Recensioni

di Federica Dell’Aiera

Vi è mai capitato di leggere un libro e pensare di voler abbracciare l’autore o i protagonisti delle storie appena lette? A me si, spesso, e mi è capitato anche questa volta, in un periodo di distanziamento sociale in cui ogni contatto è vietato. E gli abbracci qui sono tanti quanti gli autori che hanno firmato i racconti di “Come l’aria. Cose che ci mancano e ci riprenderemo presto”, una raccolta di testimonianze di vita di studenti, professori, medici, comunicatori, bambini, persone come noi, la cui vita è stata travolta repentinamente da un giorno all’altro. Leggere ogni singola pagina è come avvicinarsi, trovare e dare conforto allo stesso tempo. Leggi di sconosciuti che come te sono in confusione per il momento che tutti stiamo vivendo, che come te soffrono la solitudine, che come te sono nostalgici della quotidianità e che gioiscono la sera quando finalmente è arrivato il momento di buttare la spazzatura.

Una cosa ci sta insegnando questo maledettissimo virus, che siamo tutti, ma proprio tutti uguali. Che la vita è fatta di piccoli e insignificanti attimi di felicità che maledettamente rimpiangiamo adesso, costretti tra le quattro mura delle nostre confortevoli case. Viviamo una vita sospesa adesso, tutti e pagina per pagina te ne accorgi. “è ormai chiaro che questo tempo sospeso durerà a lungo, mai un periodo così temporaneo è sembrato così definitivo, con la consapevolezza anche che quello che verrà dopo sarà diverso, forse anche irriconoscibile”. Il nostro concittadino Luciano Zaami riassume perfettamente un sentimento che ci accomuna tutti. Ogni vita oggi non è più come prima e forse siamo un po’ stanchi di ascoltare di morti, di numeri, di ospedali. Siamo storie, noi siamo narrazione, siamo diari su cui ogni giorno scriviamo una storia, anche adesso, in giorni un po’ uguali e un po’ noiosi e questo progetto editoriale corale racconta in maniera diversa questa emergenza, parla al cuore e col cuore e fa riflettere, ci dice che non siamo così diversi e che insieme alle nostre virtù e debolezze ritorneremo insieme alla normalità.

I temi dei racconti sono semplici, il lavoro, la famiglia, gli amici, la nostalgia e molti altri. Nero su bianco, le parole scritte esorcizzano “la paura più grande, quella di un’assenza permanente” riportando le parole di Paolo Iabichino.

“La mia mancanza è di gesti. Di sguardi. Di vita incasellata in un ordinario e assurdo presente. Ha il volto della gente che incontro per strada […] ha i sorrisi dei genitori con in spalla gli zaini dei figli sul marciapiede dinanzi la scuola elementare […] ha il calore degli abbracci che non ho mai dato volentieri e che adesso, forse, potrei riscoprire necessari”, scrive Lorena Carella, studentessa. “Da un giorno all’altro bum. […] ci siamo trovati a realizzare quante cose davamo per scontate, sbagliando su tutta la linea. Niente concerti, tutto chiuso: vietati assembramenti […] niente saluti, strette di mano, baci o abbracci, niente foto o cena insieme. Niente aperitivi improvvisati: al massimo via Skype e se c’è del vino in dispensa”scrive Eliselle, influencer e scrittrice.

Sono solo alcuni passi, esempi della potente semplicità della nostra quotidianità. Ascoltare ogni singola voce accorcia le distanze, diluisce le paure e la nostalgia e carica di positività il ricordo di tutte le cose belle del “prima covid-19” che presto torneremo a vivere, forse apprezzandole di più.

Ricordiamo che leggere fa sempre bene, ma questa volta di più: i proventi del libro andranno a sostegno della Protezione Civile Nazionale.

 “Allora quello che oggi ci manca forse è già un ricordo che non tornerà più, sarà qualcosa da raccontare con nostalgia, o forse chissà, tra qualche mese tutto tornerà più o meno come prima, ci saranno delle cicatrici ma lentamente riprenderemo le nostre vite. Ecco quel che oggi manca è la certezza, e il non avere più nulla, in una società che ci illudeva di avere tutto. […] comunque finisca questa tragedia, avremo tutti un nuovo ricordo collettivo da raccontate alle generazioni future, un ricordo fatto di divani, ansia, incertezza e voglia di libertà”. Luciano Zaami