di Ivan Ariosto
Tra il giugno e il settembre del 1934, nell’intermezzo tra la pubblicazione di un romanzo del commissario Maigret e la stesura del successivo, George Simenon partì dal molo di Porquerolles, l’isola più grande e la più occidentale del piccolo arcipelago delle Isole di Hyères, in Provenza, per un viaggio improvvisato in barca che lo avrebbe portato a toccare le coste della Tunisia, della Sicilia e dell’Isola d’Elba. Stava lavorando a una silloge di racconti, che prenderanno da lì a poco le sembianze de I clienti di Avrenos, Il pensionante, I Pitard, (tanto caro a Louis-Ferdinand Céline), quando decise che era il momento di fuggire dalla sua scrivania per mettersi in marcia verso il “mare nostrum”.
Durante i suoi spostamenti, scrisse una sorta di singolare diario per il settimanale francese Marianne, contenente una serie di storie al confine tra sogno e realtà, tra il grottesco e il romantico, originate dalle impressioni suscitate in lui dai volti degli individui che via via andava incontrando, spostandosi da un porto ad un altro.
Questo particolare reportage viene oggi pubblicato da Adelphi (189 pp., €.16,00), ed unisce ad ogni racconto le fotografie in bianco e nero, scattate dallo stesso Simenon, che ritraggono i volti, gli sguardi, le atmosfere di civiltà diverse – dai paesaggi dell’isola d’Elba al fascino di Hammamet, passando per le ambiguità della Sicilia – uniti a formare un mosaico di umanità.
Nel suo viaggio, Simenon si perde nel labirinto della scrittura, abbozzando piccole novelle, cercando di riscoprire quella curiosità nei confronti dell’uomo che aveva fin da quando, giovanissimo, lavorava alla «Gazette de Liège».
Scandito dal ritmo del vento della navigazione, il viaggio dell’autore si articola tra le sponde di terre che trascinano con sé i loro luoghi comuni, portando Simenon a contatto con culture diverse e contrapposte, e con popolazioni descritte quasi come indigene rispetto al mondo delle metropoli da cui proviene.
E se è vero che «il mestiere dello scrittore è quello di raccontare storie» – come sosteneva Robert Louis Stevenson – Simenon riesce ad andare oltre la semplice descrizione dei luoghi, dei volti e degli odori delle terre lambite dalle onde del Mediterraneo, finendo per catturare l’essenziale della gente che le popola.
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