di Giulio Scarantino

Sono le sette e trentaquattro del quattordici di settembre, mancano pochi minuti al suono della campanella per l’inizio dell’anno scolastico al liceo scientifico di Caltanissetta e delle poche scuole che hanno deciso di non aspettare le votazioni del referendum.
Il cielo è terso, adombrato come i pensieri degli studenti e del personale scolastico già in arrivo alla spicciolata sulla soglia dell’istituto.


Nessuno lo dice, ma le preoccupazioni dell’inizio sono tante: “l’ingresso di 1000 ragazzi in due differenti turni non sono pochi” con il nemico innominato, ostracizzato e dissimulato durante l’estate.
“Abbiamo aule ovunque”, disseminate tra gli spazi di amori nascosti, pause interrotte e consumazioni fugaci.
Ogni anfratto riempito dai sogni sospesi degli studenti. Dopo sei mesi e mezzo torna la musica nelle orecchie, intorpidita dal sonno e dai passi verso il proprio banco di scuola: tra sogni, paure e mascherine.


Eppure quelle mura e i pavimenti consumati dalle generazioni ormai lontane, sono ancora lì ad attendere i nuovi conducenti del cammino verso la maturità.
Questa volta però a condurre il cammino non sono solo gli studenti, ma la scuola all’unisono che da banco di prova per le giovani menti, diventa essa stessa cavia del giudizio.
Come non mai, all’esame di maturità è l’istituzione nel suo complesso. Sotto giudizio la sua capacità di ritornare alla vita normale.
Così quella che è stata madre agli occhi di un ex studente, si presenta come un genitore che in un momento esatto della propria vita ha bisogno dei propri figli. Il momento in cui i figli diventano genitori e i genitori diventano figli.
Ecco l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021 è questo e molto altro.