di Giulio Scarantino


È morta sola probabilmente, ritrovata dopo ancora imprecisate ore o forse giorni nel suo appartamento.
Si chiama Katia Volpe e chiunque di noi  cittadini nisseni ha almeno una volta incrociato il suo sguardo ed è rimasto ferito e a disagio dalla sua tristezza.
Eppure Katia è rimasta sola tutto questo tempo fino a morire di solitudine.

In giro con la birra in mano o seduta sul muretto, chiunque di noi ha almeno una volta evitato il suo dolore attraversando dall’altro lato della strada.
E adesso dall’altro lato della vita ne tessiamo il suo ricordo e la sua bellezza appassita.

Così l’abbiamo uccisa, con l’abitudine e l’indifferenza e adesso che è lei ad aver attraversato dalla sua vita ne sentiamo l’assenza. Come tutte quelle persone che in qualche modo rappresentano un luogo ed un’ abitudine di cui non ci accorgiamo fino a quando non spariscono.
Ma non preoccupatevi, tra poco torneremo ad attraversare la strada: impermeabili al dolore, refrattari alla tristezza, colpevolmente uomini.

Fotografia di Danilo Napoli