Bum!
Chiuse la porta con forza, dirigendosi in cucina.
Si sentivano i suoi passi pesanti.
Il pavimento del vecchio palazzo rinascimentale sussultava come scosso dalle zampe di un elefante.
Prese la busta plastificata contenente la miscela scura con la quale ogni mattina inaugurava la sua giornata.
Il cucchiaino ticchettò all’interno della caffettiera facendo cadere la miscela marrone sul tavolo.
Sbam! La prima tazzina fece il suo ingresso in quello che poteva definirsi un campo di battaglia, poi fu la volta della seconda.
Il caffè iniziò ad uscire borbottando.
A scandire ogni interminabile secondo c’era il ticchettio delle sue dita con annesso piede battente sul pavimento.
La macchia di tè della sera prima era diventata ancora più gialla e appiccicosa.
Sfidava la compagna appena arrivata.
Non c’era dubbio, tra le due vinceva la prima in merito ad ostinazione e grandezza.
Dal corridoio si udirono dei passi. Erano delicati, una camminata sul velluto.
Aprì la porta. Gli occhi dell’uno incontrarono quelli dell’altra per poi cadere sulla macchia marrone e scostarsene con una smorfia che vide tirare le sue labbra tutte a destra.
Lei tese la mano verso la caffettiera. Una scossa di calore la fece ritrarre.
Faccio io,- disse lui – No, lascia stare. Faccio io! – replicò lei.
Le due tazzine erano vicine a differenza dei loro corpi, separati da almeno un metro di distanza e di parole non dette.
Lei prese il pacchetto di Camel mezzo vuoto, o mezzo pieno che dir si voglia e con un leggero colpo fece saltare fuori una sigaretta.
L’accendino non rispose. Riprovò a girare la rotella metallica, muovendo velocemente il pollice.
Finalmente una fiamma illuminò il suo viso scuro.
L’odore di caffè e sigaretta rendeva l’aria irrespirabile, come quando si entra in una stanza chiusa da tanto tempo.
Un piccolo ragno si fece capolino dal soffitto.
Tic… le sue zampette atterrarono sul tavolo vicino alle tazzine ormai lontane.
Gli occhi di lei furono attratti dal puntino nero.
Un ultimo sorso e poi, craack!

Jessica Romano