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di Federica Falzone

Un rapido sguardo ad alcuni libri in grado di spiegare i grandi benefici della letteratura e il potere delle parole nella costruzione del sé e nel potenziamento delle sue principali risorse personali e socio-relazionali.

Sono stata sempre una folle amante delle parole. Ho amato le parole da lettrice, da “autrice”, da psicologa e dunque da sostenitrice della cura attraverso la parola. Forse per questa ragione mi ha sempre affascinato la completa presenza di storie nella vita di ogni individuo. L’uomo nasce da una storia e la sua essenza si plasma attraverso storie. Basta osservare per un attimo ciò che ci circonda per capire come siamo permeati da narrazioni. Da bambini giochiamo ricreando storie “facciamo finta che..”, da adulti cerchiamo conforto raccontando avvenimenti e aneddoti ai cari, conosciamo l’altro attraverso l’ascolto della sua storia. Siamo quello che ci raccontiamo e come lo raccontiamo. Il come influisce nella percezione e sulla costruzione del sé.

Nella formazione della trama narrativa di ogni esistenza, decidere l’angolazione da cui vedere e organizzare gli eventi, cosa tralasciare e cosa porre in primo piano rinforza la mappa mentale di ciascuno e orienta la percezione di sé e la possibilità delle scelte future. Inoltre, troviamo serenità e benessere nella lettura di romanzi e nella visione di film, ci lasciamo trasportare dalla musica e dal suo testo.

La narrazione, come ci dice J. Gottschall, è un vero e proprio istinto dell’uomo e ne abbiamo massima conferma se ripercorriamo a livello storico e culturale l’evoluzione dell’essere umano. In psicogeriatria e in psicologia dell’invecchiamento la narrazione può essere utilizzata come mezzo per mettere in discussione alcune convinzioni disfunzionali, per rafforzare la teoria della mente, capacità di attribuire stati mentali-credenze, intenzioni, emozioni e desideri- a sé e agli altri, e con la tecnica di creazione di storia e quella del Timeslips far sì che i pazienti/utenti riescano a verbalizzare e ad esprimere i loro vissuti.

Nelle residenze anziani tramite alcuni supporti e alcuni stimoli, uomini e donne, riescono a usare la fantasia e utilizzare alcuni personaggi archetipici per esprimere emozioni, proiettando su essi i propri stati d’animo. Emanuela Pasin nel suo libro “Salvarsi con una fiaba” racconta la sua esperienza di terapia psicologica con i malati di Alzheimer ed espone metodiche che utilizzano immagini. Stupisce come gli anziani intreccino frammenti di vita a desideri e paure ed è lodevole la cura con cui la psicologa, autrice del libro si rapporta ad ogni “paziente”. Posso confermare che anche nella mia pratica clinica in residenza anziani il modello utilizzato si è rivelato un ottimo esercizio di stimolazione cognitiva e un ottimo metodo per esprimere contenuti consci e inconsci al di là delle capacità e delle competenze artistiche o di scrittori per cui la linfa narrativa diviene fulcro, cuore e atto di grande valore artistico e sociale.

In forma differente ma di elevatissima valenza terapeutica, promotrice di benessere è la biblioterapia. In generale, conosciamo tutti l’enorme sostegno fornito da romanzi e poesie. Nella letteratura scientifica italiana da anni oramai si hanno numerosi riferimenti in materia che permettono di dare evidenza ai benefici apportati dalla lettura sia per accrescere le competenze emotive, sia per la capacità di insight derivante dalla catarsi. Esponenti di rilievo in questo settore sono Rosa Mininno e Marco Dalla Valle. Cosa avviene durante la lettura di una storia a livello neuro-fisiologico e quale abilità cognitive riesce a stimolare, quale genere narrativo è in grado di promuovere maggiore benessere viene, invece, spiegato ampiamente in “Neuronarrazioni” di Stefano Calabrase. Da un punto di vista più ampio risultano fondamentali e di grande importanza testi quali “Le storie che curano” di J. Hillmann e “I libri si prendono cura di noi” di Régine Detambel. Non va dimenticata, inoltre, la pura e semplice funzione “ludica” che rende l’incanto della lettura un’esperienza senza eguali. D’altronde moltissimi autorevoli maestri, da Platone a Salinger, da Pavese a Zafon, da Edmondo De Amicis a Recalcati, hanno tessuto encomi ed elogiato l’arte della lettura. La grande Virginia Woolf riteneva, infatti, che il paradiso fosse proprio leggere continuamente, senza fine.