di Giorgia Moscarelli
Il 6 ottobre 1306, tra i Malaspina e il Vescovo di Luni, veniva sancita la Pace di Castelnuovo. Garante e testimone di tale evento fu Dante Alighieri, che investito del ruolo di procuratore per conto del ramo ghibellino dei Malaspina, raggiunse lo storico accordo che segnò la fine del potere temporale della Chiesa in Lunigiana. Prima fonte del suo soggiorno in quella terra, avvenuto tra il 1306 ed il 1307, è lo stesso Poeta, che dedica diversi brani al paesaggio lunigianese e che getta le basi per lo sviluppo della sua filosofia di Pace Universale, formalizzata poi nel De Monarchia.
A distanza di 711 anni da quell’accordo, il Comitato nisseno della Dante Alighieri, il Comune, il Parco Letterario Rosso di San Secondo e il Lions Club, promuovono il secondo incontro del “Progetto Dante Alighieri 2020-2021”, che si terrà in data odierna, alle ore 18.00, presso il centro “Michele Abbate” e durante il quale sarà trattato il X Canto dell’Inferno, con riferimento alla figura di Farinata degli Umberti.
Quale chiave di lettura per accogliere Dante Alighieri ancora oggi e in un momento storico tanto delicato?
Dante è figlio di un tempo tanto diverso quanto simile al nostro, figlio di un’Italia che anche allora si presentava quale “nave senza nocchiere in gran tempesta”. Proprio pochi giorni fa, il Presidente della Repubblica Mattarella lo ha citato nel cortile d’onore al Quirinale, in occasione dei 700 anni dalla morte del Poeta, in un significativo discorso sulla Patria. Si tratta di un concetto preesistente alla realizzazione dell’unità politica e statale del nostro Paese.
Oggi come allora, l’Italia esiste in qualità di espressione geografica, dall’orizzonte politico incerto e frastagliato. Quanti casi di Covid-19 in quella porzione di mondo? E quale la percentuale di immigrazione? In anni difficili come quello che corre, si palesa la facilità con cui si tenta di correre ai ripari attraverso decisioni istintive e quasi irrazionali, dettate da un interesse più economico che umano. Siamo stati spiazzati da eventi eccezionali che, uno dopo l’altro, hanno messo a dura prova l’integrità del singolo e della Comunità. Eventi, azioni e reazioni che la Storia già conosce. E per questo va ri-letta.
Il Capo dello Stato ha invitato a guardare lontano, questa volta indietro nel tempo, col l’auspicio che si possa riadottare quel concetto di Patria quale valore alto e necessario. Attraverso il vissuto e l’esempio che Dante ci ha lasciato, Sergio Mattarella ha invitato la politica italiana ad immaginare con lungimiranza il Paese che verrà, cui non si può far fronte senza la bussola della morale e di una coscienza di sé in quanto Patria nel senso più alto del termine. Allo stesso modo, non si può prescindere dalla cultura, dalla conoscenza storica e spirituale di un Paese costantemente in lotta, bisognoso in primis di una pace intellettuale sulla quale sarà possibile dispiegare questioni odierne, da affrontare con la dignità che il Popolo di Alighieri merita.
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