–Senza offesa per le anime–
di Sergio Zafarana
Inquinamento globale.
Una parola che di questi tempi si è sentita nominare spesso sotto la gonna di sua maestà “La comunicazione”.
Riflessioni da quarantena:
Mi rendo conto che sono passati più di quaranta giorni da quando è stato imposto l’obbligo di restare a casa, in una prima fase le mie aspettative risultavano disastrose rispetto alle normali abitudini da nomade autorizzato dalla legge, in realtà fin da subito mi sono reso conto che le giornate passavano in fretta, addirittura alcuni impegni stabiliti nel piano di lavoro giornaliero non li riuscivo a portare a termine per mancanza di tempo. Già assurdo, e mentre le domeniche diventavano giorni della settimana innominati, mi rendevo conto che la mia mente, il mio esofago e il mio stomaco risultavano sempre più tolleranti.
Perché ho iniziato con la parola inquinamento? Ecco dopo tantissime riflessioni ed un compleanno in “isolamento” privilegiato, mi sono reso conto che il mondo, compreso di esseri umani, ha raggiunto i cosiddetti livelli di emergenza nella più totale indifferenza, senza escludere ovviamente il sottoscritto.
Nell’elenco delle sostanze nocive ho riconosciuto la perdita del contatto, la distanza di sicurezza, la folle aspettativa di vita, i mille capricci ormai diventati dei bisogni primari, i compromessi, i ricatti (amabilmente velati), gli sbalzi d’umore, la tipica fiducia diffidente che i “tempi moderni” suggeriscono nel manuale d’istruzioni, le speculazioni necessarie, l’indifferenza e (o eccetera) altri infimi “Virus” che potrebbero riempire le pagine di questo maledettissimo documento virtuale.
Tutta questa enciclica scritta alle tre del mattino da un diversamente giovane qualunque che non riesce a prendere sonno è il frutto della consapevolezza di essere un piccolo granello di polvere in un universo frenetico, con la pretesa però -ed ecco il vero capolavoro- di risultare un protagonista che pretende piccoli e insignificanti orgasmi tutte le volte che intravede un virtuale consenso ai tempi dei social.
Con affetto (o sommo ardore),
Sergio.
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