Di Luigi Garbato
Si è conclusa domenica 23 giugno 2019 la mostra “Spiriti in fermento” curata dall’avvocato e giornalista Salvatore Falzone e dalla giornalista e critica d’arte Elisa Mandarà. Nel mese di apertura al pubblico la mostra è stata visitata da 305 persone, ovvero una media di 11 visitatori al giorno. Un numero in linea con le altre grandi mostre ospitate all’interno di Palazzo Moncada, eccetto la leggera flessione registratasi stranamente in occasione del periodo pasquale. “Spiriti in fermento”, la cui gestione è stata affidata ancora una volta all’associazione Creative Spaces, chiude il ciclo di grandi mostre promosse dalla precedente Amministrazione Ruvolo che ha fatto della Cultura un asset strategico su cui puntare per il rilancio sociale ed economico della città. Analizzando gli ultimi 18 mesi (da gennaio 2018), cioè da quando c’è stato un notevole incremento delle grandi mostre organizzate a Palazzo Moncada, il numero di visitatori è stato davvero sorprendente, se contestualizzato nella nostra realtà cittadina: parliamo infatti di almeno di 8.000 visitatori. Un dato che può essere paragonato solo al felicissimo anno 2015 del Museo Diocesano del Seminario Vescovile “G. Speciale” che grazie a una serie di mostre, in particolare quella del presepe di carta e quella della ceroplastica, ha contato in appena 12 mesi circa 10.000 visitatori! Il traguardo raggiunto dal Museo Diocesano tuttavia resta imbattuto: siamo a una media di 830 visitatori al mese in 12 mesi nel 2015 contro una media di 450 visitatori al mese in 18 mesi nel 2018/2019 a Palazzo Moncada. Occorre specificare però che le mostre del Museo Diocesano erano tutte a ingresso gratuito, invece la maggior parte di quelle ospitate a Palazzo Moncada nel corso del 2018 e nella prima metà del 2019 sono state a pagamento (3,00-5,00 euro in media). Qualcosa nella mentalità dei nisseni dunque sta cambiando, la fame di cultura c’è e si è pronti a soddisfarla.
In ogni caso ovviamente i numeri dei due musei cittadini appena presi in esame sono sconfortanti se paragonati al resto della Sicilia: nel 2017 il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Riso a Palermo ha contato 29.950 visitatori, la Galleria regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa 22.926 e il Museo “conte Agostino Pepoli” di Trapani 19.553. Bisogna rilevare che i musei e le gallerie ora citati richiamano visitatori già per le loro straordinarie collezioni permanenti, la Galleria Civica di Palazzo Moncada invece è riuscita ad attrarre circa 5.000 visitatori tra gennaio e dicembre 2018 grazie principalmente alle mostre temporanee. Tuttavia questi numeri appaiono decisamente più confortanti se si considera che nel 2017 i visitatori del Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta sono stati appena 2.854 (tutti i dati relativi al 2017 dei Musei e delle Gallerie Regionali Siciliani al link:
http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/info/urp/2017_fruizione.pdf).
Questi dati e queste differenziazioni bastano per capire che il panorama museale nella città di Caltanissetta è molto complesso, per cui anche un’analisi prestigiosa come quella dell’ISTAT, recentemente riportata dai giornali locali, necessita di una lettura molto attenta e di una conoscenza reale e approfondita del contesto museale nisseno, al netto di lacune informative e dati approssimativi.
Due considerazione però credo che emergano chiaramente da questa veloce analisi. La prima è che bisogna continuare sulla strada delle mostre temporanee di qualità, ben organizzate, gestite e comunicate, ma allo stesso tempo occorre anche puntare sul rilancio delle collezioni permanenti e sul loro incremento. Nel caso della Galleria Civica di Palazzo Moncada occorre che la nuova amministrazione grillina continui la serie di mostre di una certa rilevanza avviata dalla precedente amministrazione, mettendo mano magari alla gestione del palazzo al fine di garantire standard qualitativi più elevati; ma occorre anche che la Giunta Gambino continui l’opera di sistemazione della collezione permanente e del palazzo in sé, per esempio riparando gli infissi del piano nobile e incrementando le collezioni con il restauro di alcune opere d’arte attualmente in deposito (giusto per citarne un paio, L’ultima ripassata prima della lezione di Asaro e la ghigliottina ottocentesca). La seconda considerazione riguarda il prestigio acquisito da Palazzo Moncada negli ultimi 18 mesi, prestigio che può tradursi facilmente in nuove fonti di reddito. Se infatti artisti palermitani e ragusani hanno deciso di esporre a Caltanissetta vuol dire che Palazzo Moncada è ormai nell’immaginario regionale una nota e prestigiosa sede espositiva. Pertanto non occorre più che sia il Comune a pagare qualcuno per tenere aperto il palazzo (in particolare l’associazione Pro Loco che ogni anno riceve, più o meno puntualmente, solo per la gestione ordinaria del palazzo – apertura e chiusura – almeno 18.000 euro), bensì che il Comune si faccia pagare da un soggetto qualificato per la gestione di un luogo espositivo di tale importanza. In questo senso il “modello Montedoro” che l’assessore Frangiamone conosce molto bene può tornare particolarmente utile.
A Caltanissetta insomma nel campo culturale gli spiriti sono in fermento già da prima della splendida mostra omaggio a Mercadante, occorre quindi approfittarne per rilanciare nello scenario regionale il ruolo della nostra città come piccola capitale culturale del centro Sicilia.
Occorre coinvolgere le scuole sia per le visite che per la gestione. Le nuove generazioni devono appropriarsi degli spazi della loro identità culturale e rinnovarli. Altrimenti si rischia di servire il passante restando servi in periferia