di Giulio Scarantino

Il 4 Giugno del 1994 a soli 41 anni moriva Massimo Troisi, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo della cinematografia italiana. La ricorrenza di questo giorno, per chi ama Massimo Troisi, è solo un giorno in più dei tanti di tristezza e rammarico che la sua morte ci ha lasciati. Quanto sarebbe bello e importante averlo qui? è la domanda che in queste ore torna a presentarsi di nuovo nella nostra mente.

Eppure Massimo Troisi non è scomparso dalle nostre vite, sarà forse per quel finale spezzato che alberga in noi la nostalgia del non vissuto e la malinconia dell’accaduto, come il capolavoro “Il Postino” concluso con l’epilogo obbligato. L’attore napoletano ci lasciava durante le riprese del film, dannatamente colpito da un infarto. Come se il suo cuore fragile non avesse retto all’amore per “Beatrice Russo, meraviglia della sua isola.” Proprio ne “Il Postino” abbiamo conosciuto Massimo Troisi nella sua interezza: dalla solitudine, all’incomunicabilità, dall’amore passionale alla comicità innata.

Così Massimo Troisi è entrato nelle nostre case per un’ ultima volta, riuscendo di nuovo nella sua attitudine migliore: creare empatia. Chi non si è sentito solo guardando Massimo? Chi non si è sentito innnamorato? Chi maledettamente impacciato e imbarazzato? Forse sarà per questo motivo che nei momenti in cui mi sono sentito solo, ho sempre guardato un suo estratto di film o una semplice intervista. Forse perché Troisi ha fatto della solitudine, un carattere indistinguibile della sua persona. Forse perché Troisi ha dato l’impressione di essere lo stesso dei film, con le sue incertezze e timidezze. Un amico da consultare, che ti fa sentir nel momento giusto meno solo.

Forse sarà per questo che l’amore per Troisi condiviso con altri può rinvigorire amicizie e fratellanze, può spezzare le distanze, creare malinconie e sentimento, suscitare intimità e intesa, fiducia perchè siete consapevoli di essere in fondo uguali. Forse perchè Massimo Troisi era malinconia e sentimento, dunque Napoli.