di Valentina Castronovo

Quaranta pochi giorni.

Ahh! Divano. Tv.
Morti. Panico. Governo. Ospedali. Medici. Scienziati. Media. Talk show. Vero. Falso. Morti. Morti. Morti. Morti.

Sono tutti morti.
Siamo tutti morti.
Eh ma non è vero, non siamo tutti morti. Non è la fine. Non è adesso.

Si, infatti. Non è adesso. E se non adesso quando?

Boh. Domani. Forse tra un anno o dieci.

Pochi. O forse pochissimi. Oppure pochezza? Pochezza di tutto, pochezza di tutti.
Poco sentimento, poca sensibilità, poca educazione, poco senso civico. Tanto, tanto di veramente poco.

Non mi piace questa società, non mi piace il mondo, non mi piace chi abita il mondo. Dove stiamo andando, e soprattutto adesso, dove vorremmo andare? Ci lamentiamo perchè ci hanno tolto tutto quello che avevamo, perchè non possiamo uscire di casa, perchè non siamo più liberi. Ma dico: quando lo siamo stati? Quando è stata l’ultima volta che mi sono sentita libera e cosa c’è di libero nell’essere cittadino di una società imprigionata negli stereotipi, nei clichè, nei pregiudizi, nella mera estetica nella sua accezione più elementare ?

Sono pochi quaranta giorni, una quarantena di quaranta giorni è poca, poichè coinvolge gente che si è rivelata poca. Ma come?! Non vi bastava postare foto? Non vi lamentavate di non aver tempo? E adesso che ce lo avete questo tempo, fuori dalla vostra routine, cosa avete fatto? Ah si certo, il profilo Tik Tok, l’insulto a quello, la critica all’altro.
E voi? Vi siete criticati? O nell’unico pensiero che vi rimaneva avete trovato rifugio: speriamo finisca presto.

No. Non speriamo finisca presto. Non lo speriamo, perchè se veramente lo avessimo sperato, se veramente avessimo pensato di smetterla, di finirla, avremmo fatto molto altro: prenderci cura di noi stessi. Chi siamo? Cosa vogliamo essere? Possiamo rimediare a ciò che siamo?

Quaranta sono pochi. Davvero pochi.