lavoro. Sarebbe necessario un sistema di incentivi e di premialità per chi studia con buoni risultati, un investimento che chiami in causa istituzioni regionali e nazionali, ma che in questa fase potrebbe essere decisivo per l’immediato futuro dei nostri territori.
- Anche chi studia a Caltanissetta non è detto che resti qui a spendere le sue competenze, la tendenza sembra essere contraria. Come dare continuità al percorso iniziato nella nostra città?
Le Facoltà che ad oggi sono presenti a Caltanissetta (Medicina, Agraria e Ingegneria bio-medica) consentirebbero senz’altro un inserimento professionale se fossero potenziati proprio i settori sanitari e dell’agro-alimentare di qualità, che sono strategici per la modernizzazione dello sviluppo e degli stili di vita.
L’emergenza-pandemia e la possibilità di investire i fondi europei, molto consistenti, che potranno arrivare anche qui, dovrebbe portare a individuare questi settori come destinatari di interventi innovativi, di servizi e infrastrutture mirati ed efficaci, che darebbero lavoro qualificato ai giovani e servizi adeguati alla popolazione.
- Un altro dato sembra essere la poca disponibilità dei giovani non nisseni che studiano qui di vivere la città durante il percorso universitario ed esserne protagonisti. L’università può intervenire su questo atteggiamento e in che modo?
Gli studenti universitari iscritti ai corsi nisseni sono ad oggi circa 750: circa 500 in Medicina, 180 in Ingegneria Biomedica e gli altri in Scienze e Tecnologie Agrarie. I corsi prevedono l’obbligo della frequenza e tuttavia la presenza degli studenti è poco percepita nella società cittadina, diversamente da quanto avveniva in passato, per es. con la Facoltà di Relazioni Pubbliche, ospitata in centro storico con oltre un migliaio di studenti, che sostenevano tutta una economia dell’accoglienza e della ristorazione con risultati visibili.
Il Consorzio Universitario a mio avviso dovrebbe impegnarsi a sostenere anche attività che possano attrarre e impegnare i giovani nella città, a livello sportivo, culturale, sociale e di ricerca sul campo, per costruire un dialogo vero tra gli studenti e la società cittadina, un riconoscimento e un darsi valore reciproco, senza il quale non mi sembra possibile un autentico salto di qualità.
- Come risponde a chi le imputa, tra gli altri, la responsabilità di aver perso il treno della Università Kore che ha invece sede nella vicina Enna?
La responsabilità di avere favorito l’Università di Enna, nata come pubblica e poi in itinere affermatasi come università paritaria, ha nomi e cognomi ben chiari e storicamente conosciuti: sono quelli dei parlamentari regionali e degli assessori regionali al ramo, uno in particolare proprio eletto in questa provincia, che hanno destinato, negli ultimi vent’anni almeno, al Consorzio Universitario ennese risorse finanziarie pari a quelle di tutti i Consorzi Universitari della Sicilia messi insieme e corsie preferenziali per l’accesso ai corsi di studio e al finanziamento delle strutture, in cambio di una “pax parlamentare” all’Assemblea Regionale Siciliana che ha accontentato maggioranze e opposizioni in una catena di compromessi che sono leggibili in tutti gli atti parlamentari, per chi ha l’onestà intellettuale di andarli a leggere e contestualizzare, ad un livello diverso dal qualunquismo facile dei tanti “Bar Sport social” che imperversano nel vuoto di questi nostri tempi.
Bisogna dire peraltro che nel progetto Università tutta la classe politica di Enna ha creduto con determinazione, a differenza dei nostri parlamentari, non a caso nessuno dei quali, negli ultimi decenni, è stato espressione della città capoluogo.
- In che modo Caltanissetta può diventare da “città dove ci sono corsi universitari” a città universitaria?
Investendo sull’Università come progetto di sviluppo complessivo del territorio, con nuovi corsi di studio legati ai servizi socio-sanitari di eccellenza ed all’economia del benessere (agro-alimentare di qualità, turismo ambientale ed esperienziale, beni culturali, migrazioni ed integrazione) e coinvolgendo in questo i pensieri e le azioni di tutte le istituzioni locali, delle forze economiche e del mondo del lavoro, delle professionalità e delle banche, con investimenti mirati e a medio-termine.
Mi rendo conto che un metodo di questo tipo presuppone una classe dirigente, in tutti i campi non solo in politica, nuovamente disponibile a idee nuove e a esperienze innovative, uscendo dall’assistenzialismo e dalla corruzione che negli ultimi anni ci hanno caratterizzati come territorio-a-perdere.
Le emergenze che dobbiamo superare ed un diverso atteggiamento dell’Europa nei confronti del nostro Paese possono diventare una opportunità, ma dipende soltanto da noi, cominciare a remare contro-corrente rispetto alle derive che si sono storicizzate, cominciare e credere nuovamente in noi stessi fino in fondo, con la speranza faticosa e responsabile di chi sa di non avere alternative alla desertificazione delle nostre vite.
Complimenti al sig. Giulio Scarantino per aver posto, alla dott.ssa Falci, domande molto interessanti e non banali con la speranza che i progetti della dott.ssa si possano realizzare con la collaborazione fattiva di tutte le parti interessate, pubblico e privato, alla crescita della nostra bella città. Complimenti