di Danilo Napoli
Ci sono lavori che ormai sembrano appartenere solo alla nostra memoria collettiva, lavori che si pensa più nessuno porti avanti, ma che invece ancora qualcuno esercita. Ne è un esempio la storia di Giancarlo Filippazzo, 50 anni, rilegatore da trentatré. Il signor Filippazzo ha la sua attività in centro, vicino la chiesa San Giuseppe, un piccolo negozio pieno di vecchi libri, carta e antichi macchinari. Lì dentro il tempo sembra essersi fermato, eppure lui continua con orgoglio il suo mirabile lavoro di restauro e rilegatura. È una sorta di medico dei libri, una figura sempre più rara, infatti è pressoché l’ultimo rimasto in questa maestranza, una volta ricca di concorrenza e commissioni.
“Ho iniziato in una tipografia, dove ho imparato il mestiere e venticinque anni fa ha deciso di mettermi in proprio. All’inizio il mercato era saturo e farsi spazio in quel mondo non è stato facile, ma dopo qualche anno di sofferenza sono riuscito a ritagliarmi la mia fetta di clientela”. Da quel periodo molto è cambiato, la rivoluzione digitale ha interessato anche questo settore e ormai ci sono copisterie e tipografie che fanno la stessa tipologia di lavori del signor Filippazzo, con macchinari di ultima generazione. Ma allora perché scegliere di andare a richiedere una tesi o a far fare una copertina a un vecchio libro proprio in quell’angolo dimenticato di viale regina margherita? Perché Giancarlo con i suoi macchinari antichi e con il suo metodo di lavoro, legato alla tradizione di questo nobile mestiere, garantisce una qualità difficile da riscontrare nelle moderne tipografie. “Lavoro con la vecchia pressa a caldo, creo i dorsi, le copertine, che incido tramite l’uso di caratteri in rame e cliché”. Nell’angolo sinistro del suo laboratorio una vecchia macchina taglia carta ancora perfettamente in funzione, poi di fronte il piano di lavoro e mensole piene vecchi libri, sembra proprio di tornare nel Novecento entrando lì.
Il signor Filippazzo ha sempre meno clienti e saltuari, “purtroppo sono poche ormai le persone che decidono di far rilegare o restaurare un libro”. Ciò è dovuto forse a un problema culturale, il restauro dei libri è una pratica purtroppo caduta in disuso. “Per fortuna la categoria dei notai ha ancora bisogno di questa tipologia di lavoro ed è grazie alle loro richieste che l’attività continua ad andare avanti”. Il futuro è legato dunque alla richiesta degli studi notarili e di alcuni atti commissionati dal tribunale, senza questi committenti questo lavoro è destinato a scomparire per sempre e diventare solo un qualcosa da raccontare. Per il momento Giancarlo Filippazzo non ha intenzione di mollare e fino a che ci sarà lui, almeno questo antico mestiere riusciremo a conservarlo.
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