di Antonio Picone
Questa celebre frase che appare nel film Mediterraneo di Salvadores, premio Oscar ’91, in questo momento storico forse rispecchia il pensiero tutti quegli italiani che si trovano a vivere all’estero. Questi sono davvero tanti, circa 5 milioni e 300 mila iscritti all’A.I.R.E. (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e molto probabilmente sono ancora di più visto che non tutti sono iscritti a questo anagrafe.
Abbiamo raccolto qui di seguito qualche testimonianza chiedendo loro sostanzialmente come stanno vivendo questi giorni, cosa sta succedendo nel Paese che li ospita e come viene raccontata la situazione emergenziale italiana.
Ecco cosa ci hanno risposto:
Dario – REGNO UNITO: siciliano, vive da quasi 4 anni a Londra e lavora nel settore della ristorazione.
“In questi giorni ho seguito con molta apprensione la situazione nel mio Paese. Qui nel Regno Unito c’è una calma apparente, molto simile a quella che si viveva una settimana fa in Italia, e si tende a sminuire la situazione. Si ha però la percezione che la gente sia in attesa di nuove notizie e, direi ‘silenziosamente’, segue quello che succede oltremanica. Ad oggi ci sono pochi casi, sia come contagi che come morti. Qui a lavoro stiamo utilizzando tutte le precauzioni igieniche sanitarie possibili, ma già da questa settimana stiamo comunque assistendo ad un cospicua cancellazione delle prenotazioni. Personalmente non credo che qui arriveranno a chiudere le attività di business, anche se è stata prospettata questa possibilità, semmai molte persone decideranno autonomamente di mettersi in quarantena. In più il premier Boris Johnson è stato molto chiaro e schietto, dicendo di essere pronti all’idea di poter perdere i nostri cari.”
Elisa – FINLANDIA: pugliese, vive da più di 4 anni ad Helsinki e lavora presso l’Agenzia Europea per le sostanze chimiche.
“Ovviamente sono preoccupata per quello che sta succedendo in Italia, seguo costantemente tutti gli aggiornamenti. Qui in Finlandia la situazione si sta evolvendo molto velocemente, ma direi senza eccessivi allarmismi. Al momento pare che ci siano meno di 100 casi, anche grazie alla tempestività delle autorità sanitarie. I mass media riportano sì numerose notizie sul caso, ma il tono è prevalentemente contenuto. Tutti sono stati invitati a lavorare da casa (qualora possibile), ma non ci sono ulteriori restrizioni riguardo la circolazione. Nuove misure sono entrate in vigore ieri riguardo assembramenti con più di 500 persone ma le scuole almeno per il momento non sono chiuse”.

Angela e Leonardo – PORTOGALLO / TUNISIA: lei siciliana lui lombardo, sono entrambi tour operator e imprenditori nel settore turistico, vivono da 5 anni nella regione di Algarve.
Dice Angela: “Siamo molto angosciati sia come figli che come genitori. Il nostro pensiero va ai nostri genitori che sono in Italia e qui in Portogallo alle nostre due bambine, Giulia di 12 e Gloria di 7 anni. Per fortuna, e la cosa mi rassicura molto, qui hanno deciso da Lunedì di chiudere scuole e sospendere tutte le attività come il catechismo, gli scout, il corso di chitarra e quant’altro.
Come se non bastasse stiamo anche assistendo ad continuo annullamento di prenotazioni nonostante la maggior parte dei nostri clienti siano francesi e belgi. Premetto che non c’è alcuna discriminazione contro noi italiani, ma ho vissuto una situazione quasi surreale mentre mi trovavo al supermercato e parlavo in italiano con la piccola delle mie figlie. Ad un certo punto tutti ci guardavano e a mia figlia, che mi domandava il perché, mi è toccato dirle che lo facevano perché noi siamo belli e poi le ho detto allegramente di continuare a parlare in portoghese. Nonostante questo, non c’è alcun allarmismo e l’atmosfera ricorda quella che c’era in Italia una settimana fa”.
“Anche in Tunisia” spiega Leonardo “dove mi reco spesso per lavoro, comincia ad esserci una certa preoccupazione, forse dovuta anche alla consapevolezza che il sistema pubblico sanitario in caso di emergenza non reggerebbe e andrebbe subito in tilt. Vi sono anche molte cliniche private, ma non so fino a che punto potrebbero essere all’altezza della situazione, e comunque solo in pochi possono permettersele. Inoltre, anche il governo tunisino ha deciso la chiusura di scuole, università e l’annullamento di eventi di qualsiasi genere.”
Clizia – IRLANDA: siciliana, vive da più di 3 anni a Dublino e lavora in un’azienda farmaceutica nel laboratorio di ricerca e sviluppo.
“In questi giorni io, e credo anche la gran parte degli italiani che vivono all’estero, ho la mente e il cuore al nostro Paese, alla nostra famiglia e ai nostri amici. Sono sinceramente preoccupata per il futuro dell’Italia, probabilmente perché quando vivi all’estero hai una sensibilità diversa verso il tuo Paese. In Irlanda ci sono circa 90 casi ma penso che ci troviamo nella situazione in cui era l’Italia due settimane fa. È come vivere un déjà vu e, pur sperando vivamente di sbagliarmi, temo comunque che la situazione diventerà come quella italiana. Sto quindi cambiando stile di vita facendo miei le linee guida del Governo italiano stando a casa il più possibile, evitando posti affollati, igienizzando spesso le mani e tante altre accortezze. Ieri sono state chiuse scuole, università, alcune aziende, mentre altre invece hanno incentivato il lavoro da casa. Queste misure hanno alzato la soglia della paura e purtroppo anche qui c’è stato l’assalto ai supermercati e alle farmacie. Al contempo però gli irlandesi, storicamente molto abituati a vivere periodi difficili, cercano di sdrammatizzare molto ma la mia paura è che la troppa leggerezza porti a sminuire la gravità del caso. I mass media irlandesi seguono da molto vicino l’Italia e riportano le ultime notizie quasi in tempo reale: dal discorso del presidente, alle zone rosse, alle misure precauzionali adottate. Cronaca precisa e puntuale, senza alcun pregiudizio. Infine io, conoscendo il sistema sanitario irlandese, sinceramente vorrei tanto essere in Italia. ”

Susanna – FRANCIA e PRINCIPATO DI MONACO: romana, da 7 anni in Francia, vive a Eze e lavora come traduttrice, interprete e assistente CEO nel Principato di Monaco.
“Innanzitutto sono in pensiero per i miei familiari in Italia che sono chiusi in casa anche se, per fortuna, stanno tutti bene. A lavoro, ed in generale, faccio più attenzione lavando e disinfettando spesso la mani e tenendomi costantemente aggiornata sulla situazione internazionale. A partire da lunedì prossimo i governi francese e monegasco prenderanno delle misure simili all’Italia anche se per ora si tratta unicamente di chiudere scuole e università e incitare le persone a lavorare da casa, quest’ultima cosa non è ancora un obbligo. I raggruppamenti di qualsiasi genere con più di 100 persone sono vietati, ma sostanzialmente si respira molta tranquillità: centri commerciali, negozi e ristoranti aperti e gente in giro. Quello che sta accadendo in Italia, viene raccontato come una grande emergenza a cui il Paese non riesce a far fronte dati i sistemi sanitari poco attrezzati e meno avanguardisti rispetto alla Francia. Inoltre, ancora oggi, non ritengono che qui il virus avrà gli stessi effetti, mentre io invece credo, pur non augurandomelo, che più o meno tra una decina di giorni sarà la stessa cosa”.
Davide e Roberta – AUSTRALIA: lui ingegnere siciliano lavora presso l’Università di New Castle mentre lei farmacista pugliese lavora in una farmacia della città e vivono da più di 3 anni a New Castle.
“Seguiamo le news dall’Italia con molta preoccupazione, speranzosi di giorno in giorno di poter finalmente leggere o ricevere delle buone notizie. L’attenzione dei mass media australiani verso l’Italia è considerevole e prima lo è stata pure verso la Cina e la Corea del Sud. Molto probabilmente stanno monitorando così tanto perché anche qui in Australia verranno prese le medesime misure precauzionali. Ancora i casi sono pochi, tra questi persino il ministro degli Interni australiano, ma è anche vero che qui si avvicina la stagione invernale e quindi aumentano notevolmente i timori, che si amplificano ancora di più per noi che abbiamo una bambina di 2 anni, Bianca. Non ci sono ancora direttive ufficiali ma il 13 Marzo è stato stabilito che molte competizioni sportive si devono svolgere a porte chiuse mentre tante altre sono state annullate, incluso il gran premio di F1, e sono state annullate anche tutte le conferenze nazionali ed internazionali. Ci stiamo comunque preparando ad una possibile futura quarantena”.

Come si vede da queste interviste campione e come immaginiamo sia per tutti gli altri, o per lo meno per la maggior parte, i nostri connazionali all’estero sono accomunati principalmente due grandi preoccupazioni: la prima è legata al proprio Paese ed ai propri cari che continuano a seguire con apprensione giorno per giorno; la seconda è che, come se non bastasse, sono coscienti del fatto che dovranno affrontare probabilmente una situazione simile nel Paese che li ospita, soli e lontani da casa. Situazione che tutti sappiamo come è nata e si è evoluta ma non sappiamo come e quando finirà.
Tutti stiamo rinunciando a qualcosa e la maggior parte di noi a più cose. Qualcuno ha anche perso una persona cara e qualcun altro potrebbe perderla. La speranza e il desiderio di uscirne al più presto è molto forte.
La consapevolezza delle conseguenze che porterà questa situazione ai nostri affetti, alla nostra vita e alla nostro Paese sono pure molto chiare, ma in questo momento preferiamo non pensarci perché siamo un popolo solare. L’allegria è insita nei nostri geni, tanto che anche in situazioni difficili ed incerte come questa siamo capaci di affacciarci dal balcone e cantare e suonare: da Napoli a Milano, dal Brennero a Lampedusa, da Torino a Roma, da Cagliari a Trieste.
Teniamo duro cari Italiani in Patria e all’estero, non seguiamo l’esempio di beceri connazionali che non rispettano le regole ma seguiamo quelle di incliti connazionali che coscienziosamente rispettano le regole e di quegli altri che si danno da fare, instancabilmente, per garantire assistenza sanitaria, sicurezza e rifornimenti di farmaci, materiale sanitario, cibo e tutti quei beni di prima necessità.
Noi Italiani non dobbiamo perdere la speranza, anche nella peggiore delle situazioni, noi sappiamo come rialzarci e reagire, perché nessuno al mondo sa meglio di noi come si fa un Rinascimento o un Risorgimento.
VIVA L’ITALIA!
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