di Giovanna Caruana
Qualche sera fa, mentre ero in fase di addormentamento, mi sono lasciata trasportare dai pensieri, liberi di scorazzare (almeno loro) e poi dalle immagini che si susseguivano senza un ordine e senza una logica davanti a me. Ed è stato in quel momento che mi è apparsa una scena alquanto singolare: una comunità di donne, uomini, bambini, che si affaccendavano tutti l’un per l’altro. Ognuno di essi con la propria vita, i propri obiettivi, risultati. Ma ognuno impegnato anche in qualcosa che aveva a che fare col bene comune.
Un sogno, ho pensato. Ma se questo sogno diventasse realtà? La parola solidarietà deriva dal latino solidus, solido ed è il rapporto di fratellanza e di assistenza reciproca che unisce i membri di un gruppo. È questo sostegno reciproco a rendere solido il gruppo stesso ed i suoi componenti. Ha detto Papa Francesco qualche giorno fa: nessuno si salva da solo. I nostri politici ed i commentatori in TV non fanno che ripetere: nessuno deve rimanere indietro. Le due frasi dicono la stessa cosa: aiutando chi è rimasto indietro, aiuto anche me stesso/a perché rendo più solida e più compatta la struttura sociale nella quale tutti viviamo, me compreso/a. Ci stiamo accorgendo proprio in questi giorni di epidemia globale di quanto sia importante il concetto di solidarietà.
Da non confondere con beneficenza. Quest’ultima, infatti, deriva dal latino bene facere, fare il bene. Chi fa beneficenza, aspetto importantissimo del nostro vivere sociale, non necessariamente ha un rapporto con coloro che la ricevono, anzi, molto spesso le due parti non si conoscono e non si conosceranno mai. Chi dona raramente, se non mai, vedrà i frutti prodotti dal suo dono e se la sua beneficenza ha cambiato la vita di chi ha ricevuto.
Nella solidarietà invece si respira ogni giorno l’effetto del mutuo aiuto: in una società solidale, io dono ma ricevo anche. E non importa che riceva in cambio ed in egual misura di ciò che ho donato, cioè non riceverò necessariamente da chi ha a sua volta ricevuto da me e non necessariamente tanto quanto ho donato. Riceverò da qualcun altro che si trova all’interno di questo sistema di solidarietà. Quindi la solidarietà è più della beneficenza, perché produce una crescita dell’intera comunità nella quale anche io vivo. Ed è anche più dello scambio, perché non prevede la formula del “do ut des“, “dò per ottenere qualcosa in cambio”. Infatti, in un sistema solidaristico chi dona non cerca nulla in cambio. E non perché sia meramente altruista. Magari lo è ma il vero motivo è perché sa di trovarsi all’interno di un sistema sociale nel quale quando lui stesso avrà bisogno verrà aiutato. È per questo che la solidarietà prevede che l’assistenza reciproca non sia soltanto di tipo materiale. È solidale anche chi aiuta in un’azione quotidiana qualcun altro. Chi ascolta qualcuno che ha bisogno di essere ascoltato. Chi incoraggia la persona intimorita dal futuro. Chi si offre al posto dell’altro per risolvere un problema. Chi tratta con gentilezza.
Una società solidale si fonda sicuramente sulle azioni dal basso (gruppi di cittadini o famiglie che si aiutano reciprocamente) ma si deve necessariamente nutrire di provvedimenti che le diano una direzione chiara in tal senso. Ovvero, un insieme di istituzioni, organi di Stato e regole fondati sulla solidarietà, sul “nessuno deve rimanere indietro” e sul “nessuno si salva da solo”. L’esatto contrario della ricerca sfrenata del proprio profitto.
Uno Stato solidale si fonda sull’investimento su tutto ciò che va incontro ai bisogni dei più deboli. E il covid19 ci sta insegnando che tutti prima o poi diventiamo deboli, fragili. Si fonda sul concetto che è meglio anche per me se il mio prossimo non è in difficoltà, se viene aiutato. Ce ne avvantaggiamo tutti, perché a tutti può capitare di trovarsi prima o poi in difficoltà.
Per questo dobbiamo essere preparati. Sanità pubblica efficiente, investimento sulle competenze, economia basata sul reale fabbisogno, sostegno psicologico pubblico, reddito di emergenza stanziato subito per colmare le difficoltà economiche, sistemi di sostegno sociale efficienti e coordinati. In una parola: Reti. Riusciremo a trarre insegnamento da questa emergenza pandemica? Se ci impegneremo a creare una società solidale a tutti i livelli -famiglia, comunità, città, nazioni, unioni di nazioni- forse avremo qualche speranza.
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