Di Luigi Garbato
Caltanissetta vanta un patrimonio archeologico, artistico, architettonico, paesaggistico e archeo-industriale assolutamente peculiare, che racconta la storia millenaria di quella che può essere considerata un’isola nell’isola: l’area del centro Sicilia. Si passa dai siti e dai reperti archeologici, che testimoniano la contaminazione tra popolazioni indigene sicane e coloni greci, alle testimonianze architettoniche del medioevo arabo e normanno, dalle chiese conventuali e dal palazzo di famiglia voluti dai Moncada ai palazzi e alle ville nobiliari delle ricche famiglie dell’Ottocento nisseno, fino alle testimonianze, in rovina, dell’industria dello zolfo.
Nonostante da quasi un anno il competente studioso Sebastiano Tusa sia diventato assessore ai beni culturali della Regione Siciliana, il patrimonio culturale nisseno sembra totalmente dimenticato dalle politiche e dagli interventi del Governo Musumeci.
Da quattro mesi la Soprintendenza di Caltanissetta è retta ad interim dal soprintendente di Enna dott. Salvatore Gueli, privando così la nostra Soprintendenza di una guida autonoma e nel pieno dei poteri decisionali. Gli uffici della Soprintendenza soffrono la mancanza di figure specializzate quali storici dell’arte e archeologi, lasciando all’impegno degli architetti le difficoltà di calarsi nei panni che non sono i propri. Ma le carenze nel personale sono solo un aspetto di questo evidente abbandono.
I siti archeologici di Sabucina e Gibil Gabib sono fruibili solo su richiesta, ma a volte – come nel caso del sito di Palmintelli – sono totalmente chiusi. Eppure l’assessore Tusa ha annunciato recentemente, durante una conferenza a Siracusa, di voler investire 6 milioni di euro per valorizzare i siti archeologici del centro Sicilia. Vedremo! Sempre recentemente la Regione ha annunciato di voler mettere a bando l’affidamento dei servizi per i siti archeologici di Sabucina e Gibil Gabib: una notizia che, se confermata, indicherebbe che la strada per la reale valorizzazione e fruizione di questo straordinario patrimonio archeologico è quella giusta. Al momento però solo parole, i siti archeologici restano chiusi: del resto la via per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.
Anche i recenti investimenti regionali per far ripartire le campagne di scavi archeologici e per la creazione del Sicilia virtual museum escludono completamente i siti archeologici nisseni che invece meriterebbero indagini archeologiche approfondite e ricostruzioni virtuali per restituire l’aspetto originario di questi siti interessantissimi da un punto di vista storico e culturale.
Il Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta, situato nelle immediate vicinanze dell’abbazia di Santo Spirito, è ammirevolmente animato e reso vivo dal direttore, arch. Giovanni Crisostomo Nucera, il quale però non può far fronte alle gravi mancanze strutturali, come la mancanza di condizionamento microclimatico degli ambienti, cui dovrebbe farsi carico la Regione. Uno straordinario patrimonio di reperti archeologici resta così senza una giusta conservazione e totalmente dimenticato dalle politiche di valorizzazione promosse dalla Regione.
Ancor più grave è la situazione dell’ex GIL, ristrutturata impiegando la cifra consistente di 1 milione di euro e mai adibita a Museo delle Vare, destinazione per la quale era stata pensata. Pur non condividendo le scelte dei detentori delle Vare, la vicenda si è evoluta come sappiamo: le Vare sono rimaste esposte, in maniera anche abbastanza gradevole, nei locali sottostanti la chiesa di San Pio X, mentre lo spazio dell’ex GIL è rimasto vuoto. La Regione e la Soprintendenza – se solo avesse una guida nelle condizioni di poter decidere in un’ottica di lunga durata – quali progetti hanno per questo spazio? Potrebbe, a mio parere, diventare una sede espositiva della Regione Siciliana, ospitando annualmente almeno una grande mostra capace non solo di valorizzare lo straordinario patrimonio culturale che la Regione possiede, ma anche capace di promuovere il rilancio culturale e turistico della città.
Premesso che la Regione Siciliana con la programmazione europea 2014-2020 non ha individuato nessun “attrattore di rilevanza strategica” nell’area di Caltanissetta, condannando il nostro territorio all’asfissia rispetto ai finanziamenti europei, del recente Patto per la Sicilia, firmato il 10 settembre 2016, non è stato attuato ancora nessun intervento tra quelli previsti. Se qualche speranza c’è affinché i lavori di recupero della cripta di San Domenico partano entro l’anno, restano invece al palo gli interventi per il completamento del restauro del Convento annesso alla chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Infine non un euro è stato investito per il recupero e la promozione turistica dello straordinario patrimonio minerario del centro Sicilia. In particolare, il Museo Mineralogico, di proprietà dell’ex Provincia di Caltanissetta, resta un edificio incompleto, privo del piano superiore, un’architettura, ferita dalle lungaggini burocratiche e dalle peripezie politico-economiche, che accoglie tutti coloro che arrivano in città. La Miniera Trabonella, di proprietà comunale, è stata sì bonificata dall’amianto grazie a un intervento fortemente voluto dal deputato Giancarlo Cancelleri pari a 461.000 euro, ma nessun progetto di valorizzazione reale ai fini culturali e turistici sembra essere interessato dai finanziamenti regionali. E certamente non è pensabile che sia un ente come il Comune a doversi fare carico di spese tanto onerose.
Anzi al Comune dobbiamo riconoscere il merito di aver promosso, nei limiti del proprio bilancio e della propria azione amministrativa, alcuni importanti interventi a salvaguardia del patrimonio culturale nisseno, come il restauro della Sala Gialla di Palazzo del Carmine, il riallestimento del foyer del Teatro Margherita, l’imminente restauro della Vara del Sinedrio, le migliorie in corso d’opera all’allestimento espositivo di Palazzo Moncada.
Confido nel fatto che questa mia breve analisi possa suonare non come una critica sterile, piuttosto come un accorato appello – che si aggiunge ai numerosi appelli di tante associazioni come Sicilia Antica e Italia Nostra – affinché la Regione, in particolare lo stimato prof. Sebastiano Tusa, possano fare la propria parte per salvaguardare un patrimonio archeologico e archeo-industriale che è unico nel panorama siciliano, con un’attenzione poi anche agli interventi nelle chiese della città. A tal proposito occorre precisare che la maggior parte di esse, quasi tutte in buone condizioni conservative grazie agli interventi della Soprintendenza-Servizio architettonico diretto dall’arch. Daniela Vullo, appartengono al FEC (Fondo Edifici di Culto) che fa capo al Ministero dell’Interno. Al Ministro dell’Interno dunque dobbiamo rivolgerci per chiedere di salvare gli affreschi della chiesa di Sant’Agata al Collegio, realizzati nel 1950 da mio nonno Luigi Garbato (Caltanissetta, 1911-1989). Ma questa è un’altra storia.
Commenti recenti