Se chiedessimo oggi ai libici, agli iracheni e ai russi cosa abbia portato la caduta di Gheddafi, Saddam e Stalin, risponderebbero probabilmente:”nulla di buono”. Solo un simbolo dell’imperialismo occidentale.
di Alessio Amorelli
Grande è il dibattito sulle statue. Churchill era un razzista, Montanelli era un pedofilo, Cristoforo Colombo un genocida. Le loro statue vanno sfregiate, decapitate, abbattute. Nella storia più o meno recente sono caduti i monumenti dedicati a Stalin, a Saddam, a Gheddafi. Applausi scroscianti seguirono all’evento. Dopo un paio di anni, se qualche curioso si fosse preso la premura di andare a chiedere ai sovietici, agli iracheni o ai libici cosa ne avessero ricavato dalla furia iconoclasta, la risposta più frequente sarebbe stata: “niente di buono”.
La Russia di Eltsin ha lasciato milioni di cittadini nella disperazione, aprendo al neozarismo di Vladimir Putin. L’Iraq ha vissuto una guerra civile e la nascita di Daesh. La Libia è ancora divisa in due mentre Russia, Turchia ed Europa giocano a scacchi sul suo territorio. Le statue di Stalin, Saddam e Gheddafi sono cadute alla fine di un’era politica. Il problema è che mancava un progetto di futuro. A dir la verità, l’idea di futuro c’era: essere inglobati coattivamente nell’occidente.
Oggi, se guardiamo la società senza partigianeria, soltanto a fini descrittivi, il progetto di futuro non è cambiato di una virgola. Espansione dell’Occidente. Certo, si potrebbe obiettare che siamo in una fase di interregno, dove il vecchio muore ma il nuovo ancora non può nascere. Manca, oggi come ieri, un progetto di futuro contro egemonico all’imperialismo occidentale. E chi sono Cristoforo Colombo, Indro Montanelli e Winston Churchill se non 3 dei più grandi esponenti dell’imperialismo occidentale? La voglia di buttare giù dei simboli di una fase storica non (ancora) terminata rischia di non produrre neanche gli applausi scroscianti che seguirono alla caduta di Stalin, Saddam e Gheddafi.
Di sicuro, se qualche curioso si prenderà la premura di andare a chiedere cosa è stato ricavato dalla demolizione, otterrà la stessa risposta ricevuta dai sovietici, dagli iracheni o dai libici: “Niente di buono”.
Le statue, da dizionario, costituiscono un’opera celebrativa a ricordo di un personaggio. Ricordiamoci di abbatterle quando non ci sarà più niente da celebrare nell’imperialismo occidentale, perché avremo già costruito un futuro migliore. Così che abbattere un ricordo non avrà le stesse conseguenze sociali di abbattere una (per quanto discussa e deprecabile) celebrità.
Le statue, da dizionario, costituiscono un’opera celebrativa a ricordo di un personaggio. Ricordiamoci di abbatterle quando non ci sarà più niente da celebrare nell’imperialismo occidentale, perché avremo già costruito un futuro migliore. Così che abbattere un ricordo non avrà le stesse conseguenze sociali di abbattere una (per quanto discussa e deprecabile) celebrità.
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