Di Giorgia Moscarelli.
20 Novembre 2018. Teatro Pirandello (AG). Una data da ricordare ed un luogo suggestivo fanno da sfondo ad uno degli eventi culturali – promossi dalla Strada degli Scrittori e dalla Dante Alighieri – che nell’ultimo mese arricchiscono il calendario culturale della nostra città e della nostra isola. Si è ultimamente discusso sull’identità del nisseno, del siciliano, e come ignorare a tal proposito le radici che ci caratterizzano e ci inorgogliscono? Radici forti, profonde, che diramano nel sottosuolo la memoria greca, latina, araba, spagnola…per risalire in superfice ai semi della letterarietà che portano il nome di Leonardo Sciascia, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Vitaliano Brancati, Luigi Pirandello, Luigi Monaco, Giovanni Verga. Li riporta alla nostra memoria il Dottor Felice Cavallaro, Presidente della Strada degli Scrittori con la quale ha saldato le tradizioni di un’isola che ha sempre più bisogno di ricordare e solidificare il proprio essere. Siamo gente di cultura, appassionati che si guardano alle spalle per proiettarsi in avanti; siamo figli dei fiori di carta, ai quali scorre nelle vene il blu dell’inchiostro che nobilita i nostri animi.
Nella giornata di martedì 20, abbiamo così affrontato un ennesimo viaggio a ritroso, prima percorrendo le strade che portano ad Agrigento, ove si è tenuto l’evento; poi, tra le mura di un sogno in cemento, legno e velluto rosso, ci siamo abbandonati ai racconti nostalgici di personalità sospese, ai nostri occhi, tra incantata illusione e consapevole critica.
Sotto l’ala familiare del Dottor Cavallaro, è stato commemorato il sessantesimo anniversario dalla pubblicazione del “Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ed il ventinovesimo anniversario dalla scomparsa di Leonardo Sciascia. Contributo prezioso è stato quello del Dottor Gioacchino Lanza Tomasi, musicologo e figlio adottivo dello scrittore; del Prof. Salvatore Ferlita, docente dell’Università Kore di Enna; del Dottor Silvano Nigro, critico della letteratura europea, il quale ha scritto un libro sul Gattopardo intitolato “Il Principe fulvo” (Sellerio Editore Palermo, 2012). Al suon di pianoforte, pianola, chitarra, fisarmonica e violini, con tre sedie al centro del palcoscenico per gli illustri ospiti ed una platea gremita di intellettuali ed appassionati, gli scrittori isolani hanno danzato sulle bocche di chi ce li ha presentati in una veste nuova, di chi ha recitato e commentato i loro versi. Su uno schermo, il prezioso contributo di chi, sebbene non abbia potuto esser presente, ha dimostrato di essere vicino a noi col cuore e con la mente: lo scrittore Andrea Camilleri ha ricordato il caro amico Leonardo, il giornalista Gaetano Savatteri ha spiegato come la sua carriera sia cominciata col contributo di Sciascia; la regista Lina Vizzini si è fatta ambasciatrice della cultura italiana a Melbourne – dove ha avuto luogo un simposio letterario in onore del sessantesimo anniversario del Gattopardo – contribuendo con un cortometraggio. I nostri Autori continuano a smuovere le coscienze con la loro attualità, entro e fuori dai confini della nostra ricca isola. A tal proposito, la Strada degli Scrittori ha organizzato un concorso per le scuole medie e superiori, intitolato “Il Maestro di Regalpetra fra cittadinanza ed impegno civile”: al vincitore sarà consegnato il Premio Strada degli Scrittori 2018/2019. Altresì, il Presidente dell’Unione Filatelica Regionale Giulio Perricone ha anticipato la realizzazione di francobolli dedicati a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, disponibili in tutta Italia dal 14 Dicembre di quest’anno (lo stesso fu fatto nel 2007 per Leonardo Sciascia). Non è possibile, infatti, non celebrare queste due grandi figure intellettuali, il cui passaggio sulla nostra terra ha segnato il destino della Letteratura italiana e della dignità siciliana: l’uno per la sua influenza nel genere del romanzo storico, che in quel periodo affrontava un momento di “stallo”; l’altro anche per la sua lotta alla mafia, che andava colpita nel portafoglio. Leonardo Sciascia disse che “l’uomo del sud” non esiste, ma è uno stereotipo creato dall’influenza del Gattopardo: si potrebbe rispondere a tale “provocazione” sostenendo che “l’uomo del sud” è l’emblema-soggetto di diversi autori, da Tomasi di Lampedusa a De Roberto, i quali riportarono le peculiarità di un uomo che è il solo responsabile dell’accezione che attrae su di sé, negativa o positiva che sia. Siamo uomini del Sud: figli dei fiori di carta, ai quali scorre nelle vene il blu dell’inchiostro che nobilita i nostri animi. Il merito è loro; la responsabilità di mantenere un’accezione positiva del termine è nostra.
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