Di Federica Dell’Aiera
Tre diverse visioni della stessa verità, la stessa linea temporale degli eventi vista attraverso divergenti interpretazioni soggettive che proiettano numerose ombre sui protagonisti della vicenda, allontanati l’uno dall’altro da paure, tradimenti e passioni che li rendono incapaci di superare le barriere del contesto sociale da cui provengono, dalle illusioni e dalle aspettative.
“La donna giusta” è uno dei capolavori recentemente scoperti dell’ungherese Sándor Márai, conosciuto per il celeberrimo “Le braci”.
Le tre parti sono narrate da Marika, Peter e Judit. Marika è la moglie tradita da Peter, Judit la seconda moglie di quest’ultimo. Ogni personaggio racconta ad un interlocutore silenzioso la vicenda, un lungo monologo mai interrotto. Ognuno ha una prospettiva distinta del proprio passato e dello sfondo contrastante che lega i tre personaggi. Peter e Marika, benestante coppia borghese sembrano vivere un matrimonio sereno, ma in realtà ognuno di loro ama qualcosa di diverso. Ne consegue un vortice di amore, sacrificio e autoconservazione da cui non c’è scampo.
Il matrimonio viene delineato nella prima narrazione, quella di Marika. Seduta al sole in una giornata invernale, Marika racconta ad una silenziosa amica la storia di un uomo che è appena entrato al bar. Quell’uomo è Peter, l’ex marito che ama ancora profondamente. Veniamo a conoscenza dei loro primi anni da sposati, della nascita di un bambino, dei problemi nell’azienda di famiglia di Peter e del carattere stoico e preciso che lo contraddistingue e che definisce il loro matrimonio, carattere completamente opposto a quello di Marika che lo ama con passione e incondizionatamente. Alla fine Marika scopre che il cuore di Peter batte per un’altra donna, Judit, domestica della famiglia di Peter. Il suo amore è casto e soprattutto è presente prima del matrimonio con Marika. Seppur Peter inizialmente ha palesato il suo amore, Judit non rispetta gli standard borghesi desiderati dalla famiglia e dunque l’unione è impossibile. Questo amore taciuto e costante, silenziosamente distrugge il matrimonio di Marika e Peter. Dalla narrazione di Marika emerge un’interpretazione sensibile e toccante della delusione coniugale e del tradimento che ha poi portato alla distruzione dell’apparente matrimonio idiliaco.
Segue la prospettiva di Peter, formata da un’educazione altamente privilegiata, quindi più cerebrale che emotiva. Racconta anche lui del matrimonio con Marika e del costante pensiero a Judit, della quale è innamorato sin dalla tenera età di quindici anni. Quando viene a conoscenza che Judit ha lasciato l’Ungheria, il sentimento costante ma taciuto, riaffiora e capisce che non può più vivere costretto nel matrimonio con Marika. Judit poi la sposa, ma il matrimonio è un fuoco di paglia. Dal fallimento di entrambi i matrimoni arriva alla conclusione che non ha bisogno di essere amato.
L’ultima parte è narrata da Judit, la seconda moglie. La sua storia è un ritratto della sua scalata sociale, dal buco infestato dai ratti in cui viveva alla ricchezza, chiara visione del cambiamento che sta vivendo l’Ungheria tra le due guerre. La storia di Judit a mio avviso, è la più complessa e psicologicamente avvincente. Racconta al suo amante batterista la sua storia e ovviamente il suo punto di vista, in una lussuosa suite di Roma. Dall’intenso monologo di Judit emergono osservazioni sulla lotta di classe, sulla ricchezza e sulla cultura borghese distrutta dal regime.
Il lettore ascolta i lunghi e densi monologhi quasi come un intruso in una conversazione intima. Non si schiera, ascolta immerso in ogni situazione l’inganno, l’ipocrisia, i problemi di classe, i pregiudizi e assiste ad ogni singola trasformazione dal racconto alla cronaca di una sconfitta. Una sconfitta che lega tutti e tre i protagonisti. Tutti e tre raccontano la loro verità senza accuse e risentimento, una verità liberatrice che consentirà loro di portare il peso usurante di un amore non corrisposto, della fiducia mancata e del declino.
L’amore di Marika era Peter. L’amore di Peter era suo figlio, morto. L’amore di Judit era la scalata verso la ricchezza. Tragicamente tutti e tre perdono tutto ciò che amano.
“Un giorno mi sono svegliata, mi sono messa a sedere sul letto e ho sorriso. Non sentivo più alcun dolore. E improvvisamente ho capito che non c’era nessuna persona giusta. Non esiste né in terra né in cielo né da nessun’altra parte, puoi starne certa. Esistono soltanto le persone, e in ognuna c’è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c’è tutto quello che ci aspettiamo e speriamo. Nessuna racchiude in sé tutto questo, e non esiste quella certa figura, l’unica, la meravigliosa, la sola che potrà darci la felicità. Esistono soltanto le persone, e in ognuna ci sono scorie e raggi di luce…”
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