di Luigi Garbato

Lo scorso 24 agosto, appena prima di fare rientro a Padova, ho visitato la mostra d’arte contemporanea “Contagi”, allestita nei locali dell’ex Ufficio tributi di Palazzo Moncada. Il percorso espositivo, curato da Carlo Sillitti, coinvolge e permea totalmente le sale del palazzo seicentesco che saranno restaurate nei prossimi mesi.

Il visitatore, seguendo le orme dei piedi dipinte sul pavimento, è accolto in una sala con i bozzetti dei capilettera delle saracinesche “letterarie” dipinte recentemente in centro storico. Poi, sul corridoio, si aprono una serie di ambienti dedicati ognuno a un artista.

Nel primo ambiente si accede, muniti di torcia, a una specie di grotta preistorica interamente dipinta in chiave contemporanea da Lorenzo Ciulla: animali, frasi, figure fiabesche si mescolano in un groviglio di colori che stimolano a immaginare uno spazio oltre le pareti fisiche della stanza.
Nel secondo ambiente grandi fotografie in bianco e nero di Ettore Garozzo suscitano straniamento e armonia allo stesso tempo, mostrando per esempio un carciofo all’interno di un vaso che ricorda l’albarello della farmacia: “il contagio genera sia somiglianze che differenze”.
Nel terzo ambiente si può contemplare una sola grande fotografia di Ursula Costa, in cui una cicatrice dorata attraversa, come il kintsugi giapponese, l’immagine di un abbraccio tra un uomo e una donna a cui hanno asportato un seno.

Il corridoio astratto, decorato da Loris Viviano quasi alla maniera di Piet Mondrian, conduce all’installazione di Anna Giannone: in una grande nicchia dorata rami con bacche rosse si confondono sulla sommità con due quadretti dipinti, quasi come avvenisse una metamorfosi dalla natura alla pittura.

Su una porta bianca è scritto “ECO: Entra Chiudi Osserva”. Una volta oltrepassata la soglia, ci si ritrova in un piccolo spazio introspettivo in cui, tra labbra e sorrisi dipinti sulle pareti, lo spettatore incrocia i propri occhi dentro altri occhi dipinti, in un sapiente gioco di specchi ideato da Roberto Pistis alla maniera dei fiamminghi. Lo sguardo si allarga, la vista si moltiplica, si va oltre.

Proseguendo lungo il percorso si incontra la postazione “Nemo profeta in patria” in cui si possono sfogliare le pubblicazioni delle nissene e dei nisseni che sono state messe a disposizione per questa installazione.

Seguono poi tre spettacolari ambienti allestiti da Carlo Sillitti: uno schermo nero con la scritta “segnale assente” crea la stessa sensazione di disagio intellettivo del grande encefalo che fluttua nel vuoto dietro le sbarre che lo ingabbiano, mentre una vicina figura metallica è in posizione di scatto. Una grande sala bianca è invece completamente rivestita da parole tratte da citazioni siciliane disposte in ordine sulle pareti, sulle finestre e in parte sul pavimento, a creare un avvolgente effetto da “tappezzeria letteraria”.

Il visitatore è invitato infine ad accedere alla stanza blu, una camera delle meraviglie interamente dipinta di blu in cui tra specchi e riflessi si avverte una forte sensazione di stupore e di mistero allo stesso tempo: “noi siamo quello che facciamo”.

“Contagi” è quindi molto più di una mostra, bensì un’esperienza coinvolgente, un’esplorazione di sé e di quello che c’è oltre, dell’altro e degli altri mondi. Un percorso da intraprendere assolutamente per lasciarsi sorprendere e trasportare dalla meraviglia, dall’introspezione e dalla riflessione.