Di Federica Dell’Aiera

L’ammazzatore inizia a luci accese, in platea con un brusco impatto di conoscenza dei protagonisti. Uno è avvolto da un lenzuolo, l’altro lo trascina violentemente sul palco, dove a ritroso verrà raccontata la storia di un feroce mestiere. Ernesto Scossa è il nome dell’ammazzatore, costretto a vivere una vita che non ha scelto e che non gli appartiene, che va avanti percorrendo una strada di vita intrisa di morte. È il racconto di una verità che è la storia di chi non ha via d’uscita né possibilità di riscatto.

Sul palco l’ammazzatore si racconta dualmente, a più voci e con più ritmi. È un assassino brutale, diventato tale perché senza scelta. Era una “apprendista apprendista”, “cosa inutile”, reclutato senza scelta per un mestiere che porta morte e sofferenza e che non lascia via di scampo. La realtà di Palermo gli ha negato la possibilità di uno spazio vitale, di scrivere un futuro proprio ed identitario, consegnandogli un destino senza scrupoli, uccisione dopo uccisione.

Così l’ammazzatore è un uomo che vive ad occhi chiusi, un morto che non ha futuro, un uomo senza altre possibilità. Sul palco e in platea racconta dei lavori commissionati e svolti senza possibilità di scelta o rifiuto. È un uomo morto già prima che iniziasse a raccontarsi. Le voci del racconto ora dure e violente, evocative, strascinate, urlate, segnano il ritmo della poca narrazione dei fatti.

Ernesto il grilletto l’ha premuto senza sosta e senza scrupoli, senza domande, come un burattino. Poi conosce l’amore nei biondi capelli di una donna che diventa nemico. La bionda Katia rappresenta il futuro, la scelta di vita che non era contemplata, una possibilità che ormai era persa. Ma l’ammazzatore è un killer morto, come le sue vittime. Non gli è bastato fuggire e cambiare identità per cominciare una nuova vita, il suo destino era già scritto, perlomeno ci ha provato.

Sul palco si è raccontata una scelta obbligata, una vita vissuta da spettatore e non da protagonista che lascia una riflessione sulle scelte e sulle azioni, sui pensieri e sulle vie di fuga, spiragli per un nuovo inizio e possibilità di redenzione.

Foto di Donatella Frangiamone