di Danilo Napoli

Tutti noi amanti del bel cinema, durante l’ultima premiazione degli oscar, abbiamo visto trionfare Bong Joon Ho con il suo PARASITE. Il regista sud-coreano ha portato  a casa ben quattro statuette: miglior film straniero, miglior sceneggiatura originale, miglior regista e per la prima volta nella storia degli oscar anche miglior film, pur non essendo in lingua inglese.

Per chi ha avuto l’intraprendenza di recarsi al cinema a guardare PARASITE (follia di questi tempi) ha assistito sicuramente a un film poco convenzionale, che riesce benissimo a mischiare più generi, ma siamo sicuri che Bong Joon Ho sia solo Parasite? Assolutamente no, al contrario è un regista con gran film alle spalle, tutti importantissimi per risalire agli stilemi e alle tematiche presenti in Parasite. Ha portato sullo schermo la sua Corea del Sud, quei paesaggi, raccontandoci avvincenti storie e favole nere. Oggi voglio consigliarvi uno per uno quelli che secondo me sono i migliori film del regista asiatico, cioè quasi tutti i  suoi film. Iniziamo col parlare del più lontano cronologicamente e indiscutibilmente il capolavoro più autentico, “Memorie di un assassino” (2003).

Il film, ispirato a una storia vera, scorre alla ricerca di un assassino invisibile (ne sappiamo qualcosa) che getta nel panico tutta la Corea, che da lì ad un anno avrebbe visto cadere la seconda dittatura e le istituzioni di nuove elezioni democratiche. Kang-Ho Song, l’attore che interpreta il padre della scapestrata famiglia di Parasite, è qui un giovane agente chiamato ad andare dietro le tracce di questo misterioso assassin, lo farà con incoscienza e ironica sopravalutazione delle sue doti da detective. Come sempre il regista mescola più registri e mai come in questo film si sorride mentre ci si angoscia e viceversa. Il film non è disponibile purtroppo né su Netflix, né su Prime Video, ma lo trovate su altre piattaforme.

Nel 2006 il regista coreano confeziona un altro gran film dal titolo “The Host”, tra le pellicole con accenni al mondo del fantastico, qui la vicenda cardine è il rapimento di una bimba, da parte di un mostro marino, nato si presume per via dell’inquinamento delle acque. Il tema ambientalista è spesso presente nei film di Bong Joon-Ho. Il padre di Hyun-seo, piccolo proprietario di un chiosco, uscirà fuori tutto il suo amore e tutto il suo coraggio, da troppi anni celati, per riportare a casa la figlia, a muoverlo sarà anche il desiderio di dimostrare al padre di valere ancora qualcosa. L’uso degli effetti speciali è mirabile, anche qui come in tutti i film del regista la fotografia è pienamente azzeccata e mai banale. Intrattiene dal primo all’ultimo secondo, lo trovate disponibile su Netflix.

Nel 2009 Bong Joon-Ho porta alla luce il progetto cinematografico “Mother”, anche qui come nel film precedente l’amore tra genitori e figli e il forzato allontanamento di essi sono al centro della narrazione. Qui invece di un rapimento, una madre è costretta ad assistere all’arresto del figlio, affetto da un lieve ritardo, il motivo della sua carcerazione un presunto omicidio commesso dal giovane. Il film racconta tutte le vicissitudini di una madre sola, ma solo apparentemente fragile, non smette di eseguire il suo modesto lavoro, che le può permettere di avere giustizia e provare l’innocenza del figlio. Sarà anche lei costretta quindi a superare delle prove e a superarsi con azioni che mai avrebbe pensato di compiere. Trovate il titolo su Prime Video.

Nel 2017 esce nelle sale “Okja”. Come in “The Host” vi è una sottile, ma poi forse neanche troppo, critica al cattivo apporto che spesso l’uomo da alla natura. In questa caso specifico si parla della creazione in laboratorio, da parte di una multinazionale, di un super maiale, che viene consegnato a una famiglia che ne se ne occupa e lo accudisce, fino a quando dieci anni dopo si vede togliere la bestia dalla stessa compagnia che glielo aveva affidato. La piccola di casa Mija, aveva negli anni costruito un rapporto morboso con l’animale e soffre più di tutti per questa ingiustizia. Tra i film consigliati è forse il più debole, rimane comunque una favola animalista gradevole e con vari colpi di scena. Lo trovate disponibile su Netflix.

“Tokyo” invece è l’ultimo film del regista che vorrei consigliarvi, uscito nel 2008 è un film a episodi firmato insieme ad altri due registi,  Michel Gondry e Leos Carax, rispettivamente i registi di “Se mi lasci ti cancello” e di “Holy Motors”, film che racconta, appunto con tre visioni differenti, la città giapponese. In questi giorni di reclusione forzata,  concedetevi al piacere del buon cinema, fatelo facendovi guidare dentro l’immaginario, di uno dei registi asiatici più potenti dell’ultimo ventennio.

Buona Visione.