di Giulio Scarantino
A Montedoro il dramma delle miniere diventa memoria, con un percorso che dalle viscere della terra porta all’ Osservatorio Astronomico. In questo giorno di memoria della strage di Gessolungo, 12 Novembre 1881, nel quale morirono 65 minatori tra cui 19 Carusi, raccontiamo il percorso di Montedoro perché al ricordo si alimenti anche il presente e il futuro del nostro patrimonio storico. A Caltanissetta il ricordo della strage di Gessolungo è conservato nel cimitero dei Carusi.
Non si direbbe ma tra le panchine vuote della piazza con gli anziani a sorreggere il tempo sospeso, proprio sotto: nelle viscere della terra scavate dai picconieri e i Carusi, un continuo divenire è causa di impercettibili smottamenti, vibrazioni, sussulti, crepe. Piccole rotture che incessantemente corrodono la roccia sottostante. Come se la madre terra colpita nel profondo, ormai smembrata, sventrata dalla sua essenza, sia caduta in un incantesimo maledetto. Come se il lavorìo continuo dei picconieri e l’andirivieni dei Carusi non sia mai terminato rendendo il terreno instabile nell’apparente staticità e lentezza delle vie di Montedoro.
Eppure proprio questo incantesimo di tempo, di staticità e movimento, di passato e futuro, trova risposta e soluzione nel percorso del Museo delle Zolfare e dell’Osservatorio Astronomico di Montedoro: esempio di memoria e resilienza, dove la natura diventa arte e conserva così la traccia della nostra esistenza.
Il percorso si divide in due fasi apparentemente separate: la prima parte con la visita del Museo delle zolfare, la discenderia di una delle miniere più antiche di Montedoro e i forni utilizzati per l’estrazione dello zolfo. La seconda parte con la visita al Planisfero e all’ Osservatorio Astronomico. In realtà le due fasi del percorso, oltre ad essere legate dalla famosa opera di Pirandello “Ciaula scopre la Luna”, sono una reazione contraria e speculare all’origine e alla condizione vissuta dal paese di Montedoro e dal territorio dell’intera provincia di Caltanissetta. Solo nel piccolo paese di Montedoro erano presenti 16 miniere, nelle quali lavoravano e perdevano la vita divorati dall’adolescenza centinaia di minatori. Dalla terra dei dannati si erge oggi uno degli osservatori astronomici più importante in Sicilia.
Se per far riemergere la memoria delle miniere è possibile percorre qualche metro della discenderia, così da assaporare l’odore pungente dello zolfo e scrutare i vicoli stretti percorsi dai Carusi, al contrario per meravigliarsi del passato della volta celeste occorre posare gli occhi su un braccio elettronico proteso verso il cielo. Due modi differenti di scrutare il passato e nello stesso tempo il nostro futuro. Dall’ Osservatorio Astronomico infatti è possibile scorgere i rilievi della Luna, i satelliti di Saturno o i colori di Giove. Eppure in quei momenti si rivela a chi osserva l’allegoria in cui viviamo: tutto ciò che vediamo con il telescopio non è altro che una luce partita migliaia di anni prima. Tutto ciò che vediamo dalla terra non sta accadendo ma è già successo. A pensarci bene, però, dalle viscere della terra fino a scoprire la luna, è proprio questa l’essenza della vita: guardare al passato per orientarci nel futuro.
Bel racconto e bell’invito a visitare, tra il passato e il presente, tra la terra, il sottosuolo e la volta celeste che sovrasta il mio paesello e conosce le vicende di chi c’è vissuto prima, di chi ci vive, di chi ci torna
Complimenti, leggere quest’articolo mi ha emozionato tantissimo anche se questa esperienza l’ho vissuta e la vivo ogni giorno con gli amici e i tanti visitatori che spesso vengono a trovarci.