Di Federica Dell’Aiera
Un piccolo passo per [un] uomo, un salto da gigante per l’umanità”, cinquant’anni fa, con la missione Apollo 11, l’uomo conquista la Luna. Neil Armstrong il 20 luglio alle 20:17 e Buzz Aldrin qualche ora dopo, furono i primi uomini a passeggiare sul suolo lunare. I due astronauti sono rimasti alcune ore fuori dall’astronave e raccolsero molto materiale da riportare sulla Terra.
Il progresso tecnologico che rese possibile la missione Apollo 11 è legato non solo al lavoro di tantissimi scienziati, ma fu possibile grazie all’enorme investimento economico fatto prima dalla Germania nazista, la quale perseguiva ovviamente fini bellici, poi dalle due potenze che usarono lo spazio come campo di battaglia per la Guerra Fredda. Russi e americani si spartirono l’eredità della ricerca scientifica e tecnologica nazista. I russi portarono nel loro paese la tecnologia e i prototipi dei missili più avanzati esistenti, mentre gli americani ebbero la possibilità di tradurre quante maggiori opere di scienziati nazisti grazie agli ufficiali del regime che si consegnarono sconfitti.
Ovvio che la corsa allo spazio non è mai stata una questione meramente scientifica, la Guerra Fredda con il suo conflitto tra ideologie, non poteva accettare il vantaggio dell’avversario. L’Urss era “in vantaggio” dopo aver mandato in orbita nel 1961 Yuri Gagarin. Fu così che J.F. Kennedy alzò la posta in gioco: in un discorso che rimase nella storia, annunciò che la Nasa e l’intera nazione si sarebbero impegnati a portare l’uomo sulla Luna entro il decennio, dimostrando così l’indubbia supremazia tecnologica e politica degli Stati Uniti e dei suoi ideali democratici.
La sfida lanciata dagli Stati Uniti, caricò i sovietici che con il loro programma spaziale raggiunsero molti traguardi: tra tutti il primo viaggio “multi giorno” e la prima donna nello spazio Valentina Tereshkova.
Gli americani risposero apportando migliorie non solo nel loro programma, ma ne crearono uno nuovo, il programma Gemini e trovarono nuove tecnologie che portarono l’uomo a vivere nello spazio per due intere settimane. I sovietici continuarono la loro conquista dello spazio, ma la maggior parte delle loro missioni fallì. Il 1968 fu l’anno in cui entrambe le potenze si avvicinarono all’obiettivo. L’Urss rimase impantanata in problemi tecnici del missile lunare N-1, rimanendo così sconfitti dagli americani che con la missione Apollo 11 piantarono la bandiera americana come intangibile segno di conquista e vittoria definitiva. L’equipaggio dell’Apollo 11 lasciò inoltre una targa di acciaio inossidabile per ricordare lo sbarco: “Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, a nome di tutta l’umanità”. Lo straordinario evento fu protagonista in mondovisione di una diretta che durò ben 25 ore che tenne incollati alla tv oltre venti milioni di spettatori, pubblico di un evento che passò alla storia.
Ancora oggi molti complottisti sostengono che l’atterraggio sulla Luna sia una bufala. Le teorie complottistiche nascono dal libro “We never went to the moon” di Bill Kaysing il quale afferma che la tecnologia missilistica degli anni Sessanta non era così avanzata da permettere tale impresa. Teoria che nasce dal suo lavoro di supervisione nella stesura dei manuali tecnici per un’azienda produttrice di motori a razzo. Secondo alcuni complottisti, gli americani hanno girato delle scene lunari per passare in netto vantaggio ai sovietici, i quali avevano conquistato importanti traguardi nella conquista dello spazio, per altri invece il video dell’atterraggio lunare è un mezzo ben architettato per distogliere l’attenzione dalla guerra in Vietnam. Altre versioni complottistiche invece affermano che l’atterraggio è avvenuto, ma che le scoperte siano state insabbiate e tenute nascoste.
Basta il grandissimo capitale umano impegnato in questa grande missione a smentire ogni teoria complottista. Prima o poi qualcuno avrebbe parlato!
Commenti recenti