Di Alessio Amorelli

Le mie brevi vacanze in terra sicula sono coincise con il primo turno delle elezioni amministrative della mia città, Caltanissetta. Ho avuto modo di osservare la politica locale e di parlare con i miei amici di sempre con cui spesso mi trovo politicamente in disaccordo, ma che rispetto e da cui traggo sempre utilissimi spunti di riflessione. Ci sono due questioni politiche che mi danno preoccupazione e sconforto.

La prima è la totale assenza di un gruppo di giovani in grado di fare Politica con la P maiuscola. A destra, al centro e, soprattutto, a sinistra. La candidatura dei giovani alle amministrative non è stata conseguenza di iniziative politiche autonome dei ragazzi, in grado di portare proposte nuove in una città decadente, ma è stata richiesta da qualche signorotto che aveva bisogno di una faccia fresca per accontentare i fidati elettori di sempre. Non c’è una rete di ragazzi in grado di dettare l’agenda politica, il che probabilmente sarebbe chiedere troppo. Il problema è che non c’è nemmeno un gruppo di giovani in grado di fare proposte autonome per le nuove generazioni. Esiste una questione generazionale. Esiste eccome. Vedere i ragazzi limitarsi a ripetere le frasi vuote di chi li ha preceduti è stato un brutto spettacolo. A sinistra esiste uno spazio enorme per una boccata di aria fresca. Pretendere che la novità stia soltanto nel nascondere il simbolo del Partito Democratico è stata francamente una vergogna. Ma questo è stato. Si continua a guardare agli elettori come una torta da spartirsi secondo la solita puzzolente logica clientelare. I giovani non toccano palla.

La seconda questione è collegata alla prima. Persone che conosco da moltissimo tempo, qualcuna da sempre, non riescono più a comprendere la politica e non per colpa loro. Giovani che hanno sempre creduto nel progresso, in una società aperta ed inclusiva, guardano con un crescente interesse le politiche reazionarie della destra. Non tutti abbiamo letto Trockij, Gramsci o Togliatti. In una società moderna è normale che sia così. Sono i rappresentanti a dover veicolare il messaggio. È preciso compito delle forze socialiste e progressiste quello di generare fiducia nelle giovani generazioni. Gli elettori devono essere in grado di potersi fidare delle forze politiche. Purtroppo le clientele, la sete di potere, gli egoismi e la corruzione hanno ridotto ai minimi termini lo spirito della sinistra. La regione degli scioperi contadini di Portella della Ginestra, la città di Pompeo Colajanni e di Emanuele Macaluso, il paese dove Leonardo Sciascia amava trascorrere il proprio tempo, è stato trasformato nella culla della politica reazionaria e xenofoba. I dirigenti del centro sinistra locale hanno evidenti responsabilità rispetto a questa orribile trasformazione. Peccato che le colpe le stiamo pagando tutti tranne loro che continuano a innaffiare il loro orticello di potere incuranti dei danni che stanno provocando.

Questo, in fondo, è un appello disperato. Quello che voglio dire lo dirò parafrasando Antonio Gramsci: “Istruiamoci perché abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitiamoci, perché abbiamo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizziamoci, perché abbiamo bisogno di tutta la nostra forza.”