di Giulio Scarantino
Pochi giorni fa al Teatro Verdi di Firenze si è esibito Niccolò Fabi con il suo tour Tradizione e Tradimento dall’ultimo album inciso.
Nello storico teatro gremito, il cantautore ha incantato con un live dedicato alla resistenza.
Probabilmente la resistenza intesa da diverse prospettive: come mezzo e come fine di un percorso.
Proprio dalla fine sembra voler iniziare l’artista, aprendo lo spettacolo con il brano “A prescindere da me ” dell’ultimo album.
Un brano che sembra concludere un processo a se stesso quando dice: “Non è finita, nonostante tutto il male non è finita. Può sembrare ma la vita non è finita, basta avere una memoria ed una prospettiva”.
Questa consapevolezza, che tiene insieme passato e futuro, apre il concerto poco prima di catapultare l’ascoltare nel travaglio interiore del suo ultimo album.
Un album che rispecchia una nuova maturità acquisita, forse un punto d’arrivo e d’inizio nello stesso tempo. Insomma di “Tradizione e Tradimento”. Sulla contraddittorietà apparente infatti è fondata la dialettica del concerto: tra salti nel vuoto e terra sotto ai piedi, tra alti e bassi, perdizione e ritrovamento, tra rifiuto ed accettazione, tra “non ti lascerò mai” e “vince chi molla”.
Un concerto che trasporta, emoziona, dialoga alla mente ma riserva anche dei momenti di intimità e silenzio magnetico.
Poi una perla: una dedica alla “resistenza” intesa come mezzo per sopravvivere alle decisioni, al logorio interiore, ma anche come vocazione per rispondere al decadimento dei valori, al clima d’ intolleranza. Per il quale sottolinea l’autore: ” l’arte non può girarsi dall’altra parte”, prima di una magistrale interpretazione del brano “Scotta”.
Insomma un punto d’arrivo che l’arista mostra soltanto dopo aver viaggiato insieme al pubblico nel suo labirinto interiore, come “un sottomarino”. Un viaggio che con pochi ma efficaci interventi, tra un brano e l’altro, l’artista condivide con gli ascoltatori. Tanto da suscitare con dedizione fraterna il proposito di chi ascolta di continuare un viaggio introspettivo con se stessi. Proprio quello che alla fine è l’obiettivo dichiarato dall’autore: nessun performer al centro del palco, solo uno schermo che riproduce impeccabili giochi di colore e meraviglie della natura. Uno schermo che è una finestra verso l’esterno, perché verso il mondo lì fuori è dove vuole giungere il messaggio dell’artista: nella vita quotidiana di ognuno, nelle singole scelte, nelle strade da percorrere. Una vita di resistenza, che ha bisogno di una memoria e di una prospettiva, di legami e di abbandoni, di tradizioni e di tradimenti.
Un tentativo riuscito, con tutto il pubblico in piedi e Niccolò Fabi incredulo della reazione, agita il pugno in alto: “nonostante tutto, non è finita”.
Foto di Noemi Iannello.
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