Di Luca Spilla

Vivo lontano dal mio paese da anni. Nelle terre coltivate da mio padre mi bruciavano gli occhi quando d’estate alzavamo in aria il fieno. Stasera, forse meglio stanotte, gli occhi mi bruciano ancora. Saranno di certo i trucioli di un giorno davanti quella macchina maledetta. Oggi faccio il metalmeccanico. Ero smontante tredici minuti fa, ho appena attraversato la strada che dalla fabbrica mi porta alla fermata del tram. Passa alle dieci e dopo un po’, non ricordo quanto tempo, fa una fermata a un centinaio di metri dall’alloggio dove riposo le mie ossa, appena all’ingresso della città vera e propria, quasi un limbo tra la periferia dove lavoro e l’aggregato detto centro dove quando posso vado a bere un Whisky.

Eccolo è arrivato. Salgo, oblitero e mi siedo. Alzo gli occhi e vedo una ragazza. Capelli ramati, naso a patata, sorride di gusto con il suo amico. In maniera incontrollata penso a lei. Inizio il mio breve viaggio sorridendo. Ho una stanza di un appartamento dove vivono anche un Armeno, un altro Italiano e un maledetto playboy Egiziano. Sono scappato da casa mia, appena fuori il mio paese. Stavo male, intendo economicamente. Oggi non sono ricco, ma non ho debiti. Le rotaie passano da un lungo viale e mi sorprendo di quanto odi quel pavimento.

Negli spazi concessimi dalle erbacce cresciute tra le fughe intravedo le mattonelle di cemento. Amavo l’odore dello sterrato nel vialetto davanti casa. La ragazza di prima scende, le sorrido, lei ricambia. Avrei tratto benefici da altri attimi come questo, ma è rimasto un episodio isolato fino alla fine del viaggio. Scendo, infastidito negli occhi e rinfrancato nell’animo dalla luce delle insegne. Nulla di che si intende, perlopiù pubblicità di dentifrici o altre frivolezze. Arrivo davanti la porta apro, percorro il corridoio prima della svolta ed entro in camera. C’è una lettera sul letto. E’ lei. Ha strappato una pagina del libro di poesia che leggevamo assieme. Chiudo gli occhi e finalmente sono a casa.

 

“Dove finisce la notte

Dove inizia la città?

Dove finisce la città dove cominci tu?

Dove comincio e finisco io stesso?

Nazim Hikmet, Berlino, 1961