di Antonio Picone

Dall’ unificazione dell’Impero Tedesco ad oggi, la Germania ha sempre ambito ad aver un ruolo unico, principale e decisionale in Europa, partendo spesso dal presupposto che le loro decisioni sono giuste per tutti e quindi è inutile e superfluo discuterne. E poco importa a loro se nel corso della storia Romani, Spagnoli, Inglesi, Americani e Cinesi hanno dominato il mondo, l’importante è che l’Europa continentale rimanga alla Germania.

L’ambizione di imperare in Europa risale alle origini dello Stato tedesco cioè fine ‘800. Dopo secoli di tribù barbare e altri secoli di staterelli all’interno del vacillante Sacro Impero Romano Germanico, i teutonici, spronati da tanti filosofi idealisti e nazionalisti tedeschi e soprattutto dalla Realpolitik autoritaria dell’abile cancelliere prussiano Otto von Bismarck, decidono di unirsi in un unico regno e per farlo sconvolgono l’Europa e i suoi precari equilibri. La prima a farne le spese è la piccola Danimarca che è costretta a piegarsi e cedere parte del suo territorio, poi è la volta dell’Impero Austro-Ungarico che viene sconfitto e messo in secondo piano ed infine la guerra franco-prussiana che porta all’umiliazione della Francia. Napoleone III, imperatore dei francesi, viene fatto prigioniero e andrà poi in esilio a Londra. Così Gugliemo I re di Prussia, viene incoronato Imperatore tedesco nella regia di Versailles, giusto per accentuare ancor più la vergogna dei francesi. La “Deutsche Einigung” cioè l’unificazione tedesca è compiuta.

Passano una quarantina d’anni, questa volta c’è il Kaiser Gugliemo II e il suo impero è sempre più ricco, industrializzato e armato. L’imperatore è incontenibile e come casus belli, per invadere mezza Europa, trova quella di soccorrere l’alleato (ex-nemico) Austro-Ungarico dopo l’assassinio dell’arciduca Ferdinando a Sarajevo. Dopo anni di aggressioni e batoste, specie ai francesi, nel 1918 l’impero tedesco deve capitolare e gli vengono poste, sempre a Versailles, delle condizioni durissime e umilianti.

Neanche 20 anni dopo e i tedeschi ci riprovano supportati dalle loro teorie di Pangermanesimo e il cosiddetto spazio vitale di cui necessitavano. All’inizio tutta l’Europa è contro la Germania Nazista persino Mussolini nel 1934 affermerà: “Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d’oltralpe, di gente che ignorava la scrittura con la quale tramandare i documenti della propria vita, in un tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio ed Augusto”. Ma l’astio dura poco, il dittatore fascista verrà ammaliato e poi dipenderà da Hitler mentre il dittatore comunista Stalin, scenderà a patti col Fuhrer per spartirsi la Polonia, dopo che la Germania aveva già annesso Austria e Sudeti. Così scoppia la seconda guerra mondiale la Germania umilia nuovamente la Francia, e Hitler si fa fotografare con alle spalle la Tour Eiffel, poi soggioga il resto d’Europa ed aggredisce l’Unione Sovietica arrivando sino alle porte di Mosca. La strenua resistenza dell’armata Rossa, il rigido inverno semestrale russo e l’apertura di due nuovi fronti costituiti dagli Alleati attraverso gli sbarchi in Sicilia e poi in Normandia, porterà alla distruzione e alla resa incondizionata della Germania Nazista che verrà suddivisa in Repubblica Federale di Germania (Germania Ovest) e in Repubblica Democratica Tedesca (Germania Est).

Nel dopoguerra bisogna ricostruire l’Europa distrutta. Servono i soldi del Piano Marshall, serve la NATO, la CECA, poi la CEE e, per riprendersi economicamente, ai tedeschi serve starsene tranquilli così da poter negli anni ’50, supplicare ed ottenere la solidarietà di tutti i Paesi che gli dimezzamento il debito di guerra.

Arrivano gli anni ’70 e poi ’80 e la oramai ricchissima Germania scalpita nuovamente. Vuole a tutti i costi la riunificazione e il cancelliere Helmut Kohl sembra esser particolarmente sensibile a chi gli va contro tanto che nel 1984, quella volpe di Andreotti, ministro degli esteri, dirà pubblicamente: “Amo talmente la Germania che ne preferisco due.” Il governo tedesco convocherà l’ambasciatore italiano per spiegazioni. Craxi, presidente del Consiglio, chiarirà con Kohl ma anche lui avrà da ridire durante un consiglio europeo: “A volte la Germania sembra lavorare per indebolire l’ Europa … pensare ad un’ Europa costruita su un asse franco-tedesco sarebbe un grave errore e provocherebbe reazione, disaffezione, e alla fine distacco dalle altre nazioni”. Ma chi si oppone più di tutti e senza remore è la Thatcher che però non può contare sul debole ed indebitato presidente sovietico Gorbaciov né sul suo vecchio amico e alleato Reagan, poiché il nuovo presidente Bush sembra accondiscendente a questa riunificazione. La Lady di ferro si ostinerà così tanto che arriverà a fare un’affermazione che al giorno d’oggi sembra molto attuale: “La riunificazione non porterà a una Germania europea, ma ad una Europa tedesca”. Ma il presidente francese Mitterand, l’ultimo suo alleato, cederà ugualmente facendo promettere a Kohl di rinunciare al Marco tedesco e lavorare alla moneta unica, l’Euro.

5/3/1985 G-7 Economic Summit leaders at the Palais Schaumburg in Bonn Federal Republic of Germany (left to right) Jacques Delors Bettino Craxi Francois Mitterrand Margaret Thatcher Helmut Kohl President Reagan Yasuhiro Nakasone Brian Mulroney

E così nel 1989 cade il Muro di Berlino e la “Deutsche Wiedervereinigung” cioè la riunificazione tedesca è compiuta ed ora, per i tedeschi, di ritornare a rincorrere il sogno di sempre: governare l’Europa.

In buona sostanza i tedeschi cambiano strategia per imporsi: basta con l’umiliare la Francia, soggiogare il resto d’Europa ed aggredire la Russia visto che finisce sempre male. E quindi dagli anni ’80 in poi la Germania escogita una trovata geniale: imporre decisioni comunitarie a tutti i Paesi e far credere alla Francia di avere avuto un ruolo principale e importante anche se nei fatti sarà il primo Paese a subirle.

Ci cascano tutti: da Mitterand a Macron.

Ma a dire il vero non proprio tutti. A non cascarci sono i francesi estremisti di destra, nazionalisti ed euroscettici, guidati da Marine Le Pen che nel 2016 durante un’ indimenticabile e critica seduta al Parlamento Europeo, dove erano presenti il presidente francese Hollande e la cancelliera tedesca Merkel, iniziava il suo intervento così: Merci madame Merkel de nous faire le plaisir de venir, aujourd’hui, avec votre vice chancelier administrateur de la province France”, una chiarissima e pesante provocazione.

Ebbene, col suo partito Rassemblement National, nelle elezioni presidenziali francesi del 2019 arriverà al ballottaggio e anche se alla fine perderà, si tratterà comunque di un successo straordinario visto che fino a pochi anni prima la percentuale di voti di questi estremisti di destra era stata pressoché insignificante. Il successo di questi partiti è dilagato in tutta l’Unione, dapprima nei Paesi dell’Est, poi nei Paesi Scandinavi e infine nei Paesi Mediterranei dove per esempio in Spagna “VOX” nel giro di 5 anni dalla fondazione è diventata la terza forza politica. In Italia poi sono due le principali forze politiche ad avere raggiunto l’apice: Movimento 5Stelle colmo di populisti ed euroscettici; la Lega colmo di vecchi separatisti e nuovi nazionalisti (che solo loro sanno come si sta insieme), populisti di destra, sovranisti ed euroscettici.

E così anni di scelte economiche dettate con arroganza dalla Germania, come la Troika e oggi il MES, hanno portato sempre più ad una Europa disunita permettendo a forze estremiste di destra, populiste e nazionaliste di prendere il sopravvento e mirare alla distruzione dell’Unione Europea, l’unica organizzazione internazionale che ha garantito il più lungo periodo di pace della storia europea. E quando rimarranno solo i nazionalisti, come ci insegna la storia, torneranno i conflitti atroci.

Ed è così che a tutti gli Europeisti non possono che venire in mente le parole e gli avvertimenti, sopra citati, del Socialista Bettino, dalla Conservatrice Margareth e del Democristiano Giulio.

VIVA L’UNIONE EUROPEA