di Luigi Garbato
Rientrato a Caltanissetta, in occasione delle festività natalizie, ho voluto fare un paio di passeggiate in centro storico per poter vedere da vicino le tante novità di cui avevo letto sui social: la nuova edicoletta votiva di via Arimondi, addobbata dal Lions di Caltanissetta e sostituita da una nuova coloratissima pittura di Michelangelo Lacagnina raffigurante un ostensorio; la trasformazione di via Cassetti nel “vicolo fiorito” grazie all’idea dell’avvocato Alfonso Gucciardo supportato dall’entusiasmo di decine di cittadini che hanno abbellito con piante e fiori quest’angolo di città; il nuovo murales, raffigurante un cuore pulsante circondato da uccellini, realizzato dall’artista palermitano Igor Scalisi Palminteri a pochi metri dall’abside della chiesa della Provvidenza, nell’ambito del progetto “L’ago e la fune: cucire e legare” promosso dall’Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna di Caltanissetta ed Enna, in sinergia con enti e associazioni del territorio; il recupero delle saracinesche tristemente abbassate dei negozi del centro storico con la trascrizione di citazioni letterarie in italiano e arabo, promossa da Carlo Sillitti, che hanno dato loro un nuovo senso; la valorizzazione quasi ultimata della cripta di San Domenico, curata dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta grazie ai finanziamenti previsti dal Patto per lo Sviluppo della Regione Siciliana del 2016; e infine il restauro dei locali adiacenti alla Cattedrale curato dall’Ufficio edilizia di culto della Curia di Caltanissetta.
Durante queste passeggiate “sentimentali”, ho potuto apprezzare i presepi allestiti all’interno delle vetrine dei locali sfitti e il calore “deciso” dell’illuminazione natalizia in piazza Garibaldi, ma purtroppo anche verificare alcune situazioni che caratterizzano il centro storico: il traffico e il parcheggio selvaggio, il degrado delle case, la quasi totale assenza di esercizi commerciali in alcuni punti dei corsi principali, l’abbandono indiscriminato dei rifiuti e la sporcizia, la scarsa cura del decoro urbano e di alcune aree monumentali, l’alta presenza di stranieri e di ragazzini spesso indisciplinati.
Cosa fare? Mi sono interrogato e voglio condividere con voi alcune proposte da prendere in considerazione avendo bene in mente che chi le avanza può solo immaginare tutte le difficoltà amministrative ed economiche che ogni intervento richiede:
- Traffico e parcheggio selvaggio: al di là delle disposizioni straordinarie legate all’emergenza sanitaria, sarebbe utile ripristinare la zona a traffico limitato, nonché estendere le aree pedonali di cui occorre prendersi cura, sostituendo e uniformando la pavimentazione, riparando e potenziando i corpi illuminanti (uno dei lampioni di piazza Garibaldi per esempio è vistosamente inclinato); bisogna poi multare chi parcheggia l’automobile in maniera scorretta, spesso nell’area pedonale, e individuare al contempo nuove aree per il parcheggio nelle adiacenze del centro storico (se non sbaglio una volta si parlava di un parcheggio in via Kennedy per esempio);
- Degrado delle case: credo che negli ultimi anni sia stata completata la mappatura delle abitazioni del centro storico; partendo da questo importante strumento bisognerebbe programmare un piano decennale di recupero, ove possibile, ispirandosi al modello “case a 1 euro” che ha avuto molto successo in alcuni borghi della Sicilia (Gangi, Sambuca di Sicilia, ecc…), oppure provvedere alla demolizione degli immobili fatiscenti e pericolanti;
- Assenza di esercizi commerciali: il Comune ha recentemente acquisito, dopo un lungo iter avviato qualche anno fa, 11 locali di corso Umberto, di cui 3 da destinare a uffici turistici. Gli altri 8 potrebbero essere concessi in uso gratuito ad associazioni, cooperative e società che intendono svolgere attività sociali, culturali ed economiche in grado di rendere più attrattivo e vivibile il centro storico;
- Abbandono dei rifiuti e sporcizia: andrebbe potenziato il sistema di videosorveglianza per scoraggiare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti, coinvolgendo anche gli abitanti e i comitati di quartiere nel controllo e presidio del territorio (non chiamatele ronde!). Inoltre andrebbe programmata più volte all’anno una bonifica massiccia e approfondita delle discariche abusive che si trovano per strada e negli edifici abbandonati;
- Scarsa cura del decoro e di alcune aree monumentali: bisognerebbe curare di più il decoro in alcune parti del centro storico, provvedendo al ripristino del pavé dov’è stato divelto e potenziando l’illuminazione delle strade; urge poi la sistemazione definitiva di largo Barile, piazza su cui si affaccia lo splendido Palazzo Moncada; sia qui sia in piazza Garibaldi sia in corso Umberto I si potrebbe materializzare l’idea del “filo di Arianna” che lega le aree pedonali della “Grande Piazza”, idea alla quale è riconducibile il “serpentone” della salita Matteotti, collocandovi degli “affioramenti” di acciaio corten. In attesa del completamento del restauro di Palazzo Moncada, si potrebbe immaginare una nuova destinazione per i locali dell’ex Ufficio Tributi, tornati disponibili da 18 mesi ormai ma non ancora riutilizzati: a me piace immaginare questi ambienti come uno spazio per il co-working e per lo studio fruito dagli abitanti del centro storico; anche lo spazio dell’ex rifugio antiaereo della salita Matteotti merita una sistemazione e una destinazione definitive. Meritano poi almeno di essere adeguatamente illuminati i suggestivi ruderi del Castello di Pietrarossa, ultimo lembo del quartiere Angeli che si affaccia sulla campagna;
- Presenza di stranieri e ragazzini indisciplinati: il centro storico è abitato ormai per la maggior parte dagli immigrati che si sono stabiliti nella nostra città. Perciò bisogna garantire loro servizi capaci di creare inclusione sociale: penso a un luogo di culto accogliente e adeguato alla comunità di credenti, un centro culturale che valorizzi le radici arabe della nostra città, in cui si possano svolgere corsi di lingua e cultura araba ma anche di lingua e cultura italiana. L’identità di una comunità si plasma nel tempo, prima si prende consapevolezza dei recenti mutamenti dell’identità nissena, prima la loro presenza diventerà una risorsa piuttosto che un problema. I più giovani invece non hanno spazi adeguati per ritrovarsi e giocare, motivo per cui spesso giocano a pallone e corrono in bici nel bel mezzo dell’area pedonale. Per scoraggiare questo fenomeno occorre predisporre spazi di aggregazione e di gioco adeguati alle esigenze dei bambini e dei giovani. A questo scopo possono essere destinate le numerose aree di risulta degli edifici abbattuti. Nel quartiere Provvidenza ci sono molti “fazzoletti” di terra battuta che possono essere sistemati a verde con giostrine e panchine. Dietro la chiesa di Santa Lucia invece c’è un grande slargo che potrebbe diventare un campo da gioco, ma non so a chi appartenga e perché sia inutilizzato. Un’altra area interessante in cui si potrebbe ricavare un campetto di calcio e altri sport è l’area del bocciodromo del quartiere Angeli, oggetto anche in passato di progetti di recupero.
Queste proposte possono sembrare tratte dal “libro dei sogni” e probabilmente in parte lo sono, ma io credo che se tutte le istituzioni, Comune, Curia e Soprintendenza in primis, si sedessero attorno a un tavolo coinvolgendo banche, istituti scolastici, comitati di quartiere, associazioni e singoli cittadini, anche solo una delle proposte sopra elencate potrebbe essere realizzata. Un’occasione da non perdere sono sicuramente i fondi del Recovery Plan, in particolare 1 miliardo di euro per le aree interne e montane, per i quali occorre sicuramente l’interessamento e l’intervento della deputazione regionale e nazionale.
È urgente che tutte le politiche di programmazione economica e di interventi urbanistici tengano conto delle persone, della gente che vive quotidianamente il centro storico e delle loro esigenze. A cosa serve un’altra fontana in una nuova piazzetta se poi non c’è la pensilina per chi aspetta l’autobus? Di solo assistenzialismo e di progetti calati dall’alto il centro storico muore, occorrono invece scelte coraggiose e decise in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni delle persone e di ridisegnare il presente e il futuro del cuore più antico della città.
Condivido pienamente le considerazioni di Luigi Garbato. Gli interventi di privati ed associazioni sono apprezzabili e possono contribuire a far crescere il senso di appartenenza al nostro territorio ma, a mio parere, sono necessarie delle azioni più radicali e una progettualità che sappia intercettare i contributi europei favorendo la costituzione di reti che superino l’individualismo che caratterizza noi nisseno.