Il coraggio di riflettersi dentro le onde, il coraggio di renderle parole.

di Federica Falzone

L’arsura si protrae per le strade roventi, ribollendo e risalendo dall’asfalto, dal basolato sino alla pelle. L’estate si è appena svegliata dal torpore, ancora intimorita dal virus dannatamente distruttivo degli scorsi mesi e il desiderio di mare si assopisce e poi esplode, limitato da restrizioni e divieti. Voltarsi oggi, guardare indietro fa venir voglia di dimenticare, ingannando la memoria e il tempo, sperando che quel che è stato non ritorni nel futuro e nella mente ma questo stralcio di storia mondiale che ci appartiene è fondamentale, va inserita in una trama più ampia e il suo eco qualcosa ci sussurra ancora.


Lo sa bene Chiara Gamberale che ha deciso di far divenire la sua esperienza di isolamento in casa un libro o meglio un “quaderno”, come lo autodefinisce, condiviso con noi lettori.
Lei, lei autrice, lei mamma, lei donna, lei italiana spaventata, lei che cerca nelle parole di Giuseppe Conte un appiglio sicuro, lei che si è ritrovata in un micro cosmo nuovo, diverso, ristretto, ampio. Lei che ci invita ad osservare con diligenza quel “dentro di testa” che va accarezzato, con l’aiuto di professionista, pazienti guide. Lei che come “il mare in un bicchiere” rimane essenza viva contenuta, che è “troppo azzurro” dentro un piccolo spazio, lei che è un frammento di un tutto che a tutti appartiene.


Poche pagine, lette una dietro l’altra, assaporate con lo stupore acceso di chi pensa a quanto deve essere difficile parlare di sé, inserire nell’inchiostro, fra gli spazi vuoti, nelle giunture dei fogli ogni pulsazione dell’anima, ogni pensiero inconscio, ogni fragilità, che spesso si vuol nascondere ma che è bagliore del singolo respiro.
E sento di riporre molta stima alla forza del coraggio che si intreccia ad ogni riga. Il coraggio di raccontare di sé, dei dispiegamenti delle proprie sensazioni.


L’autrice, consapevole di essere stata “fortunata” a non essersi direttamente scontrata con il virus, mette in luce gli urti che lo tsunami pandemia ha comunque portato in ogni stanza. Consapevole che questa esperienza drammatica ci ha lasciato una scia importante, uno spiraglio nelle crepe, ci invita a prenderci uno spazio anche quando le auto cominceranno a correre all’impazzata ancora e quando le agende saranno colme di impegni. Consapevole delle perdite e dei lutti, dona il ricavato allo spazio di accoglienza per i bambini e le famiglie di CasaOz in situazione di emergenza Covid-19 e in quella copertina blu ci invita con serenità a guardare oltre l’oblò con il desiderio di un nuovo pacato orizzonte.


Allora anche questa volta, con semplicità, con un lessico leggero, senza astruse riflessioni, senza “mettersi dietro” i personaggi, Chiara Gamberale entra “nelle case degli altri” per similitudini e per contrasti e ci invita a mettere un diario tra il prima e dopo covid, facendo della nostra integrità storica una narrazione continua, cambiando i punti di vista.