Di Leonardo Pastorello
Non siamo ciech* quando passiamo in via Rochester o per le vie del nostro centro storico. La sofferenza e il dolore sono lì, nella penombra della mediocrità e dei pregiudizi. Questa è la drammatica condizione di tantissime donne africane, costrette a mascherare la propria schiavitù con gli occhi macchiati dal loro stesso sangue.
Proprio così: le ”buttane” di via Rochester e del centro chiedono elemosina per la propria emancipazione, che parte da raccapriccianti riti voodoo per poi coniugarsi con le varie criminalità organizzate. Un business che coinvolge la Sicilia e il Nord Italia, come hanno dimostrato alcuni giornalisti, sociologi ed esponenti delle forze dell’ordine.
Andrea Parisotto, autore del sito web diarioditorino ha riportato un’interessante dichiarazione del dirigente della Squadra Mobile di Torino Marco Martino: <<Ci sono persone che pur avendo perso il contatto con un referente in Italia, continuano a far parte dell’organizzazione criminale per paura di ripercussioni fisiche nel loro paese, nei confronti dei famigliari. Facciamo un esempio che riguarda le donne: chi arriva qui sa di dover rivolgersi a una determinata persona per ristabilire i contatti>>.
Un’altra interessante notizia relativa al tema ci è data da Il Corriere della Sera, che nello scorso mese di ottobre ha pubblicato un articolo in cui si parla anche di Leonardo Palmisano, studioso e scrittore che ha subito minacce di morte per via delle sue interviste e ricerche – che saranno pubblicate nel suo nuovo libro Ascia Nera – sul mercato femminile in Europa.
<<Vorrei attirare la vostra attenzione sulla nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani appartenenti a sette segrete… riusciti a entrare in Italia principalmente con scopi criminali>>. Non il delirio di un balordo xenofobo ma l’informativa dell’ambasciatore nigeriano a Roma.
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