di Giorgia Moscarelli

Una delle chiavi per non cadere in fastidiose generalizzazioni, è quella di contestualizzare, esprimendosi nei riguardi di ciò che si conosce e si vive. Indiscusso è il diritto di esprimere la propria opinione, attraverso l’arma più potente e raffinata di cui disponiamo: la penna. Il problema sorge nel momento in cui, pur vivendo all’esterno di una realtà, si denigra la stessa e quanti si spendono per essa, questi ultimi ritenuti incompetenti, negativamente influenzati, burattini di un sistema più grande di loro.

Un precedente articolo di LAO (scritto da Alessio Amorelli, qui il link https://lantennaonline.it/2019/05/03/riflessioni-di-un-nisseno-fuori-sede-sulle-elezioni-amministrative/) afferma l’inesistenza di un gruppo compatto e consapevole di giovani nel panorama politico odierno, indipendentemente che si parli di destra, di centro o di sinistra.

Vi è, tuttavia, un qualificato gruppo di giovani che, fortunatamente, ha scelto di rimanere a Caltanissetta e di spendersi per essa; non si tratta di quale partito abbia preso, ma di quale spazio. Lo spazio che è mancato fino a questo momento, quello per i giovani e le loro idee, quello in prima linea per il bene della città in cui vogliono rimanere, accanto ai propri cari, sotto quella porzione di cielo che li ha visti crescere e formarsi. Si tratta di giovani qualificati, non convinti da qualcuno, ma convinti riguardo qualcosa, il bisogno di agire prima di lamentarsi. Sono giovani che stanno rinunciando ad altre possibilità, al mondo che li attende lì fuori, troppo abituato a ricevere disperazione.  Sono giovani con la G maiuscola che desiderano e combattono per una città con la C maiuscola. È la città ad aver bisogno di “facce fresche”.

Si dice che non vi sia “una rete in grado di dettare l’agenda politica”, eppure i giovani candidati sono stati determinanti nella realizzazione di alcuni dei programmi presentati. Altro che parole vuote! La buona politica esiste anche se, come tutte le cose preziose, non la si trova mai in abbondanza. Che le si dia fiducia o meno, invece, dipende dagli elettori, fautori anch’essi della drammatica situazione in cui riversa Caltanissetta.

Fare il bene della città, indipendentemente dal Partito preso, non significa nascondere quest’ultimo, bensì mettere al primo posto quegli ideali e quei bisogni che stanno alla base delle battaglie; le armi sono soltanto gli strumenti, ed ognuno mette in campo quelle che ritiene più adatte.

Gramsci diceva anche che “poche mani, non sorvegliate da controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora perché non se ne preoccupa”. Il controllo non può avvenire dal nord Italia o da dietro uno schermo; non lo si realizza in pochi giorni di vacanza né ponendo tutta l’attenzione sulle partizioni politiche, facendo luce su diatribe che oscurano i veri bisogni e paralizzano un sistema oggi troppo idealizzato e poco produttivo. Dietro questo teatrino ci sono le persone, molte delle quali giovani, che credono nel cambiamento che tanto si fa attendere, persone che hanno studiato per questo e che si impegnano in questo obiettivo comune (?) da diversi anni. È un vero peccato che chi non vive la città e le dinamiche interne che la riguardano screditi l’impegno di chi ha deciso di non stare a guardare.