di Giulio Scarantino

Al sit-in di fronte Palazzo del Carmine questa mattina c’era una consistente rappresentanza delle 65 lavoratrici delle mense scolastiche per rivendicare, insieme al segretario provinciale della UILTUCS Michelangelo Mazzola, l’inizio del servizio e chiarimenti su come dovrà essere espletato. A suon di fischietti e tamburi la protesta pacifica delle lavoratrici ha fatto eco in mezzo al torpore del centro storico della città che si stava ancora svegliando.

Proprio dal torpore, dall’immobilismo delle scelte che le lavoratrici hanno chiesto a gran voce all’amministrazione comunale di risvegliarsi e venir fuori. “Vogliamo sapere quando inizieremo e soprattutto come lo faremo. Chiediamo risposte da maggio, questo non è il primo sit-in, abbiamo fatto un comunicato stampa giorni fa ma nonostante ciò non abbiamo avuto nessun confronto con il Sindaco. Da voci di corridoio abbiamo saputo che il servizio inizierà il 19 ottobre però con le problematiche dell’emergenza sanitaria vorremmo capire quali sono le condizioni alle quali andranno incontro queste lavoratrici. Ad oggi, anche se è iniziato l’anno scolastico, non abbiamo nessuna informazione. Dov’è il “cambiamento” in tutto questo?”, commenta così il segretario provinciale della UILTUCS Michelangelo Mazzola.

Ad acuire le ragioni della protesta c’è anche l’incertezza sul futuro, in questo momento infatti per le lavoratrici delle mense scolastiche sono previste soltanto tre ore lavorative, eppure le nuove regolamentazioni per l’emergenza sanitaria richiederanno probabilmente nuove mansioni, più turni e più sforzi con una remunerazione che resta immutata. A riguardo tra le proposte del sindacato c’è quella di un aumento delle ore lavorative e pertanto un proporzionale aumento del corrispettivo economico: “Può essere una soluzione realizzabile nell’immediato, in questi mesi con la chiusura delle scuole, il servizio mensa non ha gravato sulle casse comunali. Al contrario, considerando che una parte consistente della remunerazione è legata al consumo dei pasti, l’amministrazione comunale ha risparmiato fondi già previsti nel bilancio. Questi possono essere utilizzati per ripartire in sicurezza e nel rispetto del doppio sacrificio che le lavoratrici dovranno sostenere. Inoltre la minaccia di chiusure delle scuole richiede che qualcuno si prenda cura e sostenga economicamente queste lavoratrici.” Commenta sempre il Segretario Michelangelo Mazzola.

Non solo la mancata considerazione denunciata dalle lavoratrici ma anche un profondo disagio economico: “la maggior parte di noi è madre di famiglia, separate, vedove, ragazze madri e viviamo questa condizione dal 5 di marzo. Solo a giugno abbiamo percepito una remunerazione minima con gli ammortizzatori sociali e soltanto per tre mesi visto che a giugno terminano i nostri contratti. Il Sindaco Gambino aveva promesso che avremmo avuto un spazio per il Comune in estate per riprendere parte del lavoro che non abbiamo potuto espletare ma così non è stato. Siamo preoccupate.” Commenta così Agnese, una delle lavoratrici presenti alla protesta.

Dopo un’ora di protesta una delegazione è stata accolta dal Sindaco Gambino e all’esito dell’incontro il Primo Cittadino ha riferito che fisserà un confronto con il dirigente al ramo allo scopo di trovare soluzioni ottimali per l’espletamento del servizio nel rispetto di tutte le norme vigenti per le lavoratrici e per l’utenza.