di Michele Ferraro

Luca è una di quelle persone che si possono definire colte, legge spesso, ha tanti amici con i quali gli piace intrattenersi, davanti ad un bicchiere di vino, dissertando di vari argomenti. Ha viaggiato, si è laureato, ha un lavoro che gli permette di vivere agiatamente.
“Restate a casa”, da qualche giorno è questa la frase che sente ripetere ogni volta che accende la televisione o scorre le pagine del suo social preferito, Luca ha capito che il momento è difficile, che il modo di vivere al quale era abituato ha avuto una brusca frenata.
Luca è sempre stata una persona libera, critica ed indipendente, che ragiona sempre con la propria testa, così si è sempre vantato con suoi amici.


“Restate a casa”, certo un suggerimento valido, ma stiamo attenti, lo scrive spesso nei social, a non sbordare dalla prudenza alla paura, a non arrivare alla caccia alle streghe, a gridare facilmente all’untore.
Luca sa di non essere contagiato, “posso fare una passeggiata, magari con la scusa della spesa, del resto le strade sono vuote, gli altri sono chiusi nelle loro abitazioni, non incontro nessuno”.
Luca prende la busta della spesa, esce, alcune centinaia di metri fino al supermercato, assapora il piacere di fare due passi.
Il supermercato è semivuoto, si entra in pochi alla volta; mette nel suo carrellino quello che gli serve e si avvia alla cassa.
Alla cassa un giovanotto di circa 40 anni, capelli ricci biondi, occhi vispi, almeno è quello che si intravede da una mascherina chirurgica indossata malamente. Non si ferma mai di parlare.
“Per me è stata la Russia” borbotta il commesso “li hanno già un farmaco e pure il vaccino, in Cina hanno schierato l’esercito”
Luca ascolta divertito, fa si con la testa; lui ha viaggiato, ci è stato l’anno precedente in Russia, 1 settimana, lui sa che non può essere vero, si rassegna alla diffusa ignoranza.
Mette una confezione di succo di mirtillo e di fette biscottate nella busta, riprende la sua passeggiata e rientra a casa.

Nella notte la situazione precipita, il respiro che fino a poco prima sembrava normale, diventa difficile, la febbre c’è ancora, si sente stanco, Luca ha chiamato la mattina il suo medico che gli ha dato un numero telefono.
Arrivano dopo 2 ore, lo prelevano delle persone vestite come i film di fantascienza che ha visto da bambino, mentre esce sdraiato in barella intravede dalle finestre i volti terrorizzati dei suoi vicini.
Luca vorrebbe gridare arrabbiato “non sono io l’untore, anzi sono io la vittima, io sono stato contagiato, io…”, ma le forze sono sempre meno, è spossato, non può parlare, ha una maschera posata sul volto.

“Polmonite interstiziale” questo lo sente bene Luca; due sagome lo portano via in un altra stanza, non riesce nemmeno a vederne il volto, non riesce a sentire le voci.
Qualcuno sta infilando un tubo nella sua bocca mentre spiega cosa sta facendo a due ragazzini vestiti da chirurgo.

“Forza Luca vedrà che andrà tutto bene”, gli parla quella che dalle fattezze rese informi dal camice sembra una donna, nel frattempo accende un macchinario; li vicino un altro uomo, sembra più anziano, che legge dei fogli; la porta si apre di botto, Ugo sente urlare “ne stanno arrivando altre cinque”.
L’uomo posa i fogli che stava leggendo ed esclama con voce ferma “questo era l’ultimo respiratore, non ne abbiamo altri, prendi quel cazzo di telefono, chiama la direzione e vedi dove possiamo mandarli”
Luca si sente sempre più stanco, molto stanco, chiude gli occhi mentre vede sfocatamente passargli accanto delle barelle.

Luca apre la finestra, oggi è una bella giornata di sole, si affaccia per godere dei profumi della primavera che sta arrivando. E’ passato 1 anno da quel terribile giorno, orma la pandemia è solo un ricordo; un team di scienziati di Chicago guidati da un giovane medico italiano ha messo a punto un vaccino efficace, distribuito in tutto il mondo; e comunque anche se dovesse insorgere la malattia il farmaco che era sperimentale adesso è stato riconosciuto, ai primi sintomi si assume per debellare il virus.
“Questa bella giornata invoglia proprio ad uscire”, Luca prende la borsa della spesa ed esce.
In strada incontra un gruppo di ragazzi che discutono a voce alta, quasi chiassosi, quasi lo infastidiscono; le strade sono piene di persone e di macchine.
Il supermercato invece è semivuoto, prende le cose che gli servono e si avvia alla cassa.
Alla cassa una ragazza, capelli biondi, bellissimi occhi verdi e un sorriso splendente, è molto piacevole parlarci, così, del più e del meno.
“Ma quel simpatico ragazzo, quello chiacchierone, quello con i capelli ricci, non l’ho più visto, non lavora più con voi”
La commessa spegne il sorriso, abbassa lo sguardo, avvicina un dito all’occhio che sembra asciugare una lacrima: “No, non lavora più con noi”.
Luca mette la confezione di succo di mirtillo e le fette biscottate nella busta e riprende la sua passeggiata.