Di Giorgia Moscarelli
Nuove prospettive stanno emergendo per la diagnosi e cura del paziente cardiopatico. Il primo elettrocardiogramma basato sui Big Data, offrirà a breve la possibilità di ottenere nuove informazioni provenienti dall’attività cardiaca, interpretando innumerevoli dati provenienti dal segnale del comune elettrocardiogramma. Il medico del futuro, non interpreterà più il tracciato grezzo, ma una risultante di dati interconnessi e raggruppati fra loro. I nuovi indici saranno in grado di identificare in maniera precoce disturbi relativi all’attività elettrica del cuore prima di qualsiasi altra indagine.
Nel 1887, fu il fisiologo britannico del St. Mary’s Hospital di Londra, Augustus Desirè Waller, a pubblicare il primo tracciato elettrocardiografico di un uomo in modo non cruento. Da allora, il modo di interpretare l’elettrocardiogramma è rimasto pressoché identico. A proporre un nuovo approccio, è il Dott. Clemente Cipresso, Responsabile dell’Imaging Pre-clinica presso l’Università di Catania. Originario di Napoli, scrittore e giornalista scientifico, ha mostrato versatilità e passione per la conoscenza ed il progresso, inorgogliendo una generazione che, forse in questo momento più che mai, necessita di fiducia e stimoli. “Ideatore della salute” in più di un’occasione, si afferma come fautore di una novità che non facilita soltanto il lavoro medico, ma ha soprattutto un forte impatto sociale: le malattie cardiovascolari costituiscono uno dei principali problemi della salute pubblica e l’interazione sinergica delle diverse discipline sembra rispondere bene alla sempre più pressante esigenza del malato e della famiglia di ottenere un esito. “Attraverso l’uso dei Big Data e dell’intelligenza artificiale sarà finalmente possibile ottenere diagnosi personalizzate, più veloci e precise, riducendo i tempi ed aumentando le possibilità di intervento” ha sostenuto in un’intervista il Dott. Clemente Cipresso.
Così, mentre da un lato nascono le controversie su un sistema di dati che “terrorizza” per la mancanza di adeguate misure di gestione e controllo, dall’altro, è lo stesso sistema a tenere sotto controllo – grazie al lavoro di giovani ricercatori – quei complessi patologici che fino ad oggi non sembravano impossibili da gestire. L’avanzare del progresso ed il contributo culturale delle nuove generazioni appaiono, dunque, fondamentali, a patto che in entrambi i casi vi sia un approccio costruttivo e rispettoso del potenziale.
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