Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

di Luigi Garbato

Così scriveva Salvatore Quasimodo e aveva certamente ragione perché il contesto drammatico della guerra rendeva ogni espressione culturale priva di orizzonte. Oggi l’emergenza coronavirus sta costando a tutti noi molti sacrifici, ma soprattutto migliaia di morti che, temo, non smetteremo mai di contare e di piangere, soprattutto nelle regioni del Nord Italia. Ritengo però che sia fondamentale per ciascuno di noi immaginare un orizzonte in cui tutto riprenderà normalmente, anzi con il desiderio di prendere a morsi la vita, di tornare ad animare le piazze e i bar, i ristoranti e i cinema, i teatri e i musei.

Ecco perché rivolgo un appello accorato all’Amministrazione Comunale affinché, nel mettere mano al bilancio per fronteggiare l’emergenza economica e sociale della città, mossa dall’urgenza di dare risposte alle esigenze primarie dei singoli, non cada nella facile tentazione di trascurare le esigenze culturali della collettività, operando tagli sui capitoli destinati agli eventi e alla cultura, che nell’ottica della complessità del fenomeno potrebbero rivelarsi insensati. Che l’emergenza economica e sociale non diventi insomma anche un’emergenza culturale.

Occorre a mio avviso non tralasciare alcune manifestazioni importanti per la nostra città, come i riti della Settimana Santa 2020 da rinviare, se le condizioni di sicurezza sanitaria lo permetteranno, al mese di settembre. La Congregazione vaticana per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti ha dato disposizione di rimandare le espressioni di pietà popolare che caratterizzano la Settimana Santa e il Triduo pasquale al 14 e 15 settembre, in occasione della festa dell’Esaltazione della Croce e della Madonna Addolorata.

Per la città di Caltanissetta la seconda metà di settembre potrebbe essere dunque l’occasione per tornare alla vita, per rilanciare la cultura e il turismo attraverso la riproposizione delle processioni della Settimana Santa, e a fine mese con la festa patronale. Le spese naturalmente potrebbero essere riviste e accorpate, senza peraltro privare la città delle due manifestazioni religiose più attese dell’anno.

Se le due manifestazioni accorpate possono costare alla città circa 100.000 euro (normalmente solo per l’intera Settimana Santa si impegna questa cifra), è auspicabile che una somma di pari importo vada riservata ad altre attività culturali irrinunciabili, magari riviste al ribasso per contenere le spese il più possibile: la stagione teatrale comunale (quest’anno è costata da sola 98.000 euro), il festival Le Vie dei Tesori o un’attività culturale equivalente, qualora la kermesse palermitana venisse sospesa, e poi ancora mostre, concerti e fiere capaci di rilanciare non solo le attività commerciali della città ma anche e soprattutto l’umore dei nisseni.

Muovere insomma entro la fine del 2020 circa 200.000 euro (dei 300.000 normalmente previsti per le stesse voci di spesa) per la cultura e gli eventi può essere un modo per risvegliare la città dallo shock sociale ed economico di questa emergenza sanitaria.

Io credo che i nisseni siano disposti ad avere una processione di San Michele senza luminarie, un Natale senza addobbi, una stagione teatrale più contenuta, poche bande musicali al seguito delle Vare, meno mostre ed eventi in generale, ma sarebbe un errore, a mio giudizio, tagliare completamente le risorse per la cultura – “portatrice sana di ricchezza” –, gli eventi e il turismo, danneggiando tra l’altro tutti gli operatori del comparto. Insomma, non di solo pane vive l’uomo: il pane va sicuramente garantito a tutti, ma dopo questo trauma servirà, ancora più di prima, il nutrimento per lo spirito e per l’intelletto.