di Giulio Scarantino

L’onda dove il mare non esiste, ma che arriva nella nostra città attraverso gli occhi e le storie dei migranti che giungono qui a Caltanissetta. Aver visto un’onda che trascina i vestiti nel simbolo della salita Matteotti è per me la grande intuizione dell’artista Alberto Foresta“. Con queste parole l’assessore alla cultura Marcella Natale ha introdotto l’opera dell’artista nisseno, presentata oggi in conferenza stampa. In sala gialla presente anche il Sindaco Gambino che ha sottolineato l’importanza della cultura e dell’arte, di sperimentare per dare spazio a giovani della città, con un simbolo che torna di nuovo ad essere presente. “Il serpentone è stato il simbolo della campagna elettorale, è dall’arte che dobbiamo ripartire”.

Anche l’artista è intervenuto durante la conferenza stampa: “Ringrazio l’amministrazione per il coraggio nell’affidarmi un progetto che non conoscevano nel suo risultato finale, ma soltanto nell’idea che avevo proposto. Pace Nostra, il titolo, è la chiave di lettura dell’opera. Volevo sottolineare il fatto che sia nostra, l’idea di comunità, di unione la lettura del dramma spesso definita “dei migranti”.  Affermare che è un dramma dei migranti significa selezionare, vuol dire che non ci appartiene. E invece no è un dramma collettivo, un dramma umano, un dramma di tutti, dell’umanità. Quindi è un dramma che ci appartiene che è anche mio, anche tuo, anche nostro.

Anche l’idea dell’accoglienza, della condivisione e dell’interculturalità. L’accoglienza è sempre visto con un’accezione unilaterale, ma non deve essere così, sono anche loro che accolgono la nostra cultura, i nostri sentimenti, la nostra politica a volte troppo dura o altre volte indifferente. L’accoglienza è reciproca.

L’installazione ha avuto un processo lungo e anche pesante da un punto di vista fisico, sono andato alla ricerca di 150 metri di stoffa, di abiti che ho messo insieme cucendo a mano con mio papà piegato sulla schiena. La cosa bella dell’arte è anche quella di raccontare storie, le storie non sono solo quelle che si vedono come ad esempio il processo di creazione che vi ho racconta. Come le storie che ci sono dentro questi abiti, persone di Caltanissetta, non di migranti. Questo è importante perché gli abiti raccontano la storia di chi me li ha donati, i loro sudori, i loro pianti e le loro gioie, che mi sono stati affidati per mettersi nei panni dei migranti. Attraverso i nostri abiti metterci nei panni della loro vita e delle loro emozioni. 

La conferenza stampa si è conclusa con l’annunci dell’intervento all’inaugurazione di domani alle 17.30 del direttore dell’ufficio Migrantes e di Don Marco Paternò per presentare il progetto di accoglienza e integrazione “Casa S.Barbara”.