di Ivan Ariosto

Una poesia di Giorgio Caproni recita “Ho provato a parlare, forse ignoro la lingua, tutte frasi sbagliate, le risposte: sassate”.
Per quanto possa sembrare pessimista, in quanto emblema della incomunicabilità che permea i rapporti umani nell’era contemporanea, in realtà questa poesia non può che apparire altamente consolatoria per chi ritiene ancora che il confronto con il pensiero altrui – anche quando appare lontanissimo dal proprio – abbia di per sé un altissimo valore umano e intellettuale.


Le “sassate” richiamate da Caproni, infatti, costituiscono comunque una risposta – seppur violenta – al suo tentativo di parlare, di approcciarsi all’altro e quindi al mondo esterno.
In realtà, oggi, è doveroso prendere atto dell’assenza di qualsiasi risposta, qualsiasi interesse, qualsiasi “sassata” rivolta al pensiero altrui, che venga espresso in più di 5 righe.
Un disinteresse verso il confronto che trova le sue radici, da un lato, nella convinzione che le proprie opinioni siano sempre “giuste”, e dall’altro lato, nella generale indifferenza verso dei temi che richiedono un minimo di sforzo intellettuale per essere compresi.
Se è vero che gli algoritmi dei social network spesso finiscono per penalizzare certi tipi di contenuti, bisogna anche essere onesti nel riconoscere – senza alcun cenno di vittimismo – che se dopo più di 50 articoli pubblicati la platea dei lettori si riduce e non si amplia probabilmente è perché quei contenuti non interessano.


Credo che quando si intraprenda qualsiasi progetto o percorso – professionale o meno – ad un certo punto occorra chiedersi quante volte si debba essere sconfitti prima di poter accettare di aver perso la battaglia. Ecco, ritengo che la mia personale ricerca di un luogo d’incontro – seppur virtuale – con l’altro, un luogo per conoscere e far conoscere il pensiero altrui, per confrontarsi sui temi centrali dell’epoca attuale non sia andata buon fine.
Nella speranza che non si tratti di una ricerca fallita, ma solo sospesa.