di Gaetano Scarpello

Lo stato delle attività della bar industry è in una fase di incertezza e rinnovamento, per provare ad affrontare il periodo di lockdown e la riapertura.

A tal proposito molte sono state le proposte portate dagli imprenditori di settore, ed è sotto gli occhi di tutti la crescita che ha avuto  il delivery. Tante sono le attività della ristorazione che già prevedevano il trasporto a domicilio e tanti altri si stanno attrezzando. Altre attività hanno lanciato invece delle campagne di solidarietà in svariate piattaforme che prevedevano l’acquisto anticipato di cene o drink di cui fruire al termine di questa agognata quarantena.

Di questo ne abbiamo parlato insieme a due professionisti del settore nel panorama catanese, titolari di  due cocktail bar che fanno parte della prestigiosa guida ai migliori cocktail bar d’Italia, redatta dalla rivista Blue Blazer: Carmelo Buda, titolare di Oliva.co, e Salvo Longo, titolare del Bohème.

Carmelo Buda è un bartender cosmopolita dall’invidiabile bagaglio culturale, arricchito tra esperienze in giro per il mondo, dall’Australia all’Inghilterra, passando per la Norvegia. Dopo tanto girovagare decide di aprire nella sua Catania il frutto di tanti anni di esperienza in questo settore, insieme alle socie Vanessa e Alexa. Oliva.Co è un locale giovane, un gentlemen club moderno, dove la ricercatezza degli ingredienti e l’accuratezza del servizio fanno da motore pulsante alla sua idea di cocktail bar, inteso come salotto per esperti e non, dove il cliente viene coccolato ed educato in funzione di  una miscelazione  incentrata sulla qualità.

Carmelo come sta la tua attività? Quali prospettive vedi per realtà volte al drink come la vostra?

Tanti miei colleghi stanno avendo grosse perdite, la mia attività è aperta da quasi un anno quindi non abbiamo termini di paragone con gli scorsi anni. Non si possono fare ipotesi, tutto è rimandato all’ufficialità delle direttive sulle restrizione per il contenimento del virus, e quindi alla possibilità di lavorare in maniera idonea in base al numero dei clienti che avranno la possibilità di entrare nei locali.

e degli aiuti dello Stato? Cosa dici?

Gli aiuti sono stati pochi e distribuiti in malo modo. Noi non abbiamo ancora percepito niente, questo ci ha portato a tenere in considerazione altre possibilità, una di queste è stata il delivery”.

Come sta andando il cocktail delivery? Pensi possa essere una risorsa in futuro?

Una cosa importante in questo periodo storico è quella di reinventarsi, proprio per questo abbiamo deciso di portare avanti questa iniziativa, sfruttando il fatto che la nostra organizzazione del lavoro prevedeva l’utilizzo di preparazioni sottovuoto, quindi è stata una possibiltà da sfruttare, puntando sulla stima e l’attaccamento dei nostri nostri clienti. Sicuramente continueremo a portare avanti questo servizio, soprattutto perchè non sappiamo ancora come risponderanno le persone all’apertura dei locali”.

Che ne pensi delle notizie riguardanti le limitazioni all’interno dei bar e ristoranti?

“ Da quello che si è sentito dire dovrebbero essere meno ferree del previsto. Aspettiamo comunicati ufficiali da parte delle regioni, ma posso dire che in questo modo, con il limite di un metro tra un tavolo e l’altro dovremmo riuscire ad offrire un servizio ottimale e senza troppi ostacoli per quanto riguarda le misure di contenimento”.

Salvo Longo ha 30 anni, lavora da 12 anni nel settore dell’hospitality, 4 anni fa insieme al suo socio Bruno decide di aprire Bohème, in un momento in cui la mixology nazionale era in fermento, cercando di sviluppare un concetto di bar basato sulla persona, dove il cliente è al centro di tutto, dando a sostegno di questi, le loro competenze e la loro voglia di osare. La vincita del programma televisivo Bartendency  ha contributo alla sua crescita personale e a quella della sua attività portandola ad essere un punto di riferimento della miscelazione siciliana e nazionale. Salvo, inoltre, fa parte dell’organizzazione di Bar To Be, un evento sul settore del beverage che si svolgerà a Catania.

Salvo, come sta la tua attività? Cosa pensi degli aiuti dello Stato per le realtà come la tua?

“ La mia attività,come tutte le altre, senza distinzione di categoria, è in una fase di incertezza e ovviamente fa fatica in un momento di stallo come questo. Lo Stato si trova in un momento di emergenza e le critiche sterili sono poco utili. L’Italia stentava prima e fa ancora più fatica in una situazione del genere. Pronunciarsi è difficile, anche perché in realtà fino ad adesso l’unica vera azione è stata quella del blocco, mi aspetto che vengano effettutate delle azioni più concrete prima di giudicare”.

… e delle restrizioni a cui si andrà incontro con l’apertura?

Per Bohème il cocktail è l’ultimo step, prima vengono l’accoglienza e la convivialità, l’esperienza e il contatto con il cliente sono le cose più importanti, ovviamente ci adegueremo a tutte le direttive, senza perdere il nostro concetto.

Riguardo al delivery, di cui si è tanto parlato, cosa ci dici? Pensate di usufruirne?

“Si, è in progetto, ma rimane un concetto spigoloso perchè devi tenere in conto tante spese di gestione, per questo io lo vedo come supporto all’apertura, ed è cosi che lo imposteremo. Stiamo approfittando di questa opzione per dare vita ad un progetto che era in fase di programmazione da un’po’, ovvero l’imbottigliamento dei nostri pre-batch, una cosa che avrei fatto a prescindere, così lanceremoin collaborazione con Campari la nostra linea di drink da asporto”.

 Cos’è Bar to be e come sta procendendo l’organizzazione di questo evento?

“ Bar To Be è il primo trade bar show siciliano rivolto ad una platea nazionale ed internazionale, un evento  che nasce con l’intento di promuovere le risorse del territorio, creando una connessione tra la Sicilia e il mondo. Il protagonista è il business in maniera sana, atto alla riduzione del gap tra piccole e grandi aziende del mondo del beverage. Putroppo l’evento è stato posticipato, non abbiamo ancora un’idea certa sulla data ma sicuramente l’evento verrà fatto. Io faccio parte del comitato artistico e mi occupo della creazione del contenuto, facendo da ponte tra le varie aziende e sviluppando il programma dell’evento”.

Quello che viene fuori in conclusione, dove i due imprenditori sono d’accordo e a cui mi aggiungo anch’io, è un invito ad un ritorno alle vite intelligente: con un occhio di riguardo alla valorizzazione delle piccole imprese e ai prodotti del territorio, perché in tutti i settori, come per quello dell’hospitality, diventa importante ritornare a contribuire rivalutando il made in Italy, in funzione di una ripresa dell’economia nazionale e in modo da fornire una boccata d’ossigeno alle attività danneggiate dall’avvento del coronavirus.