di Antonio Picone
Il 2 e 3 Giugno 1946 nel Regno d’Italia si svolse il referendum istituzionale che sancì la nascita della Repubblica Italiana. I risultati si ebbero solo il 10 Giugno, re Umberto II andò in esilio e Alcide De Gasperi, che era presidente del Consiglio, assunse il ruolo di Capo provvisorio dello Stato. Al contempo vi fu anche l’elezione dell’Assemblea Costituente per la stesura della Costituzione Italiana che verrà emanata 1 Gennaio 1948 e che elesse come nuovo Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il quale divenne a sua volta il primo Presidente della Repubblica Italiana assumendo quindi la carica più alta e prestigiosa dello Stato.
La Costituzione Italiana disciplina la figura del Presidente nella Parte II, Titolo II dagli articoli 83 al 91. Il Presidente è eletto dal Parlamento, più 3 delegati per ogni Regione e 1 per la Val d’Aosta, per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta (art.83).
Può essere eletto qualunque cittadino italiano che abbia compiuto 50 anni d’età e che goda di diritti politici e civili (art.84), tanto che sono stati considerati validi, nel corso delle diverse elezioni, i voti dati per esempio a Gigi Riva, Sophia Loren, Vasco Rossi, Rocco Siffredi etc.; Il mandato dura 7 anni (art.85).
In 70 anni, dal 1948 ad oggi, la Repubblica Italiana ha avuto ben 12 presidenti: 3 Campani (Enrico De Nicola, Giovanni Leone, Giorgio Napolitano), 3 Piemontesi (Luigi Einaudi, Giuseppe Saragat, Oscar Luigi Scalfaro), 2 Toscani (Giovanni Gronchi, Carlo Azeglio Ciampi), 2 sardi (Antonio Segni, Francesco Cossiga), 1 ligure, (Sandro Pertini),1 siciliano (Sergio Mattarella). In soli due casi vi fu l’elezione al primo scrutinio, Cossiga e Ciampi. Tutti gli altri prima di essere eletti dovettero attendere l’esito di diversi scrutini dove vi erano tanti altri favoriti, alcuni dei quali non arrivarono ad essere eletti giusto per una manciata di voti.
Ecco l’elenco dei “mancati” presidenti della Repubblica Italiana:
Enrico De Nicola e Carlo Sforza
Il giurista De Nicola divenne Presidente della Repubblica l’1 Gennaio 1948 in base alla I Disposizione transitoria e finale della Costituzione che recita: “ Con l’entrata in vigore della Costituzione il Capo provvisorio dello Stato esercita le attribuzioni di Presidente della Repubblica e ne assume il titolo.” L’11 maggio del 1948 si tennero le prime elezioni parlamentari del Presidente della Repubblica, ma De Nicola, in contrasto con De Gasperi che assieme al suo partito candidava Carlo Sforza, non rivelò mai di essere disponibile alla candidatura, anzi si rese persino irreperibile tanto che il giornalista Lupinacci sul Giornale d’Italia scrisse riferendosi a questi: “decida di decidere se accetta di accettare”. I primi due scrutini si conclusero con un testa a testa tra De Nicola e Sforza. Ma al terzo scrutinio e poi infine al quarto ad avere la meglio fu Luigi Einaudi. Sforza continuò a fare il Ministro degli Esteri fino al ’51 contribuendo a far sì che l’Italia figurasse tra gli Stati fondatori del Consiglio d’Europa, della CECA e della NATO. De Nicola invece, che era già stato anche presidente della Camera negli anni ’20, divenne presidente del Senato tra il ‘51/’52 e primo presidente della Corte Costituzionale tra il ‘57/’58. Insomma condusse una vita da presidente.
Umberto Terracini
Viene candidato alla presidenza della Repubblica dal suo Partito Comunista, nel 1962 e per i primi 2 scrutini tallonò il favorito Antonio Segni che, però, vincerà solo al 9° scrutinio. Nel 1964, a causa delle premature dimissioni di Segni, tornò tra i favoriti prendendo ancora più voti delle precedenti elezioni presidenziali. Fino al 12° scrutinio fu un testa a testa tra lui e Giovanni Leone il cui vantaggio quest’ultimo aumentava e diminuica, alternativamente, di scrutinio in scrutinio. Ma dal 13° scrutinio il nome di Terracini non venne più preso in considerazione.
Pietro Nenni
Sempre nell’elezione del 1964 dal 13° scrutinio fu il socialista Pietro Nenni a farsi avanti e il testa a testa con Leone durerà fino al 16° scrutinio quando Nenni rimarrà da solo in testa. Sembrò fatta, però servivano ancora un centinaio di voti per raggiungere la maggioranza assoluta. I voti aumentarono ma di poco e al contempo nei successivi scrutini si fece avanti un nuovo nome, quello del social democratico Giuseppe Saragat. Nenni affrontò un nuovo testa a testa e resistette in vantaggio per altri 3 scrutini, ma non bastò. Finché molto amareggiato decise di fare un passo indietro e ritirare la propria candidatura favorendo così l’amico-nemico Saragat che al 21° scrutinio vinse. La Repubblica dovrà ancora aspettare per avere un presidente socialista.
Amintore Fanfani e Francesco De Martino
Alle elezioni del 1971 i socialisti italiani riprovarono a candidare un loro membro e De Martino sembrava la persona giusta. Dal canto suo la Democrazia Cristiana, per non essere da meno, candidò un uomo forte e stimato come Amintore Fanfani. Iniziò così la più lunga ed estenuante corsa al Quirinale in cui vi saranno ben 23 scrutini. Per i primi sei scrutini fu un testa a testa tra i due, con De Martino in leggero vantaggio. A quel punto Fanfani deluso dai numerosi franchi tiratori del suo stesso partito si ritirò. Nei successivi scrutini il socialista fu sempre il primo con enorme distacco verso gli altri, così all’11° votazione si ripresentò Fanfani ma perse nuovamente. Fu una fitta al cuore per lui e si ritirò definitivamente dalla corsa. De Martino e i socialisti iniziarono a credere di avercela fatta, scrutinio dopo scrutinio rimase in vetta distaccando tutti, ma non si riuscivano a trovare un centinaio di voti per vincere. La situazione non si sbloccava e così il PSI mise in campo nuovamente Nenni e la DC invece Giovanni Leone che vinse ma solo al 23° scrutinio.

Guido Gonella e Giorgio Amendola
Nel 1978 lo scontro alle elezioni presidenziali fu tra il democristiano Gonella e il comunista Amendola, entrambi vecchie guardie dei loro partiti. Per i primi tre scrutini Gonella fu in vantaggio ma dal 4° in poi Amendola rimase il solo candidato sino al 15° scrutinio aumentando però di pochissimo i propri voti. Nello scrutinio successivo ottenne una maggioranza di voti mai vista in precedenza, e mai ripetutasi sino ad oggi, il primo e unico presidente socialista della storia della Repubblica Italiana: Sandro Pertini.
Nilde Iotti, Arnaldo Forlani (Giulio Andreotti)
Nel 1992 vi furono delle tesissime elezioni a causa di Tangentopoli e della mafia siciliana fuori controllo. La DC per i primi due scrutini proverà con Giorgio De Giuseppe che arriverà sì primo ma senza i voti necessari per vincere, poi candiderà il proprio segretario Arnaldo Forlani che mancò l’elezione rispettivamente di 39 e di 29 voti al 5° e 6° scrutinio probabilmente a causa di Giulio Andreotti e dei suoi che lavoravano sottobanco per la candidatura andreottiana andata in fumo per l’attentato al giudice Giovanni Falcone avvenuto durante l’elezione o almeno così hanno elaborato molti giornalisti e il regista Sorrentino nel film il DIVO. A resistere per ben 9 scrutini, in seconda o prima posizione, fu la presidente della Camera Nilde Iotti, la quale sarebbe potuta diventare la prima donna e la prima comunista a ricoprire questa carica, ma non vedendo progressi, decise a malincuore di ritirarsi dalla corsa. Ci vorranno altri 6 scrutini e sfioreranno l’elezione Francesco De Martino, poi Giuliano Vassalli e poi ancora Giovanni Conso ed infine al 16° scrutinio vincerà Oscar Luigi Scalfaro.

Ad avere avuto ottime performance per uno o più scrutini sono stati anche: Vittorio Emanuele Orlando, Ferruccio Parri, Cesare Merzagora (che per un semestre nel 1964 supplì Segni alla presidenza della Repubblica, possibilità prevista dall’art. 86), Ferdinando Imposimato, Franco Marini, Stefano Rodotà, Romano Prodi.
Non deve essere stato facile per ognuno di loro arrivare così vicino all’elezione e poi vedere svanire tutto. Chissà quante speranze e sogni infranti, quante le illusioni e le delusioni, i tradimenti e i rancori, le notti in bianco prima e dopo. Per ognuno di loro si potrebbe raccontare una storia che andrebbe ad arricchire la storia della Repubblica Italiana e degli italiani.
Commenti recenti