di Federica Falzone
Circa un mese fa, il 2 Ottobre 2020, presso la Biblioteca Passerini-Landi nel cuore di Piacenza si è svolto l’incontro “Leonardo Sciascia-la scrittura come speranza” tenuto da Carmelo Sciascia organizzato in collaborazione con l’associazione Dante Alighieri. Sin dal mio ingresso sono stata travolta dal carisma e dal calore dell’ampio salone monumentale e dal maestoso silenzio di numerosi astanti coinvolti e rapiti dalla tematica viva.
In occasione dell’incontro è stato proiettato il documentario ”Il sogno della ragione: appunti per un viaggio intorno a Sciascia” realizzato nel 1992 dalla giornalista Maria Pia Farinella con la regia di Franco Matteucci. La figura di Leonardo Sciascia, assorto con la sua sigaretta fra le mani, emerge e si delinea insieme alle delucidazioni e agli aneddoti che Carmelo Sciascia fa arrivare nella sala. La domanda centrale che accompagna l’intero incontro è “Perché leggere Sciascia?” e l’eco della risposta ha note di razionalità e romantico trasporto intrecciati, soavemente mescolati.
I libri di Sciascia prendono forma di eredità, di presente che si svela, di oracolo di alcune dinamiche consolidate, sedimentate e stagne nella mente dei Siciliani ma ancor più degli Italiani, nelle vie dei borghi della trinacria ma, in generale, di quelli dell’intera penisola. Il suo pensiero, i suoi racconti sono specchio di una terra, di una politica, di una scuola, di una società attuale, diversa eppur così simile. Ancora oggi, ad esempio, molti di noi si ritroveranno nella sua concettualizzazione sui siciliani e le idee. Quante idee, quanta creatività, quanta poca fiducia nel veder la propria fantasia diventare parte di quel basolato. Quanto tutto si proietta oltre i confini dell’isola.
“Non credere nelle idee ha impedito alla Sicilia di andare avanti. Il credere che il mondo non potrà mai essere diverso da com’è stato. Questa sfiducia nelle idee, questa mancanza di idee, ormai si proietta su tutto il mondo e in questo senso la Sicilia ne è diventata la metafora”. Il relatore, consapevole delle sue radici siciliane, del pacato ardore con cui trasmette le conoscenze di una storia isolana, dell’entroterra racalmutese, fra quelle “Chiese di Regalpetra” e Contrada Noce fa conoscere Leonardo Sciascia, l’autore e la persona, la vita che diviene, per qualche anfratto, romanzo con raggelante maestria.
Anche Camilleri, con la sua voce roca e avvenente, in una intervista aveva riportato l’attenzione sull’enorme valore delle riflessioni di Leonardo Sciascia, sull’eredità lasciata a tutti noi. Aggiungeva, inoltre, il valore che assumevano i suoi libri nelle sue abitudini da scrittore. Diceva, infatti: “Io sono stellarmene lontano da Sciascia, proprio come scrittura, mi pare sia evidente. Come esercizio della ragione riesco a mantener un’autonomia della ragione di circa dieci minuti, poi crollo in preda alle passioni, arrabbiature. Anche nella scrittura, non solo come fatto caratteriale. Però capita, non ora che ho 81 anni, anche vent’anni fa, capita di sentirsi le batterie scariche, “stamattina non ce la faccio a scrivere, a fare niente”. Io ho trovato un rimedio. Il rimedio consiste nell’aprire una pagina qualsiasi a caso di Leonardo Sciascia, che tengo sotto mano nel mio studio, e leggo, e quando ho finito di leggere quella pagina mi sento che le mie batterie si sono ricaricate. Ha la capacità, una pagina di Leonardo Sciascia, di farmi tornare vivo”
Ed è capitato anche a me, proprio mentre percorrevo un viaggio tra i libri di Leonardo Sciascia quel pomeriggio di pioggia di Ottobre. Accadde anche a me di sentire “le mie batterie ricaricate”. Carmelo Sciascia invita a salire sul treno dei sapori e delle parole, della aspra e calorosa terra, a fare quel viaggio in treno, che tanto amava Leonardo Sciascia, quel momento statico e dinamico allo stesso tempo, che ci permette di riflettere, vagare, andare, stare fermi, andar lontano. Uno snodo importante avviene quando si giunge alla “stazione” de “Il giorno della civetta”. Curiosità e remore aleggiano tra i presenti così vicini e così lontani da quella realtà che si annida nelle pagine e nelle descrizioni della Sicilia, nella maggior comprensione di cosa vogliano dire alcune rappresentazioni, la metafora degli zolfatari ad esempio
Al termine dell’incontro è stato donato il libro “Note di Diario” dello stesso relatore. Con questo dono, Carmelo Sciascia, ci offre un biglietto per percorrere la strada degli scrittori, le sensazioni che poi si riversano fra le righe. Dentro le pagine, la vita diviene pensiero condiviso, vascello per altri itinerari.
Sfogliando episodi personali spicca il carattere eclettico e la conoscenza variegata dell’autore Carmelo Sciascia che con umiltà non decanta imprese egoiche ma condivide riflessioni di libri letti, di concetti banali ma presenti e inesplorati, incontri causali poi risultati fatali, rimandi di politica, estetica, storia attuale. Il pendolo oscilla tra due identità che non si confondono, quella siciliana sempre nocciolo del sé e quella di chi vive a Piacenza e ne scopre particolari e dettagli, associazioni e paesaggi. Brevi frammenti che si lasciano leggere con curiosità e piacevolezza, che fanno riflettere anche il lettore scaturendo nuove domande. Non si pone come un’autocelebrazione ma come un cesto di pensieri, un momento di riflessione comune, uno stimolo ad avere nuovi occhi, nuovi desideri di conoscenza.
Circa un mese fa, sono uscita da questo incontro, distante chilometri dalla mia terra ma vicina emotivamente alla mia isola, ai cari libri degli autori siciliani di maggior rilievo. Mi è sembrato, per un attimo, di sentirmi accanto a quella statua raffigurante Leonardo Sciascia, opera di Giuseppe Agnello, intento a camminare nella via centrale di Racalmuto. Sin da piccola quella statua mi ha fatto sognare, immaginare con stupore uno scrittore che silenzioso va per le strade di un piccolissimo e, per me, familiare paese e che si ritira nella sua dimora a scrivere, scrivere, scrivere. Ero piccola ma il mio immenso amore per la scrittura, per le parole mi faceva osservare quella statua con occhi diversi.
Questo racconto, resoconto di un incontro in una città di provincia, opera una profonda metamorfosi narrativa: trasforma un episodio locale in un grande evento letterario come solo la scrittura ed il sentimento sanno fare: la scrittura di Leonardo Sciascia ed il sentimento sincero di una ragazza! Grazie a Federica Falzone
Lieta di ricevere questa risposta dall’ autore, da chi ci ha accompagnato nel viaggio con Leonardo Sciascia.
Grazie ancora per un incontro così speciale , che senza capacità di trasformazione della scrittura, conteneva il trasporto della letteratura, dell’arte, del ricordo di un grande autore.
Nelle mie ipotetiche “note di diario” ci sarebbe sicuramente un incontro in biblioteca come questo.
Grazie, in attesa del prossimo evento.
Eccezionale
Sogni e fai sognare
Brava