Di Danilo Napoli
Domenica si è votato per il Parlamento Europeo, tutti ormai conosciamo i risultati, Salvini ne esce unico vincitore col 34 %, il PD secondo partito col 22%, intravede un barlume di speranza e ne esce invece totalmente sconfitto il movimento 5stelle, che si è fermato solo al 17%, poi a seguire Forza italia e Fratelli d’Italia. Rimangono sotto il 4% e quindi non arrivano alla soglia minima partitini di sinistra, che non si capisce perché rimangono ancora divisi e radicati nelle loro posizioni, forse ormai superate. I verdi hanno preso il 2%, mentre nel resto d’Europa, soprattutto in Germania, sono andati molto meglio.
Ebbene questo é quello che dicono le percentuali e dunque sono i risultati definitivi che tutti abbiamo commentato in questi giorni. Perché invece nessuno, o quasi, grida a un altro dato, sicuramente più sconfortante dello strapotere della Lega e cioè l’astensionismo oltre il 40%? Nessuno guarda a quel dato, nessun politico, giornalista, statista ha fatto conto che 2 italiani su 5 non sono andati a votare.
Studiando il voto, tenendo conto di questo dato si capisce che la Lega, seppur primo partito, non ha dalla sua gli Italiani, o almeno non tutti, 1 su 5 di aventi diritto al voto ha deciso di votare per il partito del capitano, che traducendolo in percentuali sarebbe il 20%, il PD ha preso 160.000 voti in meno rispetto le politiche del 2018, ma essendo appunto più alta la percentuale di astenuti, il risultato elettorale li premia con una percentuale più alta rispetto l’anno scorso. Il discorso dei 5stelle è più semplice, hanno semplicemente e drammaticamente perso 6 milioni di voti, qui l’astensionismo può essere un fattore, ma comunque minimo, i pentastellati devono rivedere il loro subordinamento alla lega e ripartire, forse, da leader più credibili e autorevoli.
Un’altra questione che non è stata minimamente affrontata è quella dei fuori sede. In Italia ci sono milioni di persone che vivono, per motivi di studio o lavoro in città diverse da quella di origine, che non sono potuti tornare nella città di residenza per esprimere la loro preferenza ed esercitare un diritto. E’ vero che lo Stato aveva previsto degli sconti con Trenitalia e alcune compagnie aeree avevano messo degli sconti per chi tornasse a votare, ma davvero ci può bastare solo questo? Nel 2019 con tutti i mezzi tecnologici che abbiamo a disposizione se vi voleva non si trovava un modo per far votare tutte queste persone? In Estonia hanno votato online su un portale, in Italia neanche ci poniamo il problema di garantire la possibilità di voto a tutti, perché non è detto che in quell’unico giorno scelto per il voto, cittadini che abitano a 500km dal paese di origine, abbiano la possibilità di lasciare le rispettive vite e tornare per votare.
Perché non dare loro la possibilità di votare da fuori? Gli italiani all’estero si e fuori sede no? Fare votare gli universitari fuori sede nei plessi delle Facoltà dovrebbe essere la normalità in un Paese civile, invece i nostri politici neanche toccano l’argomento e tutto ciò è imbarazzante.
La generazione che va dai 18 ai 30 è invisibile, c’è ma non si vede, come se vivesse in uno Stato parallelo, non sono chiamati mai in causa e soprattutto non fanno niente per esserlo. Iniziare a combattere per aver, almeno, il diritto di non attraversare tutta l’Italia per esprimere il proprio voto, sarebbe già una grande piccola conquista.
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