di Federica Falzone

“Quel mare- magnifico e così potente-sotto i colpi del vento continuava a produrre una musica ancestrale”

Catena Fiorello Galeano

La Sicilia è un’isola capace di arrivare nei meandri più remoti del mondo onirico di chi la visita, di chi l’ha vissuta, di chi l’ha semplicemente sfiorata. La Sicilia è un’isola che culla e morde, che è stanca sotto secoli di storia e di macerie ma rimane esplosione di colori e profumi. La Sicilia riempie la mente di sciabordio di onde di quell’acqua trasparente che si annida nei pensieri e non si allontana, riflesso di una quiete nel caos, del suo continuo andirivieni di contrasti.

Da quando mi trovo lontana dalle coste del mediterraneo, dalle distese dorate e dal profumo di limoni sento il bisogno di trovare appigli, agganciarmi a qualcosa che mi rimandi il sapore della mia terra. Da quando mi trovo lontana dalla Sicilia ho acquistato ancor di più libri di autori siciliani che narrano e ambientano nella bella Trinacria le loro storie così da poter risentire usi, costumi, accenti del luogo che mi appartiene.

Tornata dalle vacanze con un grande nodo di nostalgia alla gola mi immergo nelle prime pagine di “Amuri” e già Catena Fiorello mi invita ad ascoltare un brano musicale, mi accompagna a intraprendere un viaggio.

E’ una commistione di sensazioni, lo sguardo si poggia sui colori vivaci della copertina e sono subito a casa. “Amuri” mi ha trasportata totalmente nei luoghi della mia terra, ad ogni pagina sfogliata mi sentivo in vacanza, percorrevo anche io quelle lunghe rampe di scale e sentivo l’affanno sopraggiungere, sentivo il vento sulla pelle mentre attorno a me case bianche e blu incorniciate dai bisoli mi facevano percepire l’odore di salsedine. Anche io sfogliando le pagine mi sono trovata seduta al tavolo in ferro battuto decorato con i limoni che non può che farmi tornare alla memoria la casa della nonna. Ad ogni pagina si sente il gusto dei pomodori e dei capperi sulle bruschette, si sente la morbidezza del “tuppo” della brioche, quella che “mi ammaliò gli occhi e poi mi gratificò il palato”, sento lo stesso dolore di Isabella sulla pelle dovuto alle scottature del sole. Ad ogni pagina sento il silenzio, quello dell’isola, l’eco della città, sento di appartenere anche io a quel gruppo di abitanti variopinti, sento l’intercalare dialettale dei loro dialoghi.

“Amuri” è una storia di legami, è l’intreccio di modi di amare differenti, in trasformazione. “Amuri” è la storia di chi rompe, di chi ricostruisce, di chi ha bisogno della bellezza e della semplicità di un luogo, di un amore. “Amuri” è la storia del dolore che fa i conti con il tempo e che il tempo lo scopre, lo subisce, lo aspetta, lo accetta.

Catena Fiorello Galeano è vicino a me, al lettore, lo guida delicatamente senza scuoterlo, senza bruschi strattonamenti nella trama. L’autrice con il suo stile semplice ma delicato rispecchia il suo modo di avvicinarsi al pubblico, quello che vediamo nei video sui social, diretto e familiare, umile e rispettoso.

Catena Fiorello Galeano coinvolge nelle storie e nei passaggi dell’anima dei personaggi, comprende i dolori e i dubbi, le passioni messe a tacere, i cambi di rotta. Fa parlare i rimpianti, le scelte, fa parlare chi non ha “mai smesso di volersi bene” nonostante avesse provato la sofferenza “di una barca che affonda”.

Ognuno in “Amuri” può trovare la sua pagina, la sua spiaggia e io ho ritrovato la mia Sicilia, io che ho sperimentato la nostalgia di Saro, lui che “è partito “cu i causi strazzati e che a furia di lavorare sodo era diventato unu ‘mpurtanti chinu i picciuli, era un orgoglio per tutti ed era rimasto un caruso semplice”.

Ringrazio Catena Fiorello Galeano per aver portato nella mia casa un pezzo di Sicilia con le sue tinte pastello e il suono del mare.