“Il treno dei bambini” è un romanzo d’amore e di solidarietà, è intenso, crudo ed è raccontato da un bambino che con il suo cognome “Speranza” accompagna il lettore in un’avventura poco conosciuta.

di Federica Dell’Aiera

La vicenda parte da fatti realmente accaduti nel secondo dopoguerra, quando il nostro paese è distrutto da fame e miseria. Siamo nel sud Italia, a Napoli e alcune donne dell’allora Partito comunista italiano in nome della solidarietà, si fecero promotrici di una campagna illuminata che garantiva un’opportunità di benessere ai bambini provenienti da famiglie disagiate del sud Italia.
I bambini del sud venivano così accolti dalle famiglie del centro nord in modo che potessero affrontare l’inverno con pasti caldi, istruzione e calore familiare. Molti bambini furono adottati dalle famiglie del nord, altri si ricongiunsero con la loro famiglia ed altre continuarono i loro rapporti anche a distanza.

La storia inizia con la vita quotidiana di Amerigo Speranza, le marachelle tra i vicoli della città, aneddoti sulla sua famiglia composta per lo più da colorati personaggi. La sua è la vita dello scugnizzo, poca scuola e tanta strada. La sua mamma, Antonietta, arranca lavorando con piccole riparazioni sartoriali e nascondendo la merce vietata di Capa ‘e Fierro. Un giorno la madre lo porta al “palazzo dei comunisti” dove ci sarà il colloquio preparativo alla partenza. In città molti erano dubbiosi dell’iniziativa, giravano voci che i comunisti mangiano i bambini a colazione.

Ognuno dice una cosa diversa: chi sa che ci venderanno e ci manderanno all’America per faticare, chi dice che andremo in Russia e ci metteranno nei forni, chi ha sentito che partono solo le creature malamenti e quelle buone se le tengono le mamme, chi non se ne fotte proprio e continua come se non niente fosse, perchè è ignorante assai.

Ma l’amore di una mamma supera anche questo, l’amore che porta ad una separazione ma da la speranza di un pasto assicurato e del benessere, anche se temporaneo. A conclusione di tutta la burocrazia del caso, i bambini vengono lavati e vestiti di tutto punto e messi sul treno della speranza. Giunti alla meta, troveranno una tavola imbandita di leccornie mai viste e la nebbia ad accoglierli. Inizia lo smistamento e i bambini vengono affidati alle famiglie. Ma Amerigo rimane da solo per un contrattempo della famiglia che lo avrebbe preso in affido. Una situazione che gli colpisce l’orgoglio e il cuore, ma nulla è perduto. Di lui si occuperà Derna,, una donna del partito, che lo inserirà nella numerosa famiglia dei suoi cugini. Qui Amerigo nonostante le comprensibili difficoltà per ambientarsi in una realtà totalmente nuova, presto si troverà travolto dall’amore e dalla generosità della sua famiglia del nord con la quale vivrà una serenità mai vista, studierà e scoprirà la grande passione per il violino.
Il giorno della separazione, “quando il grano si è fatto alto” però non tarda ad arrivare.

I suoi innocenti occhi vedono allontanare tutto ciò che aveva raggiunto e difronte a lui una Napoli sempre uguale, ma una prospettiva diversa. Adesso Amerigo conosce la dolcezza e ha conosciuto le sue potenzialità e le sue doti di studio, che saranno sprecate se torna all’avventura della sopravvivenza, inoltre sua madre sembra diversa, più schiva e indifferente. Amerigo inizia a sperimentare la malinconia e i compaiono i primi germogli di rabbia intrisi di rassegnazione.
“La vita è tornata normale, anche se niente è più come prima del treno”.

Un giorno però prenderà una drastica e inevitabile quanto irreversibile decisione. Fugge da Napoli, da sua madre e tornerà a Modena. Queste drastiche separazioni tracceranno solchi indelebili nella sua anima.

Continuando la lettura, nell’ultima parte del romanzo, non conosceremo nuovi dettagli del ritorno al nord. Con un lungo salto temporale, la Ardone ci presenta Amerigo Benvenuti. Amerigo al nord ci è restato, ha studiato e adesso è un affermato violinista che dovrà fare i conti con il suo passato e ricucire le sue ferite.

È un romanzo bellissimo e si legge d’un fiato, lascia al lettore diverse domande e spunti di riflessione. Cosa è la solidarietà? È gioia e accoglienza, è dare a chi non ha, ma è anche amarezza per chi la riceve, è vergogna, accettazione, ricevere non è solo prendere ma è anche rinunciare. Rinunciare alla vita di sempre e ai suoi affetti, rinunciare alle origini, è soffrire.

“Amerì, a volte ti ama di più chi ti lascia andare che chi ti trattiene”.