di Leonardo Pastorello
Nell’estetizzazione edonista in cui viviamo, aver coraggio di essere sopraffatti da una sublime malinconia – anche per un solo momento – è da masochisti. Ma se l’arte fosse soltanto un mero godimento, si correrebbe il pericolo di snaturarla e di renderla priva di quel retrogusto amaro, nascosto, e se mi è concesso dirlo, anche vero nella sua immediatezza. La genialità dell’opera Mare Vostrum di Alberto Antonio Foresta (qui una nostra precedente intervista all’artista) consiste in questo: colorare una stanza dalle tristi tinte con un gioco di colori vivaci di una composizione che è fonte di dolore.
”Son morto con altri cento, son morto ch’ero bambino: passato per il camino, e adesso sono nel vento”, canterebbe Guccini se contemplasse Mare Vostrum. Sappiamo bene che quel ”camino”. nei nostri giorni. è il mare; la schiera di scarpe – che non sono cento. ma quarantasette – posta di fronte alla vasca da bagno mette sul piano morale in relazione la Shoah con le tragedie del Mediterraneo.
L’opera ancora in esposizione all’interno della mostra di arte contemporanea “Cambio Pelle” a Caltanissetta, congela lo spettatore in un crucciante silenzio: questo effetto lo si può sentire anche se la sala in cui è esposta è affollata. Se un giovane artista riesce a suscitare queste emozioni, evidentemente, ha un talento innato.
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